Ma l'amore invecchia? Cosa sta succedendo coi “divorzi grigi”
di Luciano Moia
Le separazioni tra gli over 60 sono triplicate in 10 anni. Gli esperti parlano di abbandono affettivo, di relazioni svuotate. E sono le donne, più degli uomini, a prendere la decisione. Tutto quello che c'è da sapere

«Per una vita abbiamo fatto sacrifici insieme. Abbiamo acquistato una casa. I nostri due figli si sono laureati e hanno trovato un buon lavoro. Abbiamo superato problemi di salute non da poco. E ora che, arrivata per entrambi la pensione, avremmo potuto stare insieme con un po’ di tranquillità, scopro che lei è andata dall’avvocato perché vuole la separazione. A quasi 70 anni dobbiamo dirci addio? No, è un colpo troppo grande. Non so se ce la farò». Lo racconta Franco, dirigente industriale bresciano che abbiamo incontrato nello studio legale di Milano a cui ha chiesto aiuto. La nostra inchiesta per capire cosa c’è alla radice di un fenomeno sempre sconcertante e talvolta assurdo come il “gray divorce” o “divorzio grigio” parte da qui. Dalla sofferenza di un uomo che non capisce cosa gli stia capitando, perché la moglie abbia deciso di cambiare vita, perché dopo 38 anni di matrimonio, con gli alti e bassi di tutte le storie, tutto debba finire. Tante incognite e tante speranze, evidentemente, se visto con gli occhi di lei. Tante incognite e tanta disperazione per lui. Franco è in qualche modo il simbolo dolente di un mondo che si è rovesciato. Se fino a qualche decennio fa l’idea di separarsi in età avanzata sembrava impensabile, oggi i dati mostrano che le coppie over 60 non sono immuni dall’instabilità coniugale. Anzi. E se l’immaginario collettivo raccontava di uomini sessantenni impegnati a illudere se stessi e l’età anagrafica con donne più giovani di loro, in alcuni casi attirate dalle disponibilità economiche dei loro amanti, oggi sono soprattutto le signore più agée a chiedere la separazione o il divorzio. E, in tanti casi, forse nella maggior parte, non perché ci sia un altro. Insomma, non si vuole lasciare la strada vecchia perché ce n’è un’altra nuova. Quasi sempre non c’è nulla, se non il desiderio di rompere con il passato. Cerchiamo di capire perché.
Secondo l’avvocato Giancarlo Savi, responsabile dell’Osservatorio sul diritto di famiglia, sono tanti i 60-70enni che soffrono di “abbandono affettivo”. Un tempo gli aspetti relazionali, arrivati all’età dei capelli grigi, venivano messi da parte. Oggi le dinamiche relazionali sono cambiate, e le persone, anche in età più matura, non sembrano più disposte a ignorare aspetti tanto importanti per la vita di coppia. «Nei “divorzi grigi” di cui mi sono occupato – sottolinea Savi – ho incontrato sempre tanta sofferenza. Gli uomini arrivano a considerare l’ipotesi di rompere con il passato quando avvertono che il sentimento prevalente nei loro confronti è l’indifferenza. Le donne sono sfinite dalla routine, dalla ripetitività, dalla mancanza di prospettive. Naturalmente parliamo di coppie che si sono trascinate negli anni, che hanno accumulato tante incomprensioni e tanto malessere. E poi ci sono i casi limite». Come quelli in cui si finisce davanti a un giudice, anche a suon di richieste di interdizione e risarcimenti. Non tutte le coppie anziane che divorziano, per fortuna, fanno registrare una conflittualità così disastrosa. Anzi, in 8 casi su 10 il “divorzio grigio” si conclude senza il ricorso al giudice. Anche se la scelta consensuale non significa che, almeno uno dei due, non viva una situazione di profondo smarrimento per una decisione non soltanto subìta, ma spesso neppure immaginabile. Secondo l’avvocato Ofelia Grazia Cesaro, esperta di diritto di famiglia, già responsabile delle Camere penali minorili, autrice del libro Ballare sotto la pioggia. Famiglie, separazioni e rinascite (Feltrinelli), si tratta in ogni caso di una fase molto delicata, con contraccolpi pesanti. «Non si pensa più ad invecchiare insieme – spiega – ma si intende riprogettare la propria vita senza il compagno o la compagna di sempre. Perché? Spesso dietro queste storie ci sono anni di delusioni e di fatiche. Tante coppie hanno vissuto la loro vita matrimoniale come un percorso a ostacoli. Prima la nascita dei figli, poi la carriera, poi l’acquisto di una casa più grande, poi l’uscita di casa dei figli. A un certo punto l’idea di ritrovarsi soli in coppia, senza più obiettivi da affrontare, diventa insopportabile. Non basta più la soddisfazione di invecchiare insieme, si cercano altri stimoli. E prende corpo l’illusione di poter cercare un’altra vita, lontano dal compagno o dalla compagna di una vita».
Le difficoltà non mancano. Al di là degli aspetti etici, lo sforzo degli avvocati è in questi casi spesso indirizzato alla tutela del coniuge più debole economicamente. Perché, al di là di qualche coppia benestante, il divorzio “in grigio” si traduce spesso in un peggioramento delle condizioni economiche di uno dei due. E, nell’età della pensione, con la previsione di spese anche impegnative per la salute, l’incertezza economica non è mai un elemento confortante.
I numeri e le cause
Ma quanti sono statisticamente i divorzi over 60? In vertiginoso aumento in tutto il mondo occidentale. Negli Stati Uniti, dal 1990 ad oggi sono raddoppiati. Da noi l’Istat conferma: tra il 2013 e il 2023 sono aumentati quasi del 60%. In numeri assoluti, ciò significa che si è passati dai 3.692 divorzi nel 2013 ai 9.913 nel 2021. Un balzo che non può essere ignorato e che solleva molte domande su cosa stia cambiando nelle dinamiche delle coppie più anziane. Uno studio dell’Eurostat indica che tra il 2005 e il 2020 il numero di divorzi tra persone over 50 è aumentato in quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea, con picchi in Germania, Francia e Svezia. Tante, evidentemente, le cause di un fenomeno che in qualche modo condensa il lato peggiore delle trasformazioni socio-culturali della nostra epoca. Ci si sposa molto più tardi, si vive più a lungo e, una volta raggiunta l’età della pensione, molte coppie ipotizzano di poter vivere altri 20 o 30 anni. Perché farlo con lo stesso coniuge se alle spalle ci sono decenni di incomprensioni e di fatiche, di comunicazioni faticose e di tensioni relazionali? Abbiano sdogato il diritto alla felicità – anche sessuale – a qualunque età e a qualunque costo. Quindi perché mai continuare a perseguire l’idea di un amore per sempre se quell’amore viene considerato un residuo pesante, ormai privo di attrattiva e di contenuti? Sono riflessioni amare ma che devono fare i conti con la realtà, senza illusioni e senza romanticismi.
In questi anni per esempio abbiamo ragionato spesso sugli effetti deleteri dei social per gli adolescenti, ma non ci siamo mai chiesti quale sia stato l’impatto di siti di incontri online e social per le persone più anziane. Quanto è stata determinante, per coppie che già consideravano poco soddisfacente il proprio matrimonio, la possibilità di incontrare nuove persone via web e la prospettiva di una nuova relazione anche in età avanzata? Sono domande che, almeno a livello statistico, non trovano ancora risposta. Ma è facile immaginare che le conseguenze di queste trasformazioni abbiano pesato e continuino a pensare nell’alimentare illusioni e sogni di cambiamento che, nella maggior parte dei casi, non fanno i conti né con la realtà né con l’anagrafe.
Vietato generalizzare
Certo, la casistica dei “divorzi in grigio” è pressoché infinita e sarebbe sbagliato generalizzare. L’avvocato Cinzia Calabresi, esperta di diritto di famiglia, a lungo componente della Commissione pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Milano, fa notare come esistano anche decisioni che rispondono in qualche modo a scelte di giustizia. «Ci sono divorzi in età avanzata che risolvono situazioni pregresse di lunga data. Capita con coppie che di fatto erano solo formalmente unite perché sia lui sia lei vivevano già storie alternative. Il fatto che solo dopo l’età della pensione i due abbiano deciso di sistemare le cose può essere dovuto da un lato al rispetto nei confronti dei figli, dall’altro al desiderio di non terremotare la propria vita quando ancora entrambi erano assorbiti da tanti impegni, a cominciare dal lavoro». Nelle statistiche, fa notare ancora Calabresi, sono anche compresi quei divorzi che completano separazioni decise 20 o 30 anni fa. L’addio, in sostanza non è avvenuto a 70 anni e oltre, ma di fatto era stato pronunciato molto tempo fa. «Ma non dobbiamo pensare che i sentimenti dopo una certa età non contino più. L’amore non finisce, come non finiscono – continua Calabresi - gelosie e rivalità. Mi è capitato recentemente di assistere una signora di 85 anni che chiedeva la separazione con addebito nella convinzione che il marito, suo coetaneo, la tradisse. Era determinata a lasciarlo, poi sono riuscita convincerla che si trattava solo di un equivoco e siamo riusciti ad evitare il disastro».
Ma, per un caso finito bene, ce ne sono altre decine che invece, anche se i coniugi hanno ormai i capelli grigi, finiscono davanti al giudice. Nella gamma vastissima delle motivazioni che inducono una coppia a dirsi addio dopo un matrimonio di lungo corso, pesano ancora tradimenti e infedeltà. Abbiamo già accennato al ruolo dei social, fondamentali per ritrovare passioni di gioventù e “vecchie fiamme”. Qui scatta il solito, confuso desiderio di recuperare il tempo perduto e di cancellare gli anni trascorsi. In un’epoca come la nostra in cui il tabù del divorzio è crollato da tempo e dove nulla sembra inopportuno, laddove la storia di coppia appare già fragile, la voglia di ripartire con una nuova storia diventa quasi scelta ordinaria. «Forse, più semplicemente – argomenta l’avvocato Alessandro Simeone, responsabile Aiaf Lombardia (Associazione avvocati per i minori e per la famiglia) – siamo di fronte a persone che desiderano incontrare quella felicità di coppia sfuggita per tutta la vita. Ho incontrato tante coppie tutte ripiegate sull’accudimento dei figli. Anzi, la coppia era svanita, ed erano insieme solo per fare i genitori. E quando i figli se ne sono andati da casa, quella donna e quell’uomo si sono chiesti il motivo per cui erano ancora insieme. In una società come la nostra, profondamente mutata, non trovo strano che queste persone desiderino cercare ancora la felicità e si convivano che l’unica strada possibile sia farlo con un nuovo compagno, con una nuova compagna, ma anche da soli, a 60 o a 70 anni». Non va dimenticato, sottolinea ancora l’esperto, che i “giovani anziani” di oggi che cercano nuove prospettive al di là del matrimonio lasciato alle spalle, sono i figli della rivoluzione affettiva degli anni Settanta. Sono già immersi insomma, nell’idea della società liquida che ha messo in crisi valori e consuetudini del passato. Spesso però, diciamo noi, senza aver trovato strade davvero originali e soddisfacenti per sostituirli con qualcosa che meriti davvero di essere vissuto. «Ma se il “gray divorce” vuol dire instabilità permanente, frammentarietà affettiva e incertezza relazionale anche a tarda età, non è una “normalità” sociale a cui voglio rassegnarmi», conclude l’amico Franco, dirigente industriale, sempre in attesa nello studio legale. Nemmeno noi.
Un terremoto per i figli adulti (e per i nipoti)
L’impatto del divorzio o della separazione dei genitori sui figli in età scolare o su quelli adolescenti è al centro di numerose ricerche. Decidere di dirsi addio quando i figli sono ancora piccoli può determinare – tra le altre conseguenze – fragilità e insicurezza, può influire sull’equilibrio psico-fisico, può tradursi in un peggioramento dei risultati scolastici, può rendere più instabile la sfera emotiva, può incidere in modo negativo sulle relazioni genitori-figli ma anche sulla rete allargata dei parenti e degli amici. Nonostante separazioni e divorzi siano una scelta ormai considerata tra le “possibilità ordinarie” della vita di coppia, le conseguenze sopportate da bambini e ragazzi sono ancora tante e, più frequentemente di quanto si pensi, possono sfociare in situazioni preoccupanti. Un rischio ben noto agli psicologi e ai neuropsichiatri dell’età infantile che abbiamo più volte approfondito anche sulle nostre pagine. Meno noti, anzi quasi del tutto trascurati nel nostro Paese, sono gli esiti del cosiddetto “gray divorce”. Perché mai preoccuparsi – verrebbe da pensare – visto che i figli delle coppie anziane che decidono di cambiare strada sono ormai adulti, 35-40 anni e più, e nella maggior parte dei casi hanno a loro volta una vita di relazione? Si tratta di una considerazione che non tiene conto di un punto fermo. A qualsiasi età i genitori, agli occhi dei loro figli, rimangono figure di riferimento insostituibili. E un divorzio deciso da genitori di 60-70 anni ha sui figli adulti un “effetto terremoto” con conseguenze difficilmente valutabili. L’affermazione si trova in diverse ricerche made in Usa dove il fenomeno del “gray divorce” è studiato da almeno trent’anni, conseguenze sui figli comprese. In particolare, si mette in luce come gli effetti più negativi siano sopportati dai padri, soprattutto se la decisione di divorziare arriva da loro. Quasi sempre i rapporti si interrompono o, nei casi migliori, subiscono pesanti contraccolpi.
Carol Hughes, terapeuta matrimoniale e familiare che opera California coautrice di Home will never be the same again: a guide for adult children of gray divorce (ovvero La casa non sarà mai più la stessa: una guida per i figli adulti di un divorzio grigio) ha spiegato: «Molte volte ho sentito figli adulti dire: “Mi sembra che la roccia che era la mia famiglia sia stata risucchiato da una faglia sismica”». Quella dei figli adulti è una sofferenza diversa rispetto ai bambini e agli adolescenti che assistono al divorzio dei loro genitori. C’è una consapevolezza più pregnante e una più intensa capacità di calarsi nei panni di mamma e papà, con una serie di domande che sarebbero impossibili per i figli piccoli: «Ma i miei genitori sono stati davvero felici? Hanno resistito finora solo per non farmi soffrire? Qual è stata la qualità della loro vita coniugale». Questioni che non potranno mai trovare risposte adeguate ma che finiscono per trasferire nei figli pensieri angoscianti e sensi di colpa. Ci sono coppie che per tutta la vita hanno avuto relazioni pesantemente conflittuali a cui i figli hanno assistito e di cui hanno sofferto. In questi casi può essere che la prima reazione sfoci in un sentimento di liberazione: «Meno male che vi siete decisi, dovevate farlo molto prima». Ma si tratta di un atteggiamento che viene quasi subito messo da parte per lasciare spazio alla preoccupazione sul futuro dei genitori e alle domande sulla loro possibile felicità una volta che saranno rimasti soli. Nei conflitti asimmetrici, quando c’è un genitore emotivamente ed economicamente più debole, la scelta dei figli è immediata. Si schierano dalla sua parte, fornendo sostegno psicologico e anche assistendolo con consulenze legali. Scelte che determinano quasi sempre un peggioramento dei rapporti con l’altro genitore. È facile comprenderne il motivo. I rapporti tra genitori e figli cambiano lungo tutto l’arco della vita, seguendo un percorso più o meno lineare. Ma, in occasione del divorzio di genitori anziani, quest’evoluzione viene bruscamente interrotta. I figli, se a loro volte vivono in coppia, finiscono per mettersi in discussione. Quelli ancora fidanzati si interrogano sulla scelta che stanno mettendo a punto, cominciano a dubitare sulle loro capacità di tenuta sentimentale, guardano alla relazione che stanno costruendo con crescente preoccupazione: «Se è capitato a mamma e papà perché non potrebbe capitare a me?». Insomma, da qualsiasi parte lo si prenda, quello del “gray divorce” appare una scelta devastante e carica di incertezze. Ne vale la pena?
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