giovedì 21 marzo 2024
La pedagogista e formatrice Monica Lombardi: serenità, fiducia, collaborazione per accompagnare i più piccoli nella crescita. Ecco i giochi da fare per farli sentire meglio
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Si può educare coltivando la felicità? Secondo la pedagogista e formatrice Monica Lombardi, ideatrice della Pedagogia della Gioia, un innovativo metodo nato con l’intento di sostenere genitori, educatori e insegnanti nell’importante compito educativo, è possibile grazie a percorsi di autoformazione caratterizzati da un clima di serenità, collaborazione e fiducia nelle potenzialità dei più piccoli affidati alle cure degli adulti.

Nel volume omonimo edito da La meridiana l’esperta – laureata in Scienze dell’educazione e Scienze pedagogiche, specializzata nel 2006 in Musicoterapia – entra nei dettagli di questo programma formativo creato nel 2021 per enfatizzare il benessere emotivo, proponendo fra le pagine una raccolta di attività dinamiche tratte dalle più diverse modalità comunicative: arte, musica, gioco, rilassamento guidato e canto, «modalità espressive e comunicative e linguaggi non verbali che convivono nella mente di ciascuno di noi fin da bambini e che hanno il potere di generare altri linguaggi, azioni e potenzialità creative se solo vengono valorizzate e implementate», spiega. Si tratta di «un ricco repertorio di attività, idee, riflessioni e giochi di relazione che migliorano la qualità del tempo che ogni adulto, in quanto educatore, trascorre insieme ai bambini e alle bambine, aiutandoli a sviluppare le competenze emotive in ogni fase della loro crescita e in tutti i contesti educativi».

A chi educa, il libro si rivolge con un messaggio chiaro: «Educare con gioia significa che, qualunque sia il ruolo che rivestiamo, abbiamo la grande opportunità di curare la crescita delle future generazioni educando alla gentilezza, alla gratitudine, all'apprezzamento, alla gestione positiva dei conflitti. Creare contesti gioiosi, in cui si coltivi la felicità, aiuterà i nostri bambini e ragazzi a sviluppare competenze emotive positive, a riconoscerle in se stessi e negli altri e a valorizzarle. A diventare, cioè, futuri adulti capaci di comprensione e accoglienza dell’altro», spiega la pedagogista. Le attività proposte sono uno strumento da utilizzare in ogni momento della giornata anche per i genitori, per «dar loro la possibilità di attingere a un repertorio di attività/idee/riflessioni e giochi di relazione che possano migliorare la qualità del tempo insieme ai loro figli.

La pedagogista Monica Lombardi

La pedagogista Monica Lombardi - .

Giochi che possano essere anche un pretesto per conoscersi meglio, per raccontarsi», puntualizza. Infatti «crescendo dei bambini consapevoli delle loro emozioni e in grado di riconoscere quelle altrui, è possibile avere una società più positiva e volta alla comprensione, all’amore e alla gioia». Che viene stimolata dal ridere, cantare, ballare e giocare.

Un gioco da fare «è chiedere ai bambini: qual è il tempo meteorologico che avverti dentro di te? Aiutarli a rendersi conto del loro stato d’animo permette di riconoscere quali sono le emozioni gradevoli e quelle sgradevoli che si provano, scoprendo anche che è normale sentirle e magari comprendere come agire e quali azioni svolgere. Grazie a questo gioco si impara che tutti abbiamo delle perturbazioni meteorologiche interne e che possiamo imparare ad affrontarle.

Un altro espediente è quella della scatola azzurra riempita di sabbia, che «può aiutare i bambini ad avvicinarsi agli elementi naturali e indurre loro il giusto livello di relax. Alla scatola possono aggiungere: rametti, sassolini, conchiglie, e tutto ciò che desiderano e li possa far sentire meglio. I giochi «vogliono essere un valido aiuto a cercare la luce di ogni nostra giornata, la bellezza dei nostri rapporti personali, la ricchezza della semplicità di essere umani, la meraviglia di essere una famiglia, una comunità che condivide un’esperienza per poco o tanto tempo insieme».

Ecco altri consigli: «Il vaso della felicità: scrivere almeno una cosa bella della giornata; scrivere pensieri amorevoli su se stessi; ascoltare le canzoni che parlano di emozioni/gratitudine/bellezza; bigliettini di complimenti e ringraziamenti per gli altri membri della famiglia da lasciare a sorpresa oppure fissi in casa e ben visibili; gioco dell’apprezzamento: mi piace di te... da fare a cena, prima di andare a dormire; vaso della gratitudine: scrivere ogni giorno un biglietto su ciò di cui si è stati grati nel corso della giornata; braccialetto della gentilezza: chi lo indossa dovrà fare attenzione agli atti gentili della sua giornata verso i membri della famiglia, se non è cortese cambiare il braccio e segnare il numero di volte che accade; creare un oggetto importante e dargli parola attraverso un racconto; scrivere in quattro quadranti: cosa ci rende felici, tristi, spaventati, ci fa arrabbiare, usando anche dei colori per lavorare su di noi». Per altri suggerimenti, si possono consultare le pagine Facebook e Instagram della pedagogista.

Tuttavia la Pedagogia della Gioia «non vuole educare guardando e legittimando solo le emozioni piacevoli. Anzi, tutte le emozioni sono importanti, è necessario viverle, sono dei segnali che ci dicono come stiamo e in che modo stiamo vivendo quella situazione», avvisa l’esperta, puntualizzando: «Noi tendiamo a pensare la felicità come fortemente legata agli accadimenti che avvengono nella nostra vita, ma in realtà quello che ci accade influenza solo il 10% della felicità e non è, tendenzialmente, sotto il nostro controllo. Bisogna praticare la felicità applicandola quotidianamente con esercizi di gratitudine, gentilezza, apprezzamento, generosità incondizionata, meraviglia, compassione; allenare la felicità in quanto competenza e creare vere e proprie routine della felicità, fatte di abitudini che, giorno dopo giorno, siano in grado di generare un cambiamento».

Alcune attività consentono di esprimere le emozioni «in modi sani: un dialogo aperto senza giudizio, giochi insieme, movimento o utilizzo della musica, sono strategie utili per liberarle in maniera costruttiva. Per i genitori impegnati, trovare il tempo e lo spazio per gestire queste emozioni è una parte cruciale del prendersi cura di sé e del proprio ruolo genitoriale».

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