mercoledì 23 novembre 2022
Al via la seconda edizione del progetto Talento giovane al Gemelli, dove i ragazzi del servizio civile accompagnano i pazienti alle visite. Un percorso in cui si rafforzano empatia e solidarietà
Mano nella mano: con i giovani di TaGG l'ospedale non è più un labirinto
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Un grande ospedale romano. Percorsi colorati che indirizzano tra un’ala e l’altra, padiglioni e piani diversi. Lo sguardo spesso rivolto ai grandi tabelloni dove sono indicate tutte le specialità mediche, affiancate dalle lettere dell’alfabeto a definirne l’ambulatorio preciso. La fretta di far tardi ad una visita importante, magari prenotata da tempo. La preoccupazione di ricevere una diagnosi non sempre rosea. E così è facile perdersi e vagare smarriti per i corridoi in cerca di una “bussola umana” che indichi la strada. Una soluzione, da un anno a questa parte è arrivata con TaGG, il progetto Talento giovane al Gemelli, partito a giugno 2021 con 20 volontari ed ora alla sua seconda edizione con altrettanti giovani e un “assetto” più multiculturale. Ragazzi in felpa bianca che, attraverso l’esperienza del servizio civile attivata dalla Fondazione Agostino Gemelli Irccs con Unitalsi presente nell’ospedale romano da molti anni e l’Associazione universitaria di cooperazione internazionale (Auci), accolgono all’ingresso i pazienti e li accompagnano sin davanti alla stanza dove li attendono i medici. Solo nel primo anno sono stati più 20mila gli utenti aiutati. Sorrisi e ormai un orientamento ben saldo offrono così un servizio importante per chi arriva per la prima volta in ospedale, che di fatto è una città della salute nella Capitale. Un servizio valutato tramite Qr code dagli utenti con una media di 4.9/5, a cui da giugno scorso si è aggiunto anche Gemelli Interpreter, cioè giovani di seconda generazione o studenti stranieri in Italia che mettono a disposizione la loro conoscenza di lingue utilissime come l’afghano, l’arabo, il bengalese, per coadiuvare il personale medico nella comunicazione con i pazienti che non parlano l’italiano. Ma è soprattutto il bagaglio di bei ricordi che lascia nel cuore dei volontari TaGG a descrivere meglio di tutti il valore aggiunto di questo progetto, nato dal fatto che molto spesso gli stessi dipendenti si vedono fermare nei corridoi o bussare in ufficio da pazienti che hanno sbagliato stanza o si sono persi. E non sono solo anziani. Perché allora non mettere in atto quella «carità creativa», come la definiva Benedetto XVI, si è chiesto uno di loro. Da qui l’idea di dare un’occasione ai ragazzi di far emergere il loro talento, la loro empatia, dare loro opportunità di crescita interiore importanti. E, dopo un anno di servizio, le parole con cui ringraziano l’ospedale raccontano di ragazzi cambiati, cambiati dal contatto con la sofferenza e cambiati nell’idea di quale futuro lavorativo vogliono intraprendere.

«Il Gemelli e l’Unitalsi hanno creduto nel progetto e in noi. Sono stati dodici mesi che hanno richiesto costanza, impegno e, onestamente, tanta pazienza, ma ne sono valsi la pena – scrive Emanuele al referente del progetto –. L’esperienza di servizio civile la porterò per sempre nel cuore. È arrivata in un momento della mia vita in cui ne avevo veramente bisogno. Il servizio svolto lì al policlinico ha un valore aggiunto, quel valore aggiunto sono tutte le persone abbiamo aiutato. Perché valore aggiunto? Perché io credo che aiutando le persone si aiuti anche se stessi. Mettersi a disposizione degli altri è qualcosa che ti arricchisce sempre, in particolar modo in un contesto così delicato come può essere un ospedale». I dubbi dei primi giorni hanno lasciato subito lo spazio alla volontà di aiutare gli utenti del policlinico romano. «Un pomeriggio ero di turno, all’ingresso principale, quando una signora si avvicina al nostro banchetto per chiederci una mano – ricorda – aveva bisogno di un aiuto a trasportare le valigie della madre appena dimessa dal ricovero. Mi offro allora di aiutarla. Trasportando le valigie ho avuto modo di parlare con madre e figlia e il loro entusiasmo per aver ricevuto un aiuto così semplice, ma così fondamentale per loro, mi ha fatto capire quanto importante fosse il nostro servizio, anche per una cosa così semplice, come aiutare a portare dei trolley». A questo si sono affiancati anche pomeriggi più spensierati, come il set fotografico organizzato grazie allo IED (Istituto europeo di design), in cui giovani fotografi hanno immortalato giovani volontari. « Penso che il servizio civile sia una grande opportunità per tutti i giovani – dice alla fine Emanuele –. Per chi non sa ancora che strada prendere è un aiuto prezioso per capire cosa voler fare, per chi invece ha già le idee più chiare è comunque un ottimo terreno di prova per mettersi in gioco e misurare le proprie capacità. Mi ha aiutato e fatto crescere molto, sia professionalmente che personalmente, e sono certo che sarà così per tutti coloro che saranno coraggiosi e altruisti abbastanza da volersi cimentare in questa avventura». Ma non è un semplice accompagnamento TaGG. I ragazzi infatti si sottopongono a due mesi di preparazienti, parenti o cittadini in visita in maniera più adeguata – spiega monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’università Cattolica del Sacro Cuore –. Questo servizio mette insieme lo spirito dell’ateneo con le capacità dei giovani e gli strumenti da loro utilizzati. E c’è dietro un duplice guadagno, soprattutto con l’assistenza linguistica la comunicazione medica è più immediata e chiara e la crescita umana di questi ragazzi è molto evidente, perché i giovani vengono spinti anche ad una assunzione di responsabilità all’interno di una grande struttura come il Gemelli». Anche nei momenti di formazione, avvenuta proprio grazie ai dipendenti dell’ospedale, si è toccata con mano «la grande passione e dedizione di questi giovani, la loro motivazione forte, la loro voglia di fare».

L’apprezzamento avuto dai pazienti è stato tanto, continua il vescovo Giuliodori, «anche perché questi giovani hanno vissuto e vivono questo percorso nello spirito del servizio civile, assimilando i valori del prendersi cura e della solidarietà. Un circolo virtuoso che ha permesso a tutti di crescere, anche nella nostra organizzazione che ha compreso ancor di più l’importanza del volontariato. Ma è in generale tutto il clima dell’ospedale che è cambiato in positivo, perché anche il personale tecnico amministrativo ha compreso che il proprio lavoro non è tutto burocrazia, perché il sorriso e lo slancio di questi giovani è davvero contagioso». L’avventura di essere volontari al Gemelli con il progetto TaGG l’ha vissuta anche Gennaro, 28 anni. «Con spirito di servizio, predisposizione all’ascolto e all’aiuto di chi è in difficoltà abbiamo iniziato questa esperienza dopo due mesi di preparazione, per imparare a conoscere il Gemelli, una struttura grande e labirintica – esordisce –. Ammetto che i primi due mesi di servizio effettivo siano stati molto faticosi, perché passare dalla parte teorica all’atto pratico non è sempre facile, ma tenaci e volenterosi abbiamo saputo accogliere ed affrontare la “sfida” impegnandoci in ciò che ci riesce meglio: l’aiuto delle persone in difficoltà ». Sì perché non di rado questi ragazzi si sono sentiti «angeli custodi », magari nell’ascoltare le persone anziane che raccontano parte della loro vita, con annesse difficoltà e gioie, «è stato gratificante sentirsi chiamare al servizio del meno fortunato di noi, è stato appagante sentirsi dire: “Grazie senza di te non avrei mai raggiunto il posto, oppure non avrei saputo come fare”». Ma allo stesso tempo, continua Gennaro, «è stato un colpo al cuore magari ascoltare e vedere situazioni davvero delicate e che ti fanno sentire davvero piccolo di fronte alla forza di volontà di alcuni adulti e bambini. Sono stati proprio loro ad insegnarci molto, dandoci davvero una grande lezione di vita, che se pur dura va affrontata sempre col gentilezza e col sorriso sul volto».

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