martedì 12 settembre 2023
Secondo i numeri dell'Adp research institute, nel 2022 gli aumenti salariali a livello mondo sono stati in media del 6,7% per i lavoratori rispetto a solo il 6% per le lavoratrici
Il controllo della busta paga

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In Italia, si sente sottopagato il 48% delle donne, mentre la percentuale scende al 43% per quanto riguarda gli uomini. Secondo i numeri dell'Adp research institute, nel 2022 gli aumenti salariali a livello mondo sono stati in media del 6,7% per gli uomini rispetto a solo il 6% per le donne. Non solo, a fine 2023 gli uomini prevedono di vedere la loro retribuzione aumentare in media dell'8,5%, mentre le donne prevedono aumenti salariali solo dell'8%. In base alla medesima ricerca (People at work 2023) lo scorso anno in Italia il 44% dei dipendenti ha ottenuto un incremento medio dello stipendio pari al 5,5%, mentre gli uomini affermano che la loro retribuzione è aumentata del 5,8%, rispetto al 5,2% delle donne. Hanno ottenuto un aumento il 50% degli uomini e il 36% delle donne. Sempre del 44% è la percentuale degli italiani che si aspetta che la propria retribuzione aumenti entro la fine dell'anno in corso (le aspettative sono le medesime tra donne e uomini). Gli uomini si aspettano che la loro retribuzione aumenti del 6,36% contro il 6,25% delle donne, un dato abbastanza paritario. «Potremmo dire che, nonostante l'acceso dibattito in merito al divario retributivo di genere, il problema stia peggiorando. Gli aumenti salariali delle donne semplicemente non tengono il passo con quelli degli uomini e, durante un periodo inflattivo così pesante, il problema è più grave che mai. È importante che i datori di lavoro dispongano di sistemi solidi per rilevare incoerenze e disuguaglianze nell'importo retribuito del personale in modo da poter affrontare eventuali divari retributivi di genere. In caso contrario, tale ingiustizia potrebbe perpetuarsi, portando alla mancanza di motivazione e minando la lealtà nel migliore dei casi, innescando un esodo di talento femminile che danneggerebbe gravemente la reputazione dell'azienda stessa, minacciando il suo cosiddetto employer branding», ha dichiarato Marcela Uribe, general manager Adp southern Europe.

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