Che fatica, diventare grandi. E, ancor di più, sentirsi adeguati nel confronto con gli altri.
Piacere e piacersi, amare e amarsi, riuscendo a rimanere in equilibrio nel viaggio complicato ed emozionante della vita. L’adolescenza è il territorio dei dubbi, delle domande, delle insicurezze, del disorientamento. È anche un momento bellissimo, però, ricco di opportunità e conquiste, fiducia e felicità, sogni e libertà, dove si fondano le radici del proprio futuro.
A offrire una guida alle ragazze di oggi per affrontare l’avventura della crescita con serenità, senza pregiudizi e costrizioni, è Barbara Tamborini - psicopedagogista e mamma di quattro figli, d’età compresa fra i 16 e i 24 anni - che nel suo ultimo libro Ragazza mia. Lettera alle donne libere di domani (DeAgostini), ha raccolto sogni, esperienze, paure e gioie di tanti adolescenti che hanno condiviso con lei, con sincerità e coraggio, le loro storie.
Da dove nasce il desiderio di scrivere questa appassionata “lettera” alle ragazze di oggi?
I libri sono spesso lo strumento attraverso il quale io e mio marito Alberto (Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva. Insieme, hanno firmati diversi testi di parenting e psicologia, n.d.r.) ci confrontiamo con i più giovani, anche negli incontri che teniamo nelle scuole.
Ragazza mia è una riflessione sull’universo delle emozioni femminili ed è il seguito naturale di Ragazzo mio. Lettera agli uomini veri di domani (DeAgostini), che esplorava i sentimenti maschili. Sono due libri che dialogano fra loro, senza distinzioni nette di “appartenenza”. Due libri che possono essere letti entrambi sia dalle ragazze che dai ragazzi, così che ciascuno possa entrare nel mondo dell’altro e, forse, riuscire a conoscerlo un pochino meglio.
Alla scrittura di questo libro hanno “collaborato” quasi 450 adolescenti, sia maschi che femmine. Come affrontano, i più giovani, i temi della parità e del dialogo fra i generi?
Dal mio osservatorio - che è quello del lavoro diretto con i ragazzi - e dalla lettura dei loro testi, la mia percezione è che questa generazione rifletta su questi argomenti e li viva nella quotidianità con molta più naturalezza. E lo si può dedurre da tante cose: dalle parole, dall’atteggiamento nei confronti dell’altro/a, dal modo di pensare al futuro e alle relazioni che creeranno, da come intendono la parità nella divisione dei compiti e l’interscambiabilità dei ruoli…
Esistono ancora delle resistenze, certo, e credo siano proprio i ragazzi i primi a essere colpiti da chi, anche fra di loro, manifesta una mentalità ottusa o ragiona in una logica di disparità.
Sono stati fatti anche molti passi avanti importanti, però, e soprattutto, c’è tanta voglia di camminare insieme verso il futuro.
Nel suo libro, lei si rivolge alle donne libere di domani. Che cos'è la libertà per le ragazze?
Non è facile capire che cosa sia, davvero, la libertà e non lo è nemmeno dare un’unica risposta a questa domanda. Ci sono giornate in cui, seppur piena di vincoli e impegni, io mi sento profondamente libera. Ed è proprio in questa “contraddizione” che credo sia racchiusa l’essenza di ciò che noi viviamo come libertà. Una contraddizione che oggi, per i più giovani, appare ancora più forte e a volte può portarli a stare dentro l’idea di libertà in modo affrettato, superficiale.
Una libertà vulnerabile, proprio perché non davvero libera. A mio parere, però, oggi sono proprio i ragazzi e le ragazze a mettere in crisi quest’idea di libertà fondata più sull’esteriorità e il sentire comune che non su un ascolto reale delle proprie emozioni. Per questo, allora, è importante dedicare energie a questo tema e aprirsi al dialogo con loro, per dare spazio ai pensieri, ai dubbi, e aiutarli a mettere a fuoco che cosa voglia dire essere davvero liberi nella concretezza della vita quotidiana.
Dalla sua esperienza e dal confronto con le tante adolescenti che incontra nelle scuole, che ritratto può tratteggiare delle giovani donne di oggi?
È un universo che racchiude in sé molte differenze. C’è un tratto comune, però: le infinite opportunità che oggi le ragazze hanno a loro disposizione. Dal mondo reale - e da quello virtuale - arrivano moltissimi stimoli. Possibilità di viaggiare, di ascoltare idee e pensieri, di scoprire modi diversi di essere e di vivere. Opportunità bellissime, ma non sempre facili da gestire. Quello che spesso mi colpisce è la fragilità delle ragazze di fronte alla complessità del mondo in cui vivono. E questo emerge soprattutto rispetto all’accettazione di sé e del proprio aspetto fisico.
Nei loro scritti, molte raccontano di come, la mattina, guardarsi allo specchio rappresenti un momento di profonda crisi, di insicurezza. Come adulti, non possiamo non chiederci come mai ci sia così tanta fatica ad accettarsi e ad accettare il proprio stare nel mondo. Di nuovo, allora, vorrei sottolineare l’importanza del dialogo. Dobbiamo cercare di far capire loro il valore della cura di sé ma anche quello del potersi sentire belle nel proprio essere così come si è. Il valore di una bellezza che ha radici profonde e che rimane tale al di là di tutto il resto, che non viene minacciata da uno sguardo, da un commento, da una parola sbagliati… Oltre alla fragilità, però, nelle nostre ragazze vedo anche tanta intelligenza, forza, energia, voglia di lasciare un segno nel mondo. Ed è importante che tutte queste qualità prendano forma in contesti di appartenenza. Perché ciò che davvero dà sicurezza è sentirsi parte di un gruppo, sentire di poter dare un contributo agli altri.
Ed è compito di noi adulti anche aiutarle a trovare il loro posto in una dimensione sociale, fare in modo che capiscano l’importanza di legarsi a qualcosa in cui credere, per cui spendersi e mettersi in gioco.
Che cosa sognano e che cosa temono?
Per molte ragazze è davvero forte l’aspettativa di potersi realizzare professionalmente, di crearsi una carriera che le renda autonome, indipendenti. Nello stesso tempo, però, resta altrettanto forte il desiderio di poter vivere e coltivare relazioni, d’amicizia e d’amore, che durino nel tempo, che siano intense e appaganti.
Ma in un’epoca in cui tutto è virtuale, come vivono i rapporti reali?
È molto bello scoprire quanto, in realtà, fra i più giovani sia forte e molto presente la capacità di sviluppare un pensiero critico rispetto all’uso dei social. Troppo spesso li immaginiamo lontani da noi, chiusi in un mondo che non riusciamo a comprendere, superficiali… Parlando con loro, però, scopriamo ben altro. C’è molta lucidità, molta attenzione per ciò che accade in Rete; sono ormai perfettamente in grado di capire che è una dimensione, anche comunicativa, che può generare ansia e insicurezza quando se ne abusa e se non la si sa valutare con il giusto distacco. Perché, quando questo non avviene, il rischio è quello di rimanere agganciati a qualcosa che finisce per parlare solo alle insicurezze più “superficiali”. E allora, per tornare alla domanda su che cosa le ragazze temono di più, ecco che a spaventarle è la paura di non sentirsi accettate, coinvolte, l’insicurezza rispetto al non andare bene per gli altri, al non essere mai abbastanza... Il pensiero si fissa solo su questo senso di inadeguatezza, che diventa una sorta di calamita e finisce per annullare tutto il resto. È un pensiero assordante che mette a tacere ogni cosa e non permette di vivere con naturalezza, e con il giusto coinvolgimento, tutte le esperienze quotidiane che fanno parte della crescita. È come se tutto scorresse talmente in fretta da impedire di toccare la parte più profonda, e più vera, della vita. E invece è importante saper rallentare e trovare momenti per stare con calma, senza fretta, a stretto contatto con tutto ciò che riguarda la nostra esistenza.
Qual è il compito di noi adulti, come dobbiamo stare loro accanto?
Anche noi dovremmo rallentare, fermarci, essere disposti a fare spazio nella nostra mente, ad ascoltare. Essere guide autorevoli, credibili, coerenti. Gestire bene il tempo, le risorse e le priorità.
A volte, dovremmo anche saper fare un passo indietro, aspettare, essere pazienti, rispondere con gentilezza, dare il giusto valore alle parole, anche a quelle “cattive” che non sempre un adolescente riesce a trattenere. Non possiamo, né dobbiamo, essere perfetti, perché nessuno di noi lo è. Rispetto ai nostri ragazzi, però, forse noi abbiamo un po’ meno diritto di sbagliare…
Dovremmo sempre riuscire a tenerci in equilibrio fra le nostre giuste aspirazioni, il nostro desiderio di libertà e realizzazione, e la capacità di mantenere con costanza uno sguardo attento e disponibile nei confronti di chi sta crescendo. Il nostro senso di responsabilità, allora, non potrà che essere un bellissimo esempio per i più giovani e trasmetterà loro un senso di grande sicurezza.