Ma quali scelte nuocciono ai figli? Tutta la storia della famiglia nel bosco
di Luciano Moia
Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila alla fine ha sospeso la responsabilità genitoriale della coppia che viveva isolata in provincia di Chieti coi suoi tre bambini. La rivolta dei social. E la premier Meloni valuta l'invio di ispettori

A Palmoli, provincia di Chieti, in un bosco remoto che ha sullo sfondo il massiccio della Majella e davanti le colline molisane, c’è una casetta nel bosco, dove vivevano fino a ieri due genitori e tre figli, una bambina di otto anni e due gemellini di sei. La mamma è di origini australiane, un passato come istruttrice di equitazione. Il padre, origini inglesi, ha fatto il taxista, il commerciante di mobili, lo chef in giro per il mondo. Ma, mentre era impegnato in un programma di protezione dell’orangutan a Sumatra, si è reso conto che anche la foresta tropicale stava soffrendo i contraccolpi del disastro ecologico. Così ha deciso di trasformare la sua vita e quella della compagna Catherine in una battaglia ambientalista estrema. I tre figli, nati nel frattempo, sono stati subito inseriti in questo programma di integrazione totale nella natura – niente elettricità, niente telefono, niente acqua corrente, niente gas, niente scuola tradizionale - che, per la nostra mentalità ipertecnologica e globalizzata, rappresenta un grave elemento di disturbo e apre pesanti interrogativi dal punto di vista giudiziario. Tanto che in queste ore, al termine di un contenzioso giudiziario già avviato da vari mesi con il Tribunale per i minorenni dell’Aquila, da quando cioè i bambini erano stati ricoverati in ospedale per un’intossicazione da funghi e i genitori denunciati per negligenza educativa, i giudici hanno deciso di sospendere la responsabilità genitoriale a Nathan e Catherine e di trasferire i piccoli in una casa famiglia dove, per il momento potranno stare con la madre. Il padre continuerà a vivere nel bosco in attesa di sviluppi. Diciamo subito che l’allontanamento dei bambini non è stato traumatico. La mediazione intelligente dell’avvocato Giovanni Angelucci di Pescara, che difende la famiglia, ha permesso che mamma e figli venissero accompagnati nella nuova residenza in modo consensuale, senza interventi duri da parte delle forze dell’ordine. Lo stesso legale, che contesta radicalmente l’intervento del tribunale e ha annunciato un immediato ricorso, sostiene che il modello educativo dei due genitori fosse certamente alternativo ma non tale da procurare ai bambini traumi cognitivi e disagi affettivo-relazionali. Intanto è stato nominato un tutore provvisorio dei minori, l’avvocata Maria Luisa Palladino.
Perché allora la decisione del Tribunale per i minorenni? In punta di diritto la decisione è irreprensibile. Secondo il giudice minorile lo stile di vita scelto da Nathan e Catherine lede il diritto alla vita di relazione dei bambini, articolo 2 della Costituzione e può essere «produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore», come si legge nell’ordinanza cautelare del Tribunale. Inoltre, si spiega ancora nel documento, il rudere di 40 metri quadrati ristrutturato dai genitori nei boschi di Palmoli – l’hanno acquistato per ventimila euro insieme a una proprietà di due ettari lontano dal mondo – è privo di abitabilità e presenta varie carenze costruttive e di “sicurezza statica”, tali da rendere ad alto rischio l’integrità fisica dei bambini. E non è tutto. I genitori si sarebbero rifiutati «di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge». I bambini sarebbero stati sottoposti alla prima vaccinazione obbligatoria ma poi i genitori avrebbe impedito altri interventi del pediatra, a meno di ricevere un compenso di 50mila euro per ogni figlio dal servizio sanitario. Una richiesta fuori da ogni previsione di legge e del tutto assurda, anche a parere del tribunale dei minorenni. Gli accertamenti rifiutati hanno anche riguardato «il profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell’abitazione». Tutto ciò, secondo i giudici, «comporta la presunzione ex lege dell’esistenza del periodo di pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori». Addebiti che i genitori hanno sempre respinto. A cominciare dall’istruzione scolastica. La loro scelta, che va nella direzione della cosiddetta “educazione parentale” è del tutto in linea con la legge italiana e ieri l’avvocato Angelucci ha spiegato che a suo parere «nella sentenza sono state scritte falsità». I giudici, ha aggiunto «sono andati in cortocircuito. Nell'ordinanza di insiste ancora sull'istruzione dei minori che, secondo i giudici, non avrebbero l'autorizzazione all'home schooling. Alla più grande viene anche contestato l'attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c'è ed è anche protocollato».
Per essere supportati in questo compito di “insegnanti parentali” Nathan e Catherine sono stati finora affiancati da un’insegnante della scuola primaria che proviene dal Molise. Al loro fianco anche il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, che si è detto stupito per l’esito della vicenda e confida in un accordo tra le parti, invitando la famiglia a collaborare e ad avviare il percorso di socializzazione chiesto da tribunale dell'Aquila. «Se i genitori accettassero di verificare settimanalmente con gli insegnati i progressi scolastici dei propri figli – ha detto - ci potrebbe essere una svolta positiva». Intanto la vicenda ha scatenato i social. Oltre 31mila persone hanno firmato una petizione online a sostegno della famiglia, sostenendo che la scelta dei genitori di vivere lontano dai centri urbani, senza collegamenti a elettricità, acqua e gas, non è vietata dalla legge. A difesa della famiglia anche il leader della Lega Matteo Salvini che ha annunciato un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia Carlo Nordio, contestando la «scelta da parte del Tribunale di affidare i minori ad una comunità, benché non ci fossero notizie di maltrattamenti nei loro confronti». A sera, poi, l’intervento della premier Meloni, che starebbe addirittura valutando l’invio di ispettori per verificare la gestione del procedimento. Ma il maltrattamento, secondo il tribunale minorile, può concretizzarsi anche attraverso scelte esistenziali estreme che rischiano di nuocere ai figli e di trasformare il loro futuro in un percorso segnato da privazioni e incertezze. Tra le ragioni dei genitori, che certamente amano i loro bambini e in buona fede hanno scelto per loro una vita totalmente segnata dai ritmi della natura, e le disposizioni di legge richiamate dai giudici minorili, c’è una linea sottile e questioni complesse che si intrecciano alle scelte riguardanti la libertà educativa ma anche al rispetto del codice e all’autentico bene dei minori. Un compromesso impossibile?
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