sabato 28 marzo 2020
L'imprenditore chiede al governo una misura temporanea per tre mesi per dare un incentivo concreto ai lavoraori
Renato Ciffarelli

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La sua famiglia ha pagato un prezzo alto al Covid 19, ma l’azienda di Renato Cifarelli ha una storia più antica di solidarietà con i lavoratori: «Da sempre cerchiamo di creare lavoro qui, nella nostra comunità» spiega Renato Cifarelli, da qualche anno amministratore delegato della Cifarelli Spa di Voghera, una pmi specializzata nella produzione di macchinari per l’agricoltura. I suoi atomizzatori sono utilizzati in questo momento anche per disinfettare fabbriche e strade. L’impresa è nata cinquant’anni fa dall’iniziativa dei genitori. Il padre, Raffaele, è stato stroncato dal coronavirus all’inizio del mese. Aveva 89 anni e la sua vita si svolgeva prevalentemente in fabbrica: non essendoci nessun positivo in azienda, rimane un mistero come sia stato contagiato. Il figlio, dalla quarantena, sta impegnandosi per non perdere commesse in un momento cruciale per il mercato agricolo: «Stiamo andando incontro a periodo molto difficile sia per le aziende che per chi ci lavora. Nel nostro caso, l’attività non si può fermare, resterebbero i supermercati vuoti» osserva. In queste settimane, aziende come la Cifarelli continuano a lavorare come e più di prima. «Lo sforzo è davvero corale – ragiona – da parte di imprenditori e dipendenti. Si lavora in condizioni difficili e alcune aziende (ad esempio il food) lavorano anche più di prima, generando un sovrafatturato che è onesto condividere con i collaboratori». Su questo punto, però, interviene il nodo fiscale: «Se io, seguendo l’esempio di Rana, decido di aumentare lo stipendio a un dipendente, per come è strutturata l’Irpef, rischio di provocargli un danno, perché potrebbe scattare l’aliquota fiscale e il vantaggio marginale dell’aumento sarebbe immediatamente eroso dal Fisco. È chiaro che l’imprenditore non è incentivato a dare e il dipendente a chiedere».

La proposta di Cifarelli è semplice: lo Stato defiscalizzi gli aumenti erogati nelle buste paga di marzo, aprile e maggio. Il sacrificio per l’Erario sarebbe minimo e l’impatto economico sulle famiglie dei lavoratori importante. «Diversamente, dovremmo scervellarci per trovare soluzioni in esenzione fiscale che non ci sono o permettono comunque uno spazio di manovra risicato» dichiara l’imprenditore vogherese. Che vuole premiare i suoi collaboratori, perché, dice, «siamo tutti sulla stessa barca, e remiamo». E perché il futuro non è roseo: «Noi ci posizioniamo su una fascia alta del mercato ma ci sono già segnali di aziende con significativi problemi di cassa, che inviano lettere in cui avvisano che pagheranno con ritardo. L’atmosfera non è buona», sottolinea, affermando anche, tuttavia, che «ciascuno fa i conti con la propria coscienza e noi cercheremo sempre di onorare gli impegni, innanzi tutto con i nostri cinquanta dipendenti che stanno reggendo insieme a noi questo momento difficilissimo».

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