mercoledì 20 marzo 2024
La presidente della Bce: «Attendiamo un calo dell'inflazione più consistente». In Italia la produzione industriale cala a gennaio dell'1,2% rispetto a dicembre
La presidente della Bce, Christine Lagarde

La presidente della Bce, Christine Lagarde - Reuters

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"Anche se l'inflazione è rallentata, rimane incertezza sulla sua persistenza": a giugno, se i dati confermeranno l'inflazione sottostante prevista, la Bce "sarà in grado di rendere la politica monetaria meno restrittiva", ma da lì in poi "ci sarà un periodo nel quale dovremo continuamente confermare che i dati supportano le prospettive d'inflazione". Così la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha di fatto confermato l'ipotesi di un primo taglio dei tassi di interesse da parte della stessa Bce a luglio, passaggio che comincerebbe ad avere i primi riflessi importanti sul calo dei costi di finanziamenti e mutui.

La Bce, ha però sottolineato Lagarde, prima di cominciare a tagliare i tassi vuole che l'area euro "sia ulteriormente avviata in un percorso di disinflazione" e in questo senso guarderà a tre fattori essenziali: crescita delle retribuzioni, utili delle aziende e produttività. Le previsioni della Bce indicano un rallentamento della crescita dei salari, "ma con una disoccupazione attesa molto bassa, al 6,6%, questa dinamica salariale non può essere data per scontata", ha detto Lagarde.

Un altro rischio sono i margini di profitto: se dovessero, grazie una ripresa economica, salire di un punto percentuale in più delle stime Bce a fine 2026, l'inflazione sarebbe del 2,7% nel 2025 e del 2,4% nel 2026, quindi superiore al target del 2%. Le attese della Bce, infine, sono che la ripresa della domanda aggregata possa essere soddisfatta aumentando la produttività: ma potrebbe andare diversamente, con un impatto al rialzo sull'inflazione, se "in un nuovo clima geopolitico la perdita di produttività delle imprese europee dovesse rivelarsi parzialmente strutturale", ha aggiunto Lagarde.

​In Italia l'industria arretra

Nel dettaglio, per quanto riguarda l'Italia, i dati diffusi stamani dall'Istat confermano un arretramento del settore industriale. In particolare, a gennaio si stima che l'indice della produzione industriale sia in calo dell'1,2% rispetto a dicembre e del 3,4% rispetto a un anno prima. Si registrano diminuzioni in tutti i principali comparti, ad eccezione dell'energia. Il quadro è negativo anche su base trimestrale. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, si osserva una caduta in 13 settori su 16. Molto ampia la flessione per i beni di consumo e strumentali, mentre si assiste ad una lievissima crescita per l'energia.

Gli unici settori di attività economica in crescita tendenziale sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+2,0%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+1,1%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+0,6%). Le flessioni più ampie si registrano nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-15,2%), nell'attività estrattiva (-9,9%) e nell'industria del legno, della carta e della stampa (-8,0%).

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