mercoledì 20 ottobre 2021
L'originale rivisitazione delle opere di misericordia corporale nella rilfessione di Giannozzo Pucci: "Altro che gesti devozionali, è un programma politico"
Condividere e riparare: la rigenerazione del bene comune
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Non fosse stato per quell’incidente da ragazzo, Giannozzo Pucci avrebbe fatto volentieri il contadino. Non che di agricoltura non si sia occupato, intendiamoci: è stato tra i primi a impegnarsi per il recupero delle razze animali toscane minacciate dall’estinzione ed è stato il promotore della Fierucola, manifestazione che può essere considerata l’antesignana degli innumerevoli mercati a chilometro zero oggi diffusi in tutto il Paese. Nato a Firenze nel 1944 e discendente da una famiglia di antica nobiltà, Pucci ha un tempismo tutto suo, che lo porta a giocare spesso d’anticipo rispetto all’opinione pubblica. È stato tra i pionieri del movimento antinucleare e animatore delle Liste Verdi nella stagione aurorale degli anni Ottanta. Intuitivo ed eclettico, è sempre pronto a lasciare presidenze e incarichi quando si accorge che la spinta ideale sta cedendo il posto all’opportunismo. «Così non corro il rischio di diventare uno specialista», scherza. In compenso, ha collezionato un’invidiabile serie di incontri con figure straordinarie, dalla mistica Angela Volpini a Lanza del Vasto (che lo ha iniziato alla nonviolenza), dal filosofo Ivan Illich a Masanobu Fukukoa, Wendell Berry, Vandana Shiva e altri protagonisti del pensiero ecologista. «Mi sono convinto abbastanza presto che dovevamo smetterla di parlare di economia alternativa – racconta –. A essere alternativa è semmai la tecnica, con la sua pretesa di contraddire i princìpi della morale naturale che ritroviamo nella morale cattolica. Bisogna prestare ascolto alle costanti universali di cui papa Francesco si è fatto portavoce mediante la Laudato Si’. Lo dico con piena convinzione: quell’enciclica è il gesto più importante che la Chiesa abbia compiuto negli ultimi secoli. Al tema dell’ambiente, che molti si ostinavano a considerare marginale, è stata riconosciuta un’urgenza etica che finalmente è sotto gli occhi di tutti e che nessuno può più permettersi di ignorare».

Sono le considerazioni che stanno all’origine di La rigenerazione del bene comune (pagine 90, euro 12,00), il pamphlet-manifesto con il quale Pucci lancia la sua "visione ecologica di governo". Come i precedenti, tra cui spicca La rivoluzione integrale del 2017, anche il libro attuale è edito dalla Libreria Editrice Fiorentina, la storica sigla nota per le opere di don Lorenzo Milani che Pucci ha rilevato nel 2004. «Di solito ci si preoccupa di proclamare la propria laicità – osserva –, ma la Lef non è affatto una casa editrice laica nel senso di distaccata fino all’indifferenza. Diffondere un messaggio ci interessa più che vendere migliaia di copie». A proposito di laicità: il filo conduttore della Rigenerazione del bene comune è costituito da un’originalissima rivisitazione delle opere di misericordia corporale. «Che per me sono un programma politico, non una rassegna di gesti devozionali o, peggio, un catalogo di buone maniere – rivendica Pucci –. L’unico modo per uscire dal conflitto tra le libertà individuali e lo Stato sta nel riconoscimento della comunità come luogo di autentica sovranità. Non sono io a sostenerlo, è la Costituzione a farlo quando, all’articolo 2, "riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali". Questo non è un ideale astratto, è un’indicazione di governo che proprio attraverso le opere di misericordia può trovare applicazione concreta».Si parte dai basilari «dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati», che Pucci integra con notazioni aggiornate alla situazione contemporanea. «Il cibo dev’essere sano – afferma – e l’acqua va sottratta da ogni forma, anche surrettizia, di privatizzazione. Senza dimenticare che l’esigenza di mettere le risorse idriche al riparo da contaminazione e inquinamento. Prima di donare qualcosa, insomma, occorre essere sicuri della sua salubrità. Se così non è, ci si impegna per rimediare».

Come? «Anzitutto organizzandosi – ribadisce Pucci – e riconoscendo le competenze di chi, vivendo nel territorio, può suggerire interventi ancora più efficaci di quelli escogitati dagli esperti di turno. È in questo senso che si dovrebbe rivitalizzare la virtù ancestrale dell’ospitalità, a sua volta censita tra le opere di misericordia. Le città hanno trasformato tutti noi in pellegrini, adesso sta a noi di reagire rendendo nuovamente ospitali case e città. Il tratto distintivo di questa azione comunitaria sta nel superare l’iniziativa episodica per puntare al disegno d’insieme. Si visitano veramente gli ammalati riducendo l’impatto delle malattie e si visitano i carcerati coinvolgendoli nella transizione ecologica. Quanto al "vestire gli ignudi" non possiamo dimenticare come l’industria della moda a buon mercato abbia responsabilità impressionanti nello sfruttamento dei lavoratori e nell’inquinamento». La rimodulazione più sorprendente riguarda la sepoltura dei morti. «Qui è la riflessione sullo scarto che si impone – avverte Pucci –. Ridurre i rifiuti comporta la necessità di evitare che la morte venga rifiutata. Le conseguenze sono molte, compresa quella di superare il modello delle necropoli standardizzate per tornare ai piccoli cimiteri di campagna, dove i corpi vengono affidati alla terra nudi o tutt’al più in sacco di tela, in modo da essere riassorbiti dolcemente nel ciclo della natura. In parallelo, i disastri causati dal meccanismo dell’obsolescenza programmata possono essere contrastati introducendo l’obbligo della riparabilità. Anche gli oggetti, come gli esseri umani, vanno sottratti alla logica dello scarto». Nella Rigenerazione del bene comune Pucci si limita a elencare una serie di spunti, che chiedono di essere attuati nei diversi contesti. «Il pericolo da scongiurare – conclude – è che ci si pensi illuda di sostituire un metodo con un altro metodo, magari un po’ più virtuoso. Il vero bene comune, infatti, è un’esperienza di comunità, non una buona pratica alla quale adeguarsi». La Giuria della 6° edizione di International Food & Sustainability Bologna Award ha appena deciso di conferire a Giannozzo Pucci il riconoscimento Bologna Award - City of Food Master 2021, istituito per individuare e valorizzare le personalità che si sono distinte nella sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, dell’educazione ambientale, della prevenzione degli sprechi.

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