Quella delle case cooperative a Milano è una crisi abitativa senza precedenti

Il modello che per decenni ha garantito alloggi a prezzi accessibili è paralizzato dallo stallo dovuto alle inchieste sui permessi facili agli investitori
December 28, 2025
Quella delle case cooperative a Milano è una crisi abitativa senza precedenti
Europa, Italia, Milano - Vi sta dal drone del Castello Sforzesco e del nuovo Skyline di Milano con grattacieli moderni; inchiesta urbanistica a Milano
Le cooperative hanno garantito ad un milione di italiani negli ultimi settant’anni la possibilità di avere quella casa a prezzi accessibili, inferiori a quelli di mercato, che oggi è diventata un mantra delle politiche abitative nazionali ed europee. Peccato che nella città simbolo del “paradigma estrattivo” dove i fondi immobiliari hanno fatto affari d’oro grazie a norme urbanistiche a maglie larghe mentre le famiglie sono state progressivamente espulse, questo modello virtuoso è al momento fuori gioco. Paralizzato dall’incertezza che regna nel settore dopo le inchieste sui cosiddetti permessi facili.
Alessandro Maggioni, presidente del Consorzio cooperative lavoratori, promosso da Acli e Cisl e radicato a Milano e provincia, è convinto che non servano leggi speciali né piani Ue, peraltro con finanziamenti esigui, per risolvere l’emergenza, ma una riflessione complessiva sulle città, perché la questione casa non è solo una costola del welfare ma un elemento di quel puzzle che è la programmazione urbanistica. Passata da una regolamentazione eccessiva ad una troppo aleatoria. «Da anni si assiste alla turistizzazione e alla finanziarizzazione delle città nell’ottica di estrarre risorse, si è data la priorità alle funzioni “antagoniste all’abitare” e si sono perse di vista quelle essenziali come i servizi e le case per quelle categorie, infermieri, insegnanti, tranvieri solo per citarne alcune, che questi servizi li garantiscono, rendendo la città un’entità viva» spiega Maggioni.
Ma un’alternativa possibile c’è ed è «l’idea di tassare gli extraprofitti dell’immobiliare di lusso, introducendo un meccanismo simile a quello proposto per le banche». «Faccio l’esempio di un immobile di lusso in via Montenapoleone che è stato acquistato dal gruppo Kering al prezzo stratosferico di 110mila euro al metro quadrato per 1,3 miliardi. Di chi è il merito dell’apprezzamento di valore di questo palazzo storico? Non certo di chi l’ha costruito ai tempi ma proprio della città perché, se questo stesso immobile si trovasse altrove varrebbe molto meno». Questo flusso di cassa aggiuntivo dovrebbe venire destinato all’edilizia pubblica, ad esempio alla riqualificazione dei tanti immobili che si trovano in stato di degrado visto che le nuove edificazioni sono al momento un miraggio, e al sostegno di quell’edilizia convenzionata che ha proprio nelle cooperative uno dei soggetti promotori.
In 51 anni di storia, ad esempio, il Consorzio ha realizzato 16mila alloggi tra le province di Milano e Monza a prezzi in media del 30% più contenuti rispetto a quelli di mercato quando si parla di vendita e del 50% in caso di locazione. Gli oltre 400 progetti sono raccontati in un catalogo “Ccl 1974-2024” presentato a metà novembre che ripercorre appunto la storia del Consorzio. La pubblicazione è arrivata in un momento delicato per la città, «segnata da una tensione abitativa senza precedenti». Le nuove costruzioni sono praticamente inaccessibili al ceto medio, molti progetti sono bloccati per le inchieste, mentre quelli di edilizia agevolata sono stati di fatto sospesi nell’incertezza generale. «Occorre ridare fiato ai processi di produzione edilizia ad oggi abbiamo 390 alloggi di cui 200 appartamenti in edilizia libera fermi in attesa di risposte attuative da parte del Comune. Ci sono famiglie che hanno investito i loro soldi e stanno aspettando di vedere iniziare i lavori. E poi ci sono altri 1300 alloggi in fase di progettazione». I numeri dell’Osservatorio sulla casa abbordabile, promossa dal Consorzio e dalla Cooperativa Libera Unione Mutualistica (LUM) in partnership con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano parlano chiaro: nel 2012 circa il 37% dei permessi edilizi era per case di cooperativa, una percentuale che è crollata qualche anno dopo per poi risalire ad una quota del 9% e infine azzerarsi negli ultimi anni. «Siamo di fronte alla crisi più grave di sempre, che molti paragonano a quella innescata dall’inchiesta di Mani Pulite negli anni Novanta – conclude Maggioni -. La nostra storia dimostra che è possibile costruire quartieri sostenibili, inclusivi e accessibili: è su questo solco che intendiamo proseguire, mettendo a disposizione competenze, visione e un modello cooperativo che ha dimostrato in cinquant’anni di saper generare valore sociale e qualità dell’abitare».

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