Farrell, Giussani e la critica alle ideologie

Il convegno per i 25 anni della fondazione del Centro Internazionale di Cl è stato un'occasione per riflettere sulla Chiesa come luogo di riflessione contro i rischi della mondanità e del clericalismo
October 17, 2025
Il cardinal Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita intervenendo all’incontro/concerto a Roma per i 25 anni dalla fondazione del Centro internazionale di Comunione e Liberazione ha sviluppato un contenuto del messaggio di allora di don Luigi Giussani – un Giubileo fa – con implicazioni interessanti e attuali, per l’irrinunciabile impegno sociale e politico dei laici cattolici. Il servo di Dio fondatore del movimento volle questo luogo, 25 anni fa, «come casa del movimento a Roma», ha ricordato l’attuale direttore del Centro don Andrea D’Auria, «un luogo di accoglienza e per le persone del Movimento che si trovassero a passare per Roma». Ma soprattutto, ha ricordato il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione Davide Prosperi – nel ringraziare il primo direttore Jesus Carrascosa (da poco scomparso, per tutti “Carras”) e il giornalista Roberto Fontolan che gli succedette – «l’idea di don Giussani era quella in questo modo di servire con tutte le energie la Chiesa». Un quarto di secolo davvero intenso, ha ricordato Prosperi, in cui «abbiamo avuto la grazia di sperimentare la paternità di tre grandi Pontefici». E ora, 25 anni dopo, in pieno Giubileo prende le mosse il pontificato di Leone XIV. All’incontro è arrivato un suo messaggio, attraverso il cardinale Pietro Parolin, nel quale ringrazia Cl «per il generoso impegno al servizio della comunità cristiana e della missione della Chiesa».
Ed ecco Farrell che attualizza una frase del fondatore di Cl per la nascita del Centro: «Comprendiamo oggi – dice il prefetto del Dicastero per i Laici – quanto è importante l’affermazione di don Giussani che vede proprio nella Chiesa il “luogo della critica permanente a ogni ideologia”, da intendersi – precisa – sia in riferimento alle ideologie “mondane” come anche in riferimento alle ideologie “ecclesiali”». Ecco il punto: «Per “tradizione” don Giussani non intendeva un sistema di dottrine e di passi rituali, ma quella realtà vivente che è la Chiesa stessa». Un’esperienza, quindi, come tale chiamata in ogni tempo a fare i conti con le astrazioni, e con le pretese, di una poderosa sovrastruttura quale è l’ideologia. «La critica all’ideologia», avverte Farrell, deve portare a «smascherare visioni parziali e fuorvianti che si introducono all’interno stesso della Chiesa». Ad esempio, «l'impegno per la vita, dalla concezione fino alla morte, cioè la sua difesa contro l'aborto, contro l'eutanasia e contro le tante forme di manipolazione della vita, possono essere vissute in modo ideologico e asservite a una affermazione identitaria da parte di quei cristiani che vengono identificati come “conservatori”. Dall’altra parte, i grandi temi della pace, della non violenza, della giustizia per tutti, dell’attenzione ai migranti, della sollecitudine per i poveri e del rispetto della creazione, possono anch’essi essere sostenuti in modo ideologico e servire come auto-affermazione identitaria da parte di quell’altra corrente di cristiani identificati come “progressisti”. Tutto questo è ideologico e va superato».
Di fronte alla tendenza imperante a ogni latitudine al leaderismo, Farrell avverte tutti i rischi di una «fede negli uomini, che finisce per diventare vera e propria idolatria, che sostituisce l’autentica redenzione che proviene solo da Cristo con false redenzioni prodotte dall’uomo». La strada indicata è invece il «legame con il successore di Pietro». La Chiesa di fronte a tutto questo rappresenta il «luogo del realismo». Sollecita Farrell, citando il Papa e rivolgendosi al Cl, (ma di fatto a tutti i movimenti e alla Chiesa tutta) a fare delle comunità cristiane dei luoghi «generativi» e non «conservativi». Consapevoli che «dietro le preoccupazioni che stanno a cuore al Santo Padre c’è sempre la sua missione di far presente Cristo».

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