mercoledì 2 giugno 2021
Le Officine tematiche del modello Friuli
COMMENTA E CONDIVIDI

Subito dopo il gravissimo terremoto che colpì il Friuli nel 1976, 125mila persone firmarono per chiedere l’istituzione di una università, cosa che avvenne l’anno successivo nell’ambito della Legge sulla Ricostruzione. I friulani consideravano la nuova università un necessario punto di riferimento per la ripartenza. Ed in effetti l’Università di Udine, in poco più che 40 anni, ha contribuito a rendere lo sviluppo economico- sociale del Friuli inclusivo, sostenibile e basato anche sulle tecnologie avanzate. Ma il modello Friuli negli ultimi anni ha dato segni di rallentamento.

Nonostante la persistenza di imprese innovative ed esportatrici e – perché no - la pluriennale permanenza in serie A dell’Udinese Calcio, il Friuli sembra aver smarrito lo spirito della ricostruzione. Le dinamiche di globalizzazione sono state spesso sofferte, invece che sfruttate, e uniformità e individualismo hanno un po’ messo in ombra innovazione e agire collettivo. È anche per questo che l’Università di Udine ha ritenuto necessario ribadire e rilanciare la propria mission fondativa attraverso nuove attività di trasferimento di conoscenze progettate e implementate insieme agli attori del territorio, con grande attenzione a quelli appartenenti al Terzo settore.

L’Ateneo ha così stanziato 600mila euro attivando, dal 2017, il progetto Cantiere Friuli con l’obiettivo di lanciare nuove idee e progetti da mettere a disposizione dei decisori politici e della popolazione. L’organizzazione del progetto è suddivisa tra un livello centrale e uno decentrato, dove operano le Officine Tematiche, nelle quali docenti e soggetti del territorio lavorano insieme su temi specifici: Demografia e territorio; Sistemi di supporto avanzato alle decisioni strategiche; Rigenerare il capitale territoriale; Nuovi fattori produttivi e nuova imprenditorialità; Rigenerare la città e il territorio; Persone, comunità e servizi sociosanitari; Autonomia e istituzioni; Montagna. In particolare, le Officine, che includono attività di analisi dei bisogni, di progettazione e di comunicazione, hanno un approccio interdisciplinare. Ogni Officina prevede un 'capo officina', con funzioni di coordinamento di un comitato a composizione mista. In questo modo si concretizza lo scambio tra il sapere dell’accademia e l’esperienza che proviene dal territorio, dando attuazione alla Terza missione.

Come in tutte le officine, ci sono anche gli artigiani, termine che riassume l’idea progettuale in quanto si vuole dare forza e valore proprio al saper fare di chi praticamente svilupperà la ricerca creando il prodotto finale. I tempi di realizzazione dei singoli progetti variano a seconda delle specifiche tematiche delle Officine, ognuna delle quali ha un budget a propria disposizione, a valere su fondi dell’Ateneo, tarato sulle esigenze di ricerca e di operatività interna ed esterna e che viene utilizzato per attivare collaborazioni di ricerca, l’acquisto di materiali di lavoro, la realizzazione di workshop e di eventi di diffusione dei risultati, ecc. All’interno del Cantiere Friuli è stato anche attivato il Punto Impresa, uno sportello rivolto alle aziende locali con l’obiettivo rafforzare le sinergie tra mondo imprenditoriale e mondo accademico, fungendo da primo punto di contatto per le imprese che abbiano necessità di collaborare con l’Ateneo su ricerca, didattica e assunzione di laureati.

In particolare, attraverso il Punto Impresa, le imprese possono esprimere le proprie esigenze di innovazione ed essere indirizzate verso la struttura universitaria più adeguata rispetto ad un preciso ambito di ricerca, campo di indagine e prova sperimentale. Di fatto, negli ultimi anni, l’idea e il nome del Cantiere Friuli sono diventati la cifra del coinvolgimento dell’Università di Udine sul territorio.

andrea.piccaluga@santannapisa.it

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: