giovedì 13 aprile 2017
Serrande alzate a Brugnato, Fidenza e Mondovì. La Cisl: «Ma in val di Vara non c'è altro lavoro»
Mondovicino outlet village

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Non dev’essere poi così conveniente tenere aperti gli outlet del lusso a Pasqua. Il caso di Serravalle Scrivia, dove il gruppo McArthurGlen ha deciso di aprire il villaggio commerciale anche nella domenica delle domeniche, provocando la rottura con il sindacato e ben due giornate di sciopero, ha sollevato il velo sulla realtà controversa del business delle feste. C’è chi lo insegue e chi no. Saranno aperti anche a Pasqua, infatti, il Fidenza Village «Oltre 100 boutique a una sola ora dalla capitale della moda Milano e dalla storica città di Bologna», il Mondovicino di Mondovì «più di 85 negozi in un Parco Commerciale tra i più grandi in Italia» e lo Shopinn Brugnato 5 Terre «nel cuore della Val di Vara, accanto alle Cinque Terre, a Portofino e al Tigullio, vicino al Golfo dei Poeti e alle spiagge della Versilia...».

Alcuni lavoreranno anche il primo maggio, «come accade sempre», sottolineano soavi le receptionist, confermando che lavorare a Pasqua è una tradizione antica, nata con l’inagurazione del villaggio commerciale. Bocche cucite, naturalmente, sul fatturato delle scorse edizioni, che tuttavia dev’essere alquanto ben variabile se alcuni non vogliono arretrare sull’apertura domenicale e decidono di aprire solo a Pasquetta. È il caso di Bagnolo San Vito (Mantova), Molfetta e Valmontone, che il giorno di Pasqua resteranno chiusi. Non immaginatevi i presidi che il sindacato erigerà a Serravalle Scrivia sabato, né lo sciopero di domenica.

Esiste un’Italia che sacrifica la Pasqua alla chetichella. Spesso, perché si trova con le spalle al muro. A Serravalle Scrivia tutti i sindacati si sono mobilitati per protestare e si sono accordati per rendere difficile l’accesso alla zona commerciale, per far fallire l’apertura straordinaria prevista per i giorni di Pasqua e Santo Stefano (passando da 361 a 363 giorni di apertura all’anno), decisa dalla direzione del centro. Altrove, la liberalizzazione introdotta dal Salva Italia va avanti. In tutti i casi, il dialogo con i proprietari dei centri commerciali è interrotto, il sindacato denuncia «ricatti» ai lavoratori e si registra un clima di paura e malessere tra gli addetti, aggravato dalla situazione di crisi economica.

Il caso di Brugnato è forse quello che descrive meglio queste contraddizioni: «Si lavora a Pasqua anche quest’anno, è vero, e non c’è stata nessuna protesta - osserva Mirko Talamone, segretario generale Fisascat cisl alla Spezia - perché in val di Vara non ci sono alternative occupazionali e si teme di perdere anche questa magra opportunità, fatta di contratti precari, in cui non sempre si rispettano le regole». I dipendenti dell’outlet sono soprattutto donne, che sull’Appennino rurale non avrebbero molta facilità a ricollocarsi. Quella è una terra di agricoltori e pendolari, dove il voucher finora è stata la regola. «Le vertenze di lavoro sono al- l’ordine del giorno e, circostanza ancor più grave, l’outlet non ha avuto il successo che si sperava, perché le grandi firme della moda che trovi a Serravalle o altrove qui non ci sono ed è inutile dirlo, ma quelle marche richiamano i consumatori». Non si respira antagonismo, a Brugnato si resta piuttosto col fiato sospeso e si subisce l’ennesimo strappo, il lavoro a Pasqua, quasi come un male necessario. La proprietà è locale, di Sarzana, cittadina che ha vissuto in questi anni un autentico boom commerciale e dove adesso si consuma lo scontro finale tra i piccoli commercianti e la grande distribuzione organizzata. La quale, per la cronaca, resta quasi del tutto chiusa a Pasqua. «Con la proprietà dell’outlet, in passato, abbiamo raggiunto un’intesa che ha portato ad assumere personale locale durante la costruzione - ammette Talamona - ma dopo, cioè una volta inaugurato, l’occupazione non ha ottenuto nulla da questa presenza in valle». E adesso, è chiaro, si teme di perdere anche il pochissimo che c’è, in una situazione di crisi ormai generale: «il commercio al dettaglio è in flessione e, in termini di attività commerciali aperte sul territorio, abbiamo due volte e mezzo la media regionale» è il commento del sindacalista spezzino.

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