lunedì 19 aprile 2021
I falsi bilanci del crac Parmalat, Enron o le truffe alimentari. Finanza, politica, cibo e salute: solo alcuni "luoghi" in cui ogni giorno i cittadini rischiano di essere imbrogliati
Quanto ci costano i tradimenti della fiducia pubblica
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Quattordici miliardi di euro è una cifra considerevole. A tanto ammontava il buco lasciato dalla Parmalat quando alla fine venne alla luce nel 2003. Un buco per anni nascosto nelle pieghe di bilanci abilmente contraffatti. Era la prova definitiva della più grande bancarotta fraudolenta che abbia mai coinvolto una impresa privata nella storia europea. Ne furono responsabili il proprietario Callisto Tanzi, assieme a numerosi collaboratori tra dirigenti e revisori dei conti. Alcuni deputati già nel 1993 avevano presentato un’interrogazione sull’eccessiva esposizione di Parmalat verso alcune banche locali. A seguito di questa azione la magistratura aveva aperto un’inchiesta e una perizia ordinata dal giudice aveva, effettivamente, evidenziato una situazione debitoria sproporzionata. Nonostante questo, però, il caso fu archiviato.


Era il 2001 quando il valore delle azioni Enron, allora considerata una delle più solide multinazionali americane, passò repentinamente da 86 dollari a poco più di 26 centesimi. Circa 60 miliardi di dollari erano stati bruciati nel giro di tre mesi. I più alti dirigenti a quel punto avevano già venduto le loro quote e realizzato enormi profitti, mentre il disastro ricadde quasi interamente sulle spalle di quei dipendenti cui ara stata offerta la possibilità di acquistare



L'articolo completo di Vittorio Pelligra sul numero 4 di L'economia civile del 21 aprile 2021


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