All’inizio della mia carriera manageriale ho lavorato accanto ad un amministratore delegato molto noto ai tempi, che mi ha insegnato l’importanza dell’analisi dei dati e di valutare non solo l’effetto ma, soprattutto, la causa dei fenomeni. Questa competenza mi ha permesso, in questi anni trascorsi al fianco di tante Società benefit, di cogliere alcune variabili “statisticamente rilevanti” e spesso riconducibili alla presenza di determinati valori che fanno parte, in molti casi, della storia dei fondatori. Valori che l’Università di Bergamo, in una ricerca di qualche anno fa, aveva individuato nella cura delle persone, delle loro relazioni e nell’attenzione al territorio. Ovvero quel bene comune di cui spesso abbiamo parlato su queste colonne.
È quanto percepisco anche durante l’incontro con Marco Durante, fondatore e amministratore di Ingo Srl Società benefit, e sua figlia Serena, responsabile marketing. Un’altra impresa familiare, diversa e nel contempo simile ad altre che hanno intrapreso questo percorso, nel quale accanto a delle solide competenze e capacità manageriali, si radicano modalità proprie di vivere l’impresa, le relazioni con gli stakeholder e, direi, quei valori che rendono la vita e il lavoro pieni di senso.
«La mia prima azienda – mi racconta Marco – nasce nel 1988 in un momento connotato da una crescita vorticosa delle attività di customer care, dapprima solo telefoniche e poi sempre più integrate alle soluzioni tecnologiche. Oggi Ingo conta più di 800 dipendenti, con 4 sedi in Italia e una presenza, attraverso X-Cally, una società del Gruppo che si occupa di piattaforme tecnologiche, in numerosi Paesi nel mondo. Ma tutti noi sappiamo bene che se siamo stati capaci di attraversare il cambiamento che ha travolto il nostro settore è solo perché abbiamo sempre cercato di avere un rapporto trasparente e autentico con le persone che lavorano con noi, a partire dai collaboratori e poi con tutti gli altri stakeholders, anche quando tanti competitor aprivano filiali all’estero. Per questo motivo ci è sembrato coerente diventare Società benefit. Era in fondo un modo naturale per continuare il percorso iniziato molti anni prima».
Oggi è Serena a proseguire nel solco di questi valori ed è bello leggere nel suo sguardo e nelle parole la stessa passione. «Sicuramente stando a fianco di mio padre ho vissuto questo modo di fare impresa, ricco di competenze tecnologiche e umanità, ma questa sensibilità è anche il portato della mia generazione. A me, come a tanti altri giovani, interessa questo sguardo diverso sull’ambiente e sulle persone, questo modo di fare impresa in cui il lavoro e la quotidianità possono trovare numerosi punti d’incontro. Anche per questo in Ingo abbiamo dato vita a diverse iniziative di welfare: dalle attività di counseling gratuito per i collaboratori alla presenza in azienda di un’osteopata, dall’utilizzo dello smart working alla formazione su aspetti professionali e personali. Il nostro impegno riguarda in primis le nostre persone, ma proviamo anche a guardare oltre, sostenendo iniziative benefiche in collaborazione con Croce Rossa e Telethon. Senza dimenticarci dell’attenzione verso l’ambiente: già da un po’ Ingo ha scelto di avere un parco auto ibride o plug-in. Tutto concorre al nostro impegno nel creare un’impresa innovativa, sostenibile ma anche nel fornire il nostro contributo alla società che ci circonda».
So però che un’altra cosa sta molto a cuore a Marco. «Credo che il bene comune sia tale quando fa parte del fare impresa e del suo core business, non può esserne avulso. Per noi che ci occupiamo di tecnologia ha voluto dire mettere a disposizione le nostre competenze per riflettere in numerosi incontri anche internazionali sul rapporto tra etica e intelligenza artificiale e per lavorare sul digital device. Credo che il valore di una Società benefit sia mettersi a disposizione del mondo in cui l’azienda è immersa, ben sapendo che è tanto quello che possiamo dare ma è anche tanto quello che possiamo ricevere».