mercoledì 30 giugno 2021
Corsi d’acqua più puliti, aria meno inquinata, il ritorno della fauna selvatica fino nei centri città: sono gli effetti positivi della limitazione degli spostamenti e delle attività lavorative
Così il lockdown ha dato sollievo all'ambiente
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Corsi d’acqua più puliti, aria meno inquinata, il ritorno della fauna selvatica fino nei centri città: sono gli effetti positivi della limitazione degli spostamenti e delle attività lavorative durante la pandemia di Covid-19, quando milioni di persone sono state costrette in casa. Anche se non basteranno poche settimane o mesi di blocco a sradicare o invertire i danni provocati per molti anni, questo costituisce comunque un indicatore del fatto che il degrado ambientale causato dall’uomo è reversibile. Il minore disturbo esercitato dall’uomo ha consentito il recupero di spazi da parte di alcuni animali. Ad esempio, molte tartarughe marine hanno avuto più tempo per incubare le loro uova e lasciarle schiudere in pace, senza la presenza di turisti che possono provocarne lo schiacciamento accidentale o la deposizione di rifiuti sulle spiagge.

Carlos Duarte, del Red Sea Research Center (RSRC) in Arabia Saudita, ha affermato che i blocchi correlati al Covid-19 hanno accelerato il recupero degli stock ittici e di altri organismi marini, che già avevano mostrato una ripresa spettacolare dopo la prima e la seconda guerra mondiale, e questo aiuterà a conseguire più ve- locemente gli obiettivi di conservazione della fauna marina. Anche la qualità dell’acqua nei fiumi e nei corsi idrici è migliorata durante il lockdown, per effetto della riduzione degli scarichi di effluenti industriali e di altri rifiuti. In India, si è registrato un miglioramento del 40-50% della qualità delle acque del fiume Gange (il fiume sacro dell’India ma anche uno dei fiumi più inquinati al mondo). A Venezia l’acqua dei canali è apparsa più limpida, ed è stato persino possibile scoprire la vita acquatica che non si vedeva da molti anni. Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici, numerosi studi e osservazioni pubblicati nella letteratura scientifica e da organismi come la Nasa e l’Esa concordano nel rilevare una netta riduzione delle emissioni di gas-serra e degli inquinanti atmosferici.

L’analisi dei dati sulla mobilità raccolti da Google e Apple mostra che, durante il mese di aprile 2020, più del 50% della popolazione mondiale ha ridotto i propri spostamenti di almeno il 50%. Questo ha portato a riduzioni delle emissioni variabili per le diverse specie chimiche, che sono arrivate fino al 30% per le emissioni di CO2 da combustibili fossili e per le emissioni totali di NO2. I dati satellitari e le osservazioni locali terrestri hanno evidenziato queste riduzioni dell’inquinamento atmosferico. Secondo alcuni studi, sulla base di una riduzione presunta del PM2 di 2,2 microgrammi per metro cubo (17%), si stima che nel periodo febbraio-maggio 2020 siano state evitate in tutta Europa 2190 morti premature causate dall’inquinamento atmosferico, mentre a lungo termine i decessi evitati in Europa potrebbero andare da 13.600 a 29.500, a seconda degli scenari ipotizzati per il futuro. L’impatto sulle concentrazioni globali di CO2, risulta invece meno evidente a causa della lentezza dei processi di rimescolamento della CO2 atmosferica; esso non dovrebbe comunque superare i 2 ppm entro un periodo di due anni. Immaginando che le emissioni di CO2 tornino ai valori precedenti allo scoppio della pandemia entro la fine del 2021, è stato stimato che al 2030 l’effetto della riduzione delle emissioni di CO2 corrisponderebbe ad un raffreddamento di 0.01 ± 0.005 °C. Diminuzioni fino al 30% delle emissioni degli ossidi di azoto potrebbero portare a un ulteriore raffreddamento a breve termine fino a 0,01 °C nel periodo 20202025, quasi esclusivamente a causa della riduzione dell’ozono troposferico che si forma negli strati bassi dell’atmosfera per effetto di reazioni innescate dalla presenza degli NOx.

Questa tendenza al raffreddamento è compensata però dalla riduzione di circa il 20% delle emissioni globali di SO2 che indebolisce l’effetto di raffreddamento degli aerosol, causando un riscaldamento a breve termine. Di conseguenza, si stima che l’effetto diretto sul clima della risposta guidata dalla pandemia sarà trascurabile, con un raffreddamento di circa 0,01 ± 0,005 ° C entro il 2030 rispetto a uno scenario di base che riflette le attuali politiche nazionali. Al contrario, se si riuscisse a indirizzare la ripresa economica attraverso stimoli verdi e riduzioni degli investimenti in combustibili fossili, sarebbe possibile evitare il riscaldamento futuro di 0,3 ° C entro il 2050, contribuendo così al raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica.

* Membro del Direttivo di Greenaccord onlus, responsabile per i Rapporti internazionali

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