mercoledì 7 aprile 2021
Un’azienda deve sempre porsi come tramite tra le esigenze del mercato e la capacità di realizzare soluzioni in grado di generare valore
La necessità di discernere
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Nello scorso articolo abbiamo visto come la complessità sia un fattore esogeno all’impresa: un elemento fondamentale che tuttavia non modifica la sostanza del suo fare. Infatti, qualunque sia il contesto in cui opera, globale o locale, ad alta competizione o di nicchia, un’azienda deve sempre porsi come tramite tra le esigenze del mercato e la capacità di realizzare soluzioni in grado di generare valore. Deve fare sintesi o, volendo usare un’immagine metaforica chiara, deve saper trovare comunque e sempre '"l’ago nel pagliaio".

Da questa riflessione nasce la necessità di recuperare il significato profondo della parola di oggi: 'discernere'. Termine che proviene dal latino e dall’unione del prefisso "dis", che introduce un’azione da realizzare bene e con forza, con il successivo verbo 'cernere' che indica, per l’appunto, una scelta. Dunque una 'cernita' da fare con grande cura. Un verbo che in modo plastico è ben raffigurato dal mestiere del cercatore d’oro che per trovare una pepita compie una ricerca continua e paziente. "Mutatis mutandis" quello che dovrebbero fare le imprese la cui finalità è proprio quella di generare valore recuperando "l’oro" presente in ogni persona e in ogni contesto, miniere spesso nascoste e inaccessibili.

Iòl verbo discernere, pensando invece al lavoro nell’orto, rimanda a due comportamenti tipici di una cernita: il primo è quello in cui serve riempire di terra il setaccio per recuperare la materia prima utile alla cernita successiva. Per un’azienda è il momento della raccolta delle informazioni e di tutte quelle attività d’impostazione e pianificazione del lavoro a cui giustamente il project management dà estremo risalto. È il momento della formazione di cui ben conosco l’importanza, essendo alla fine il lavoro che più amo: un’attività strategica ma che spesso viene lasciata ai margini, quasi che la raccolta della terra fosse un momento ininfluente nel processo decisionale. Il secondo invece rimanda alla 'cernita' vera e propria: l’atto delicatissimo in cui una persona, spesso un team, ricerca e trova le soluzioni. Trovando l’oro per l’appunto, dopo aver a lungo individuato il filone giusto e focalizzato su di esso ogni sforzo. Tutti abbiamo fatto l’esperienza di quanto dolgano le braccia durante il lavoro di setaccio, così come ben sappiamo quanto sia faticoso sviluppare un processo decisionale che porti ad una sintesi compiuta attraverso il coinvolgimento e la condivisione. Eppure sono comportamenti decisivi, perché diversi e complementari. Per arrivare ad una scelta efficace e programmare delle azioni efficienti serve prima accumulare materiale e poi togliere quello che non serve. Per arrivare a un giusto "fare" serve passare da un ottimo "sapere". E perché questo accada, tanto più nella complessità, è fondamentale scommettere con umiltà sulla propria intelligenza ma sapere che quella collettiva, se sviluppata con cura, sarà sicuramente maggiore e più incisiva.

Due parole contraddistinguono ancora questo processo: sapere e consapere. Due parole semplici nella loro grandezza. La prima non indica certo il sapere intellettuale, quello che crediamo riposi solo nelle scuole, ma rimanda al sapore, a ciò che dona sale alla vita. Una conoscenza che si pone al servizio delle soluzioni e contribuisce alla loro realizzazione. Un sapere profondo e pratico assieme. La seconda, aggiungendo il prefisso "con" al sostantivo, sembra quasi dirci che la consapevolezza, quel sapere che può aprirci alla verità, è raggiungibile solo grazie all’aiuto di altre persone. Consapevolezza intesa allora come processo comune teso ad un obiettivo positivo comune. Concetto semplice a dirsi ma che risulta essere per chi gestisce team e persone difficilissimo a farsi. Ma anche di questo parleremo nei prossimi numeri.

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