mercoledì 6 ottobre 2021
Per valorizzare i beni comuni bisogna accrescere il livello di fiducia nelle comunità La storia della coalizione magrebina nella Tunisia dell’XI secolo insegna quale sia il valore della reputazione
Investire in reputazione per costruire fiducia
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Nell’ultima puntata di 'La cura delle radici' (EC 8 settembre, ndr) abbiamo concluso affermando che se vogliamo tutelare e valorizzare i beni comuni dobbiamo agire per accrescere il livello di fiducia tra i membri delle nostre comunità e, con essa, la nostra capacità di fare le cose insieme. Si può e si deve investire in questo senso. Ma come? Quali sono le vie principali per stabilire legami fiduciari anche tra estranei anche in gruppi molto ampi, anche tra persone che possono avere interessi in conflitto tra di loro? Le strategie, a riguardo, sono plurali. Vorrei iniziare dalla più semplice e intuitiva, ma non per questo meno potente: la reputazione. Nell’XI secolo, in tutta l’area del Mediterraneo, si svilupparono i commerci navali di lunga distanza che molto contribuirono alla crescita economica dell’Europa, in quegli anni. Questo genere di attività presentava non poche difficoltà, infatti si basava sull’impiego di agenti all’estero, di collaboratori ai quali veniva affidata la merce da trasportare e vendere nei mercati di destinazione, a volte anche molto distanti dal luogo di origine. Questo determina dei problemi non di poco conto visto che, come sottolinea lo storico Carlo Maria Cipolla, l’agente che commerciava utilizzando il capitale di qualcun altro avrebbe potuto facilmente sparire con il capitale o ingannare i suoi soci relativamente alla quantità di merce venduta, al prezzo, alle condizioni di arrivo.

A migliaia di chilometri di distanza come sarebbe stato possibile verificare le sue affermazioni e i suoi comportamenti? Il sistema legale non era sufficientemente sviluppato e, in ogni caso, lento e farraginoso. Queste condizioni difficili avrebbero potuto ostacolare in maniera decisiva lo sviluppo del commercio di lunga distanza, ma non lo fece. Perché i mercanti iniziarono a sviluppare strumenti capaci di superare queste diffi- coltà. Lo storico economico Avner Greif ha ricostruito la particolare vicenda della 'coalizione magrebina', un gruppo di mercanti ebrei originari della Persia che nell’XI secolo si stabilirono in Tunisia. Si trattava di un gruppo numeroso e molto omogeneo. I mercanti reclutavano i loro agenti all’interno dello stesso gruppo e a questi promettevano oltre alla normale remunerazione anche dei bonus in caso di esecuzione precisa degli ordini e di successo degli affari. Ma se le cose andavano male, la fiducia veniva tradita, si scopriva, cioè, che l’agente aveva approfittato della situazione e frodato il mercante, allora per questi scattavano le sanzioni. Nessuna sanzione formale, perché, come abbiamo detto il sistema legale non era sufficientemente affidabile, ma delle sanzioni informali. Non solo l’agente perdeva il bonus e veniva licenziato, ma le informazioni circa la sua condotta passata venivano fatte circolare tra tutti i membri della coalizione che si impegnavano reciprocamente a non impiegare mai più un agente truffaldino.

La possibilità di trovare nuovamente qualcuno disposto ad assumere un agente inaffidabile era praticamente nulla. Nel lungo periodo il costo associato a questa prospettiva era di gran lunga maggiore dei possibili guadagni che un agente avrebbe potuto ottenere facendo la cresta sugli affari del suo datore di lavoro. Per questo ogni agente aveva un fortissimo interesse a sviluppare una reputazione cristallina di onesta, affidabilità ed efficienza. L’effetto deterrente dell’esclusione dalla coalizione rende l’applicazione della stessa sanzione non necessaria perché gli accordi di rispetto e affidabilità diventano convenienti tanto per il commerciante che per i suoi agenti. Il ruolo della coalizione, in questo caso, è quello di aggregare e diffondere informazioni circa la storia passata degli agenti che i singoli mercanti avrebbero avuto difficoltà a reperire da soli. È il basso costo di accesso a questa conoscenza che rende la reputazione un meccanismo estremamente potente per spingere soggetti con interessi potenzialmente confliggenti verso la cooperazione che, poi, va a beneficio di tutti. Vedremo come questo stesso meccanismo viene utilizzato oggi e come lo stesso può aiutarci a mitigare le inefficienze connesse alla tragedia dei beni comuni.

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