domenica 12 novembre 2023
il Papa ricorda anche ai coniugi di più consolidata esperienza che l’amore deve continuare a crescere per non deperire e che l’intimità è un dono armonico, che si realizza con il cuore
Davide e Nicoletta Oreglia

Davide e Nicoletta Oreglia - archivio

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Chi ama sa unire, cucire, annodare, insomma sa creare un tessuto con quello che la vita gli porta davanti. Un uomo che ama sa tessere per la sua donna usando il tessuto che la vita mette loro fra le mani. Lo fa con migliaia di gesti piccoli - i nodi - che tengono insieme la vita autentica fatta di slanci, fatiche, generosità e egoismo. Il testo sdogana l’importanza dei piccoli gesti che già in Familiaris Consortio erano al centro dell’attenzione, quando si invitava la famiglia a diventare sempre più ciò che deve essere: intima comunità di vita e di amore. (FC17)

Ora sappiamo anche come fare per arrivare lì, tessere senza stancarsi mai, non solo partendo da un’ideale che a volte spaventa, ma usando il filato che abbiamo fra le mani e che siamo chiamati a farlo diventare tessuto. Cosa tiene insieme i fili delle nostre famiglie sono i nodi. Si tratta di gesti piccoli, che spesso passano inosservati e che a volte consideriamo poco importanti. Anche perché quando vedi il tessuto terminato neppure ti accorgi delle migliaia di intrecci che lo compongono.

Ma è proprio l’ascolto dell’altro, il sorriso donato, l’abbraccio delicato e passionale che costituiscono la tessitura che permette di sperimentare l’intima comunità di vita e di amore. Senza sminuire, sottomettere, inorgoglire nessuno. Si tratta di gesti alla portata di tutti, che funzionano grazie alla loro serena ripetitività. « Annoda, annoda e non stancarti mai». In tutto questo movimento potremmo pensare che non ci sia ritorno per il tessitore, eppure anche lui viene misteriosamente plasmato dal suo tessere speranza nella vita di chi ama, perché è il solo modo di vederla sbocciare nella propria. Se desideriamo delicatezza nella nostra vita dobbiamo imparare a seminarla perché possa crescere e farlo nei cuori di coloro che amiamo e che vivono attorno a noi è il primo passo da fare. Non è uno sguardo intimistico e basta, piuttosto uno stile che possiamo esportare solo se proviamo a viverlo nella nostra famiglia, anche se in modo imperfetto. E questo è un altro passo dell’esortazione che a noi piace molto. AL ci insegna che c’è sempre qualcosa da salvare.

Noi spesso bolliamo le relazioni che non ce l’hanno fatta a conservarsi nel tempo, solamente come degli errori. Ora se è vero che errori ci sono sempre, a maggior ragione nelle relazioni che si spezzano, buttare via tutto può non essere saggio. Amoris Laetitia ci invita invece ad aprire una prospettiva di speranza possibile ed a tenere fra le braccia tutto ciò che si può salvare. Come se dovessimo abbandonare una casa che è stata lesionata in modo irrimediabile da un terremoto: occorre portarsi via ciò è rimasto intatto, fosse anche solo un oggetto che a noi pare utile per poter proseguire la nostra vita. Davanti alle fatiche delle relazioni di amore è meglio mettersi dalla parte di chi, pur narrando la verità dell’indissolubilità, la gioia della fedeltà, continua a tessere e a far vedere possibili rammendi e nuovi inizi.

Noi in AL sentiamo tanto un moto di incoraggiamento, sono pagine nelle quali non si vuole intimorire ma sostenere e illuminare il cammino lì dove si è. La Chiesa - cioè noi - dobbiamo diventare rabdomanti, come chi sa scovare le sorgenti di acqua sotto terreni sassosi e desertici. L’acqua che così sgorga all’inizio a volte è fangosa e impura, ma sa bagnare terreni e far crescere frutti. Ecco a noi serviva un simile incoraggiamento perché proprio chi ha gustato i frutti del Sacramento delle Nozze ne sa intuire le scintille nelle vite che incontra. A noi è chiesto di scoprire queste scintille anche quando chi le vive non sa di averle. Se è vero che abbiamo ricevuto in dono un po’ della luce divina possiamo metterla a servizio delle altre coppie camminando vicino a loro, certi che pure la loro lampada illuminerà i nostri passi.

Non è facile muoversi in questo modo perché lo stile che ci sostiene in un simile percorso è sempre quello del tessitore, ciò dei gesti piccoli di prossimità e di vicinanza, senza giudizi o condanne. Quando abbiamo fra le mani una storia, più che indagare nell’intimo crediamo che dovremmo avere l’atteggiamento di Gesù che per prima cosa si sarebbe precipitato ad abbracciare, per poi indicare la meta e camminare con i protagonisti di essa. In questa ottica grazie agli spunti di AL abbiamo avuto la spinta che ci serviva per scrivere il nostro Manuale definitivo dell’intimità di coppia (Edizioni Effatà), per condividere insieme semplici strumenti di cammino a partire dal desiderio di incontro dei nostri corpi.

Proprio perché AL parla esplicitamente del cammino che occorre a tutti fare per costruire una bella intimità, raccontiamo di gesti che devono imparare ad essere erotici, cioè ad aver cura del piacere, a generare un legame di piacere. Perché andare incontro all’altro con i gesti richiede tempo per apprendere a narrarsi e ad ascoltare chi amiamo e ci vive accanto. L’intimità è un abito di altissima sartoria che si taglia su misura per ogni coppia e che si trasforma perché cambiamo tanto nel corso della nostra vita. Ci sono sempre passi da compiere per arrivare ad una intimità più piena, non perché si sia sbagliato qualcosa, ma perché si scoprono nuovi aspetti dell’altro. Si hanno meno paure nel condividere, si scopre che la complicità è la vera cassa armonica del piacere e non l’inverso. Si apprende l’arte di viversi accanto e la gioia di avere vicino a noi un uomo, una donna con cui abbiamo combattuto tante battaglie, vincendone alcune e perdendole altre, ma con la certezza che non eravamo soli. Da qui arriva la scelta di fare l’amore, di vivere un gesto di intimità, da qui nasce l’attenzione per il noi e per i gesti di tenerezza e passione che costituiscono il tessuto per vivere in pienezza la spiritualità coniugale.

Non c’è nulla di improvvisato, nulla di spontaneo, se per spontaneo indichiamo qualcosa che accade senza una preparazione. C’è un apprendimento che noi definiamo continuo e che accompagna la vita della coppia in tutte le fasi. Il corpo è uno strumento di dialogo molto efficace nella coppia, non è un accidente che ci portiamo appresso per ricordarci la nostra finitezza. Il corpo è ciò che Dio ha voluto donare al Suo Figlio nell’Incarnazione, deve quindi essersto ci del buono se ha pensato che fosse il modo più efficace per incontrare l’umanità. E il corpo è l’aspetto più trascurato da molte coppie che rincorrono una perfezione di desiderio e di gesti che non è della quotidianità. Se ad uno dei due capita di pensare che si stia vivendo un tempo troppo lungo di assenza di tenerezze, la tentazione è quella di dare la colpa all’altro, per poi trovare la giustificazione che già si fa tanto lungo il giorno, si lavora, si bada alla casa e ai figli e quindi non c’è più energia sufficiente per vivere un momento di comunione. Per poi pensare che con il passare degli anni forse è normale spegnersi e rassegnarsi a una vita mediocre.

Ma papa Francesco in Amoris Laetitia ci ricorda che «l’amore che non cresce inizia a correre seri rischi» e ci invita a mettere in atto tutti gli strumenti che abbiamo a portata di mano come coppia per intraprendere una strada di crescita e non di rassegnazione. E ci invita a prendere in seria considerazione ciò che sta avvenendo in questo periodo storico. Il fatto cioè che abbiamo più anni di vita a disposizione. Certamente questo fatto è un bellissimo regalo e una grande opportunità ma ci invita a riflettere sui grandi cambiamenti che quete fatto comporta. Le coppie nascono in una fase della vita diversa da quella dei nostri nonni e possono avere una longevità maggiore.

La domanda da farsi è quanto possa essere un tempo da riempire di buona vita di coppia. C’è una vitalità, una intimità da godersi nella fase della vita dell’adultità e della vecchiaia? Sì, c’è un mistero di vita di coppia che si svela alle coppie che scelgono di mantenere acceso il fuoco del loro amore. Chi decide ogni giorno di viversi e non di sopportarsi, può esplorare una gioia grande perché è armonica con la sua vita anagrafica. Ecco AL ha alzato il velo sulle coppie adulte e anche su quelle vecchie, ricordando a tutti che la qualità della vita di coppia, della vita intima di coppia ha poco a che fare con la tonicità muscolare della gioventù, ma si tratta di esercitare la tonicità del cuore.

Che è chiamata a muoversi armonicamente con quella del corpo realizzando una danza di intimità piena. Il tessitore sa che la sua abilità di fare nodi sa ricavare il bello anche da filati che si presentano come imperfetti perché si annodano insieme ordito e trama, uno a servizio dell’altro. Insomma, AL nasce per accompagnare senza paura tutti noi nelle curve del nostro percorso di coppia, non si fa spaventare dalle fatiche e contiene un grande atto di fede verso gli uomini e le donne di questo tempo. Come se volesse ricordarci che possiamo amare con lo stesso amore con cui Cristo ama la sua Chiesa solo se impariamo a tessere. Ricordandoci che abbiamo questa competenza dal momento che è una capacità che il Creatore ha stampato in noi perché il nostro è un Dio che tesse.

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