venerdì 11 dicembre 2020
Si attesta a due milioni 546mila unità (+202mila in un anno, +8,6%). Cresce il numero di inattivi di 15-64 anni (+265mila, +2% in un anno). Banca d'Italia: nel 2021 la ripresa sarà più lenta
Più disoccupati e più inattivi in Italia

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Dopo il calo ininterrotto per 13 trimestri consecutivi, particolarmente accentuato nei primi due del 2020, torna a crescere il numero di disoccupati che si attesta a due milioni 546mila unità (+202mila in un anno, +8,6%); l'aumento coinvolge sia gli individui in cerca di prima occupazione sia chi ha precedenti esperienze di lavoro. Lo indica l'Istat nei dati sul mercato del lavoro relativi al terzo trimestre dell'anno. Il tasso di disoccupazione, in calo per sei trimestri consecutivi, torna ad aumentare portandosi al 9,8% (+1,4 punti rispetto al secondo trimestre 2020). Sale anche il tasso di disoccupazione, al 10% (+0,9 punti), soprattutto per le donne e i giovani di 15-34 anni.

Il numero di persone in cerca di un lavoro da almeno 12 mesi scende a un milione 301mila (-48mila unità, -3,6%) e la loro incidenza sul totale dei disoccupati cala al 51,1% (-6,5 punti in un anno). Per il terzo trimestre consecutivo, sebbene a un ritmo decisamente rallentato rispetto al trimestre precedente, cresce
il numero di inattivi di 15-64 anni (+265mila, +2% in un anno) e il corrispondente tasso (+0,8 punti). L'aumento degli inattivi è dovuto a quanti non cercano e non sono subito disponibili a lavorare, mentre le forze di lavoro potenziali calano lievemente. Inoltre, nel terzo trimestre 2020, l'aumento dell'inattività
è dovuto alla crescita dei motivi di studio (+128mila, + 3%) - in particolare per i giovani - e degli altri motivi (+299mila, +18,7%), che in circa il 40% dei casi riguarda chi dichiara di essere in attesa di tornare al proprio posto di lavoro e in un ulteriore 40% chi specifica problemi legati all'emergenza sanitaria ("paura del virus", "periodo difficile causa Covid", "timore del contagio").

Al Sud, tra le forze lavoro femminili, una donna su cinque non trova un impiego. Il tasso di disoccupazione rilevato dall'Istat sfiora infatti il 20%, al 19,9%, tra le donne nel Mezzogiorno. Si tratta di un sostanziale
aumento, pari all'1,5% rispetto al III trimestre del 2019. Se quello complessivo è al 10%, al Sud sale al 16,6% contro il 6,5% nel Nord e il 9,2% del Sud: per gli uomini scende al 9% ma per le donne sale all'11,4%. Tra gli uomini, è al 5,5% nel Nord, all'8,5% nel Centro e al 14,7% nel Mezzogiorno. L'Istat rileva inoltre che nel III trimestre tra le donne è maggiore sia il calo del tasso di occupazione (-1,5 punti in confronto a -1,2 punti gli uomini), sia la crescita del tasso di disoccupazione (+1,3 e +0,7 punti, rispettivamente) e di quello di inattività (+0,9 e +0,7 punti).

Sul fronte delle imprese, la ripresa dei ritmi produttivi nei mesi estivi ha determinato un generale miglioramento della domanda di lavoro, con un recupero delle posizioni lavorative dipendenti su base congiunturale pari a +2,2% e un deciso rallentamento della caduta in termini tendenziali che, in questo trimestre, si attesta a -1,9% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Tale recupero si associa al marcato aumento delle ore lavorate per dipendente, pari a 29,1% su base congiunturale, e a un significativo contenimento della diminuzione tendenziale, pari a -4,8%.

Il ricorso alla cassa integrazione registra una variazione tendenziale positiva, nettamente inferiore a quelle del trimestre precedente, pari a 80,9 ore ogni mille ore lavorate. Si osserva infine, in termini congiunturali, un decremento del costo del lavoro pari a -4,8%, dovuto alla diminuzione sia delle retribuzioni (-5,0%) sia degli oneri sociali del (-4,2%); in termini tendenziali il costo del lavoro registra un aumento dell'1%, con una variazione positiva dello 0,9% per le retribuzioni e dell'1,2% per gli oneri.

Banca d'Italia: nel 2021 la ripresa sarà più lenta
Banca d'Italia riduce il calo del Pil nel 2020 a -9% dalla precedente stima di -9,5% di luglio, mentre «nel successivo biennio la ripresa è spostata in avanti di alcuni mesi»: il prodotto interno lordo salirà solo del 3,5% contro la precedente previsione del 4,8%. L'economia salirà poi del 3,8% nel 2022 e del 2,3% nel 2023. Nelle ultime proiezioni macroeconomiche per l'Italia nel quadriennio 2020-23, Bankitalia avverte anche che «lo scenario di base è fortemente dipendente dalle ipotesi sull'evoluzione della pandemia. Minori ripercussioni dei contagi sull'attività nella parte finale del 2020 e all'inizio del 2021 potrebbero tradursi in un ritmo di crescita più elevato nella media dell'anno prossimo».

«Dopo una crescita economica sostenuta nel terzo trimestre 2020 cui hanno contribuito le politiche di sostegno del governo, dell'Unione Europea e dell'Eurosistema, il forte aumento dei contagi degli ultimi mesi si sta riflettendo sulle prospettive di breve termine - sottolinea Via Nazionale -. Lo scenario di base prefigura una ripresa nel prossimo triennio (3,5% nella media del 2021, 3,8 nel 2022 e 2,3 nel 2023); il prodotto si ridurrebbe nel trimestre in corso e rimarrebbe debole all'inizio del 2021, per poi tornare a espandersi a ritmi significativi nella parte centrale del 2021, grazie all'ipotizzato miglioramento del quadro sanitario e all'effetto delle misure di politica economica».

Il più contenuto dato medio annuo del 2021 «risente dell'effetto trascinamento della flessione del prodotto nella parte finale del 2020, la crescita è più rapida dal secondo trimestre in poi e significativamente più forte nel 2022».

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