mercoledì 12 maggio 2021
A due anni dall'esperienza occupati sei volontari su dieci, con un incremento del 12% di occupabilità rispetto a chi non lo ha fatto. Nel Pnrr stanziari 650 milioni di euro
Giovani volontari del Servizio civile in udienza da papa Francesco

Giovani volontari del Servizio civile in udienza da papa Francesco - Osservatore Romano

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Il servizio civile funziona come "acceleratore" dell’occupabilità e anche da ascensore sociale, livellando le diseguaglianze legate alla provenienza familiare e geografica. Uno studio dell'Inapp (Istituto per l'analisi delle politiche pubbliche) in collaborazione con il Forum nazionale del Terzo settore e Arci Servizio civile in corso di pubblicazione e presentato oggi nel corso del webinar «Il servizio civile universale: un'opportunità per i giovani» fotografa gli effetti benefici di questa forma di volontariato "istituzionale".

L'Inapp ha elaborato uno speciale "indice di occupabilità" ricavato da quattro macro-aree (formazione, attivazione, esperienze, mobilità) che mostra un incremento del 12% per coloro che hanno scelto di dedicare un anno della propria vita ad attività sociali. Il 60% dei volontari risulta occupato a due anni dall'esperienza (percentuale che sale al 77% nelle regioni del Nord), con un ottimo risultato (uno su due) per i Neet (persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione). Di contro il tasso di inattività scende dal 10% all'1,2%.Il livello di occupabilità aumenta in modo ampio e trasversale, indipendentemente dai profili socio-anagrafici dei volontari dai livelli di occupabilità di partenza (+12%). Tuttavia, è importante evidenziare come l'aumento dei livelli di occupabilità riguardi oltre la metà dei soggetti (il 54%), poco più del 20% ha mantenuto livelli stabili e meno del 25% registra una lieve diminuzione. Inoltre, l'aumento dell'occupabilità è trasversale rispetto ai livelli di partenza, anche chi proveniva da livelli "bassi" o "molto bassi", dopo il Servizio civile, fa registrare livelli di inserimento lavorativo piuttosto elevati. In generale, l'occupabilità assume valori maggiori fra le donne, cresce al crescere dell'età, fra chi proviene da famiglie con background alto e medio-alto e, a livello geografico, si conferma la spaccatura fra Nord e Sud.

Molto positivo il giudizio di chi ha effetuato il servizio civile. La quasi totalità dei partecipanti (97%) lo rifarebbe, il 90% pensa di aver accresciuto le proprie competenze relazionali e di aver capito meglio sé stesso. Per un giovane su cinque quest’esperienza ha avuto come effetto collaterale un ripensamento dei propri progetti professionali.Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza colloca il Servizio civile fra le misure di politica attiva del lavoro strategiche per l'occupazione giovanile tanto da investire 650 milioni di euro per il prossimo triennio.

«È uno strumento efficace nell'ottica del potenziamento delle probabilità di trovare occupazione oltre che in termini di integrazione e riduzione del rischio di esclusione sociale – ha sottolineato Sebastiano Fadda, presidente di Inapp –. Gli effetti della pandemia ci dicono che sono stati soprattutto i giovani ad essere maggiormente colpiti con il tasso di disoccupazione di chi ha meno di 30 anni che è quasi tre volte maggiore rispetto a quello dei lavoratori più anziani. Il Pnrr va nella giusta direzione, con una 'visione' non sui giovani come problema, ma sui problemi dei giovani per i quali il servizio civile può rappresentare una vera scossa per entrare nel mondo del lavoro».

Il profilo dei giovani che hanno partecipato al Servizi civile è caratterizzato da: una forte componente femminile (65,5% del totale), che aumenta con l'aumentare dell'età, molto istruita (43% di laureate e 52% di diplomate in fase di candidatura), una componente maschile più giovane e meno istruita (19% di laureati e 70% di diplomati in fase di candidatura). Questo fa ipotizzare che le donne scelgano il servizio civile come momento di "specializzazione" e gli uomini come "occasione di attivazione". Dal 2001 al 2017 il servizio civile (che può essere svolto tra i 18 e i 18 anni) ha coinvolto mediamente 28mila giovani l'anno, a fronte di una domanda più che doppia rispetto ai posti disponibili per un totale di 382mila volontari. La riforma del servizio civile universale mira a coinvolgere 100mila giovani l'anno, l'1,55% della popolazione di riferimento.

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