venerdì 6 agosto 2021
Il responsabile della direzione Impact di Intesa Sanpaolo: le realtà social i rispondono ai bisogni primari. Aumenta la capacità di fare rete. E l’inclusione è centrale nel Pnrr
Marco Morganti: "Occasione storica per il Terzo Settore"
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"Ci sono tutte le condizioni affinché il Terzo Settore possa ripartire velocemente e alla grande". A parlare è Marco Morganti, responsabile della direzione Impact di Intesa Sanpaolo e uno dei massimi esperti di Non Profit ed economia sociale (soprattutto per gli aspetti finanziari) avendo creato nel 2007 quella Banca Prossima, realtà che poco più di due anni fa è stata inglobata nella “casa madre”, per volontà dell’amministratore delegato Carlo Messina con lo spirito di arricchire ancora le esperienze del Gruppo.

Da dove nasce il suo ottimismo?

Anzitutto c’è la combinazione di due caratteristiche del Terzo Settore che possono rivelarsi un vantaggio in questa fase. Il primo beneficio può derivare dal fatto di svolgere attività che rispondono a bisogni primari (dalla sanità ai servizi educativi, senza trascurare gli aspetti ambientali e culturali): chi offre servizi essenziali riparte prima rispetto ad altri settori più voluttuari. Il secondo punto di forza è dato paradossalmente dalla “leggerezza” del Non profit (forte di pochi asset reali e immobiliari da fornire a garanzia per la concessione del credito secondo i criteri di valutazione standard): se hai una struttura poco pesante puoi rialzarti rapidamente. A rialzarsi una lepre impiega sempre meno tempo di un elefante. Ma ci sono anche altri aspetti che mi lasciano ben sperare.

Quali?

Incontrando enti e organizzazioni sul territorio negli ultimi mesi ho riscontrato entusiasmo e determinazione nel superare le divisioni e nell’andare oltre l’individualismo accentuato che troppe volte ha contraddistinto i soggetti del Non Profit in passato. Il Terzo Settore è un insieme di bellissime realtà che però finora sono rimaste isolate e si sono rivelate incapaci di fare rete. Per questo in molti casi è stata la banca a farsi promotrice di reti tra i suoi clienti: in Sanità, nello Sport, nell’Energia. Adesso la voglia di confrontarsi per immaginare soluzioni di sistema sta aumentando ed è un segnale di maturità da non sottovalutare. Credo che sia un effetto “positivo” della pandemia.

La banca che ruolo può giocare per dare un nuovo slancio al Terzo Settore?

Il Terzo Settore ha subito un colpo molto forte dalla crisi, ma costruendo alleanze con banche, istituzioni, sindacati, associazioni industriali può essere protagonista del Pnrr e della ripresa del Paese. Di questi temi si è parlato nei quattro appuntamenti di “Noi ripartiamo”, il road show digitale che abbiamo organizzato come Intesa Sanpaolo Prossima proprio per definire una nuova agenda del Non profit. L’iniziativa è andata talmente bene che stiamo organizzando una quinta tappa per settembre a Torino in cui fare una sintesi dei tanti spunti progettuali emersi. Non è stato un tour promozionale, ma un’occasione per incontrarsi dopo tanto tempo e parlare di come crescere: il Terzo Settore nell’efficienza e Intesa Sanpaolo nella capacità di servirlo con soluzioni innovative: ciò che ci è riconosciuto come tratto caratteristico.

Qual è l’obiettivo dei nuovi progetti Impact che avete lanciato?

Abbiamo deciso di rafforzare l’impegno verso i cittadini che hanno difficoltà di accesso al credito secondo i parametri convenzionali. Nei prodotti destinati loro seguiamo sempre i criteri impact (tassi contenuti, tempi di restituzione lunghi e nessuna garanzia richiesta). Si tratta di un modello inclusivo - in un sistema bancario che tende troppo spesso ad escludere - che lanciammo con Banca Prossima e che abbiamo trasferito direttamente in Intesa Sanpaolo. L’attività di inclusione finanziaria, che conta già altri quattro prestiti, ora viene irrobustita con tre nuove iniziative realizzate attraverso il Fund for Impact: “per Esempio” destinato ai volontari del Servizio Civile, “per Crescere”, per i genitori con figli in età scolare, e “per avere Cura”, destinato alle famiglie con persone non autosufficienti. Si tratta di proposte che si aggiungono alle altre già disponibili, come “per Merito” per gli studenti universitari, “mamma@work” per le giovani mamme lavoratrici e “Obiettivo Pensione” per chi non ha maturato i requisiti pensionistici ma ha perso il lavoro.

Crede che la funzione del Terzo Settore sia ancora sottovalutata dalle istituzioni? In tal senso la modalità della co-progettazione può rappresentare una svolta?

La co-progettazione, che fa parte dell’eredità di Banca Prossima (siamo nati e cresciuti nella contaminazione con il Terzo Settore) e che Intesa Sanpaolo si è data come approccio metodologico in campo Impact, è la pratica ideale per stimolare il processo di generazione del bene comune. La considerazione nei confronti del Terzo Settore comunque è cresciuta negli ultimi tempi. Forse non tutti hanno colto che nel Pnrr c’è un grande spazio dedicato al Terzo Settore. Nel piano si mette al centro questa leva in modo molto concreto e anche quando il Non profit non viene citato direttamente. Per esempio, quando si parla di sostegno al turismo, che non è solo catene alberghiere ma anche tanto Terzo Settore. Per non parlare delle risorse previste per la coesione sociale, oppure per l’inclusione lavorativa, obiettivi conseguenti del nostro lavoro quotidiano. A ciascuno di questi capitoli vengono affidati fondi mai visti prima. Ecco perché il Terzo Settore deve attrezzarsi, soprattutto nella digitalizzazione e nel ricambio generazionale. Non cogliere l’opportunità del Pnrr sarebbe imperdonabile.

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