mercoledì 13 dicembre 2017
A Parigi il summit "One Planet". L'unione europea pronta a lanciare mutui a risparmio energetico e finanziamenti per auto elettriche
Macron: «Stiamo perdendo la grande battaglia sul clima»
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Quella contro i cambiamenti climatici è una guerra e per provare a vincerla bisogna mettere in campo tutte le armi. Da ieri il mondo e in particolare l’Unione europea sanno che presto potrebbero averne qualcuna in più. Ad annunciare nuove misure in arrivo per sostenere la finanza cosiddetta verde o climatica, indispensabile per progetti di livello sistemico che accelerino la transizione verso un’economia low-carbon, è stato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, intervenuto a Parigi a «One Planet Summit », la conferenza organizzata dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale a due anni dalla firma dell’Accordo di Parigi.

Dombrovskis ha spiegato che, per le banche disposte a investire in progetti 'verdi' a difesa del clima e dell’ambiente, Bruxelles potrebbe ammorbidire le norme sui requisiti patrimoniali che tanti grattacapi, e polemiche, hanno creato nel settore del credito in questi anni. Di quali investimenti si tratterebbe? Per esempio «mutui a risparmio energetico o auto elettriche», ha detto Dombrovskis. Misure che, tenendo conto dei minori rischi legati al clima per le banche impegnate in questo genere di investimenti, potrebbero essere modellate sulla falsariga di quelle già applicate per gli investimenti in Pmi (su cui oggi l’Ue concede alle banche uno 'sconto' del 23,8%, in termini di impegno di capitale fino a 1,5 milioni di euro, che potrebbe essere fissato al 15% per gli investimenti oltre tale soglia).

Altre possibili misure potrebbero riguardare: stress test climatici sugli istituti di credito, obblighi di rendicontazione sui rischi climatici per le società di gestione del risparmio, un sistema condiviso (che oggi manca) di classificazione degli investimenti sostenibili, un marchio comune sui green bond, le obbligazioni verdi, un mercato in espansione dove stanno entrando gli Stati (ieri è stato il Belgio ad annunciare l’arrivo nel primo trimestre 2018 di un green bond sovrano per finanziare la riduzione delle emissioni di Co2). La Commissione Ue presenterà l’Action plan sulla finanza sostenibile al servizio della transizione green, ha detto Dombrovskis, in una conferenza già programmata per il 22 marzo. Ma fatte salve tecnicalità e tempistiche, quello che si è levato ieri da Parigi è stato un messaggio politico.

Lanciato in particolare verso due direzioni: l’America di Trump, che dopo l’ingresso anche della Siria è l’unico Paese ad essersi chiamato fuori dall’Accordo di Parigi, abdicando di fatto a un possibile ruolo di leadership green; e la Cina, che anche a Parigi non ha fatto mistero di proporsi come il Paese guida nella transizione green e nello specifico nella finanza climatica, green bond compresi. Fortemente voluto dal presidente francese Macron, il summit di Parigi dice che l’Europa accetta la sfida. Anche perché la posta in gioco per l’umanità è altissima, come ha fatto capire lo stesso Macron usando toni da ultima spiaggia: «Il mondo sta perdendo la battaglia sul clima – ha detto –. Serve una mobilitazione molto più forte, uno choc nei nostri modi di produzione e di sviluppo». Presente a Parigi, il ministro dell’Ambiente italiano ha detto in sostanza che l’Italia è pronta a fare la sua parte: «Siamo fra i Paesi al mondo che hanno il mix energetico più equilibrato», ha sottolineato Gian Luca Galletti, ricordando come la Strategia energetica nazionale preveda ad esempio in modo esplicito l’uscita definitiva dal carbone nel 2025.

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