Gli animali creano lavoro - Archivio
Una casa italiana su tre (33%) ospita animali da compagnia con cani, gatti, uccellini, tartarughe e anche rettili, per un giro d'affari legato alla pet economy oggi stimato da Coldiretti (su dati Eurispes) in circa 3,5 miliardi di euro a livello nazionale. Una tendenza che genera anche lavoro: dai veterinari ai negozi specializzati in cibo, accessori o tolettatura. Il 2023 ha visto un calo della percentuale di cani, gatti & c. accuditi nelle case, tornata ai livelli del pre-pandemia dopo che l'effetto lockdown legato al Covid aveva fatto salire la presenza addirittura al 40%. Gli animali più diffusi sono i cani, ospiti nel 42% delle case, e i gatti nel 34%, largamente davanti a pesci, uccelli e tartarughe. Il 13% di chi ha un animale ha preso in considerazione l'ipotesi di venir seppellito insieme, mentre uno su cinque (il 20%) ha addirittura pensato di destinargli una parte della propria eredità. Il 62% di chi ospita animali domestici spende mensilmente tra i 30 e i 100 euro e solo il 19% meno di 30 euro mensili, mentre il 15% di chi ha un animale gli dedica un budget che va dai 100 ai più di 300 euro al mese. Ma c'è anche un 4% che sborsa più di 300 euro, una percentuale praticamente triplicata rispetto all'anno precedente.
In pratica gli italiani spendono 949 milioni di euro all'anno per il mantenimento dei propri cuccioli, contro i 633 milioni destinati ai bambini. Nel nostro Paese, il numero di animali domestici è di circa 65 milioni, più degli stessi abitanti (59 milioni). Il mercato globale (che riguarda principalmente la vendita di prodotti e servizi dedicati agli animali domestici) è destinato a raggiungere i 202 miliardi di dollari entro il 2025. In questo mercato il settore del pet food rappresenta la maggior parte delle vendite, con un valore di 2,78 miliardi di euro in Italia (+6,4% rispetto al 2021) e 123,6 miliardi a livello globale, con una crescita del 45% negli ultimi cinque anni. Un altro esempio sono le assicurazioni: le polizze su cani e gatti, rappresentano un mercato in crescita, che dovrebbe raggiungere gli 11,25 miliardi di dollari entro il 2026.
Nel nostro Paese, i petshop tradizionali aumentano la loro presenza, passando da 3.161 punti vendita nel 2007 a 4.857 nel 2019, con un incremento del 54%. Crescono in maniera esponenziale anche i prodotti per l'igiene, i giochi e gli accessori dedicati agli animali domestici, per un giro d'affari di 77,2 milioni di euro, in aumento del 5,8% rispetto al 2021. Mentre sono sempre di più le persone che scelgono di godersi le vacanze assieme al proprio cane: basti pensare che durante l’estate oltre 8,5 milioni italiani hanno scelto di partire in vacanza in estate con il proprio animale da compagnia, come riportato da un’analisi di Coldiretti/Ixè. Un trend così forte da spingere la crescita a tripla cifra del mercato degli hotel pet-friendly: secondo uno studio condotto da Future Market Insights, infatti, questo specifico settore passerà dai 4,3 miliardi di dollari di valore registrati nel 2022 ai quasi 9,7 del 2032, con una crescita addirittura del 124% in soli dieci anni. Questi hotel offrono persino anche servizi di toelettatura, veterinario, dog sitting, spa e dog beach.
Cresce il pet food
Oltre 200 prodotti in quattro nuove linee per l'alimentazione degli animali, cani e gatti. Con un occhio al benessere e all'innovazione, anche con le proteine derivanti da farina di insetti. Coop continua la rivoluzione di marca, che lanciata nel 2022, sta per giungere a compimento (in totale sono oltre 5mila le nuove proposte a scaffale nell'arco di tre anni), arricchendo il segmento Pet Food.
Con questa nuova offerta l'azienda arriva a confrontarsi alla pari con le catene specializzate nel benessere degli animali. «La scelta è la stessa di tutto il prodotto Coop, cioè soddisfare bisogni differenti - spiega Domenico Brisigotti, direttore generale di Coop Italia -. Sappiamo che le famiglie che ospitano animali hanno necessità differenti e non più omogenee come un tempo. Per questo la gamma è ampia. E c'è la necessità poi di soddisfare la ricerca di tutela del potere di acquisto, che anche in questo settore è molto importante perché ormai l'impatto economico per le famiglie che ospitano animali è diventato rilevante». I prodotti sono stati elaborati con il supporto dell'Università degli Studi di Milano. A caratterizzare le linee alcuni elementi di base come il non uso di conservanti né coloranti aggiunti e attenzione agli aspetti nutrizionali oltre che al gusto. Compaiono anche in quattro snack le proteine derivanti dalla farina di insetti e in una linea c'è anche la dicitura superfood con presenza di spirulina, melograno o mirtillo. «Abbiamo formulato per la prima volta o riformulato prodotti in grado di fornire tutti i nutrienti con un corretto bilanciamento in base a esigenze sempre più diverse pensando a taglie, età ma anche ai comportamenti e agli stili di vita degli animali», aggiunge Valentino Bontempo, professore della Statale di Milano specializzato in nutrizione e alimentazione animale. Nel 2023 il prodotto Coop ha fatturato circa 60 milioni di euro e la quota del Pet Food è stata di circa il 30%.
Ca'Zampa va al raddoppio
Ca’ Zampa, polo italiano di strutture veterinarie, cambia il suo statuto giuridico e diventa Società Benefit. «Essere diventati una Società Benefit - afferma Giovanna Salza, fondatrice e amministratrice delegata – rappresenta un importante traguardo, una naturale evoluzione del nostro Gruppo che da sempre coniuga l’impegno nella cura dei nostri pet con l’attenzione nei confronti della comunità e delle realtà in cui opera. Da questo momento, la nostra attività sarà ancora di più focalizzata nel perseguire finalità di beneficio comune sia verso l’esterno, con politiche di sviluppo sostenibili, offerte accessibili e progetti rispettosi dell’ambiente, sia verso l’interno, consolidando un benessere condiviso con programmi di welfare aziendale». Una rete di strutture presenti sul territorio, tra cliniche veterinarie, Centri di referenza e ospedali veterinari. Una squadra di oltre 350 professionisti che entro 12 mesi raddoppieranno, uno sguardo volto alla continua innovazione con attrezzatura all’avanguardia: sono alcuni degli elementi caratterizzanti il Gruppo veterinario italiano certificato Iso 9001 e Buone Pratiche Veterinarie Anmvi. Una realtà innovativa che mette al centro il benessere degli animali domestici che a oggi fornisce un supporto concreto a più di 250mila proprietari di animali. «Stiamo cercando in particolare veterinari e tecnici veterinari - precisa Silvia Serio, responsabile delle Risorse Umane -. Ma anche profili più focalizzati sulla parte gestionale della rete al fine di garantire un presidio sempre più attento al territorio. I candidati possono mandare il curriculum alla casella di posta recruiting@cazampa.it e approfondire le posizioni aperte nella sezione "Lavora con noi" del sito https://www.cazampa.it/. Siamo molto attenti a far conoscere i nostri valori. Dopo i colloqui offriamo un contratto in base al ruolo e all'esperienza. I nuovi collaboratori svolgono un periodo di tirocinio e affiancamento. L'età media è intorno ai 40 anni e il nostro welfare coinvolge anche i professionisti e le loro famiglie».
Anche i cani in ufficio
Due proprietari di cani su tre vorrebbero poter godere della compagnia del proprio amico a quattro zampe anche in ufficio (64%) e quasi la metà ritiene che le aziende dovrebbero organizzarsi a tale scopo (48%). Le motivazioni sono numerose: aprire i propri uffici ai cani avrebbe delle ricadute positive sia per le persone che per le aziende. La metà dei lavoratori – che siano pet parent o meno – credono, infatti, che la presenza di cani migliori l’umore complessivo dell’ufficio (47%), percentuali leggermente inferiori ritengono inoltre che diminuisca lo stress (42%) e che favorisca le occasioni di connessione con i colleghi (40%). Tra gli altri vantaggi, una
maggiore creatività (31%) e produttività (27%), ma soprattutto un’azienda più attrattiva in un’ottica di employer branding (30%). Eppure, la possibilità di far accedere su base regolare il proprio pet negli uffici è una realtà solo in un caso su dieci, mentre per la restante maggioranza non è mai permesso (55%) o non sono stabilite regole a riguardo (27%). Tutto questo, nonostante una persona su tre, tra chi non possiede un cane, avrebbe piacere a godere della presenza di pet in ufficio (33%), e anche chi inizialmente si è dichiarato contrario (34%) sarebbe disposto a cambiare idea qualora i cani avessero dei chiari spazi a cui accedere (32%), fossero vaccinati (14%), o l’azienda prevedesse delle policy di regolamentazione (12%). Sono questi i risultati emersi dall’indagine Gli uffici pet-friendly nell’era odierna, post pandemia, condotta da Swg e commissionata dal Gruppo Mars.