
I protagonisti del progetto realizzato in Senegal - Anpas
Insegnare a salvare vite, per proteggere un’intera generazione. È questo il principio da cui parte SUNUDOM: per la protezione, cura e benessere dell’infanzia vulnerabile in Senegal, di cui Anpas Nazionale è capofila. Un’iniziativa concreta, nata con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei ministri – Commissione Adozioni Internazionali, portata avanti in sinergia con partner italiani e senegalesi, tra cui Cifa Ets, Arcobaleno Onlus e il DPJS-Dipartimento per la Protezione Giudiziaria e Sociale del Senegal. Al centro del progetto c’è una convinzione precisa: la formazione tecnica al soccorso può fare la differenza tra la vita e la morte. «Con questo progetto di cooperazione internazionale - spiega Niccolò Mancini, presidente di Anpas Nazionale - non abbiamo semplicemente attivato un corso, abbiamo scelto di stare accanto alle comunità senegalesi con ciò che per noi conta di più: la formazione. È nella trasmissione del sapere che Anpas esprime la sua essenza. Formare operatori sociali e sanitari, insegnare tecniche salvavita come la rianimazione cardiopolmonare o la gestione dei traumi, non è solo utile: è un gesto di cura, è dire “la tua vita conta”. Lo facciamo ogni giorno in Italia, lo facciamo anche fuori dai nostri confini, dove c’è bisogno di costruire risposte stabili e radicate. Perché per noi, ogni persona che sa come salvare una vita è già parte della nostra grande famiglia».
Anpas ha inviato tre ambulanze nel Paese africano, di cui due offerte dalle proprie associazioni e una donata dalla ditta Edm, con l'obiettivo di potenziare i servizi di soccorso sul territorio. Sono stati inoltre allestiti tre ambulatori medici con attrezzature elettromedicali, al fine di garantire assistenza e cure ai bambini. Le ambulanze e tutto il materiale destinato agli ambulatori sono stati consegnati al DPJS durante un evento pubblico. Alla cerimonia erano presenti le autorità del governo, i rappresentanti dei servizi sociali e i partner del progetto. L'intera iniziativa è stata documentata dalla televisione locale e trasmessa nel telegiornale nazionale. «Ogni ambulanza che abbiamo portato in Senegal – sottolinea Mancini - è arrivata con un carico ancora più prezioso: le competenze per usarla al meglio. È questo che fa la differenza tra un progetto momentaneo e un’eredità che resta. La formazione non è un’appendice, è il cuore pulsante del nostro agire. Insegniamo le tecniche, sì, ma soprattutto trasmettiamo un modo di prendersi cura degli altri. Lo facciamo nei nostri corsi in Italia, nei campi di emergenza, nei progetti internazionali. Lo facciamo perché ci crediamo profondamente: chi sa come intervenire, è già protagonista del cambiamento».
Infatti è stato organizzato un corso di formazione per operatori dei servizi sociali, educatori provenienti da diverse regioni senegalesi e membri della DPJS, con i seguenti obiettivi: formare i partecipanti alle tecniche di primo soccorso e di autoprotezione; sviluppare competenze didattiche che consentano ai partecipanti di trasmettere questa conoscenza; creare una base di formatori in grado di intervenire nei diversi contesti di emergenza. La formazione, durata cinque giorni, è stata guidata da esperti italiani di Anpas Odv con il supporto di due tecnici senegalesi. Il programma ha previsto un'alternanza tra sessioni teoriche ed esercitazioni pratiche, offrendo ai partecipanti una comprensione completa delle tecniche apprese. Al corso hanno partecipato 22 persone, incaricate a loro volta di trasmettere le conoscenze acquisite ad altri operatori nelle rispettive comunità locali.
«Non abbiamo mai creduto nell’aiuto calato dall’alto – dichiara il presidente di Anpas Nazionale -. Abbiamo sempre scelto la strada più lunga, quella che passa dalla formazione, dall’ascolto, dalla costruzione insieme. SUNUDOM per noi è stata l’occasione di portare questa visione anche in Senegal: formare famiglie d’accoglienza, operatori dei servizi sociali, giovani migranti. Insegnare le manovre di disostruzione o la gestione del soccorso non è solo tecnica: è prendersi cura, è seminare fiducia, è lasciare strumenti che restano. Perché la formazione è la nostra risposta gentile e concreta a ogni bisogno, in ogni angolo del mondo»
Il progetto ha voluto promuovere la tutela dei minori più vulnerabili, minori di strada e minori in movimento, in contesto familiare, sociale ed educativo in Senegal. In particolare, si è deciso di intervenire negli ambiti della protezione dell’infanzia, dei minori in movimento e della salute. Per la protezione dell’infanzia, il progetto ha coinvolto le piccole e medie associazioni, affinché potessero aumentare le proprie competenze per saper operare in maniera più efficiente e coordinata tra di esse e con il sistema nazionale di referral e individuare e formare nuclei di famiglie affidatarie che potranno supportare il sistema nazionale con pratiche di cura alternative per bambini fuori famiglia. Per i minori in movimento, si è voluto agire affinché diventassero più consapevoli della loro condizione di migranti, valutandone rischi ed opportunità, attraverso una campagna di sensibilizzazione co-progettata tra i rappresentanti dei movimenti giovanili e i funzionari pubblici e attraverso la sperimentazione del modello Dream. Infine, per minori in condizione di vulnerabilità, affinché potessero ricevere cure più adeguate e tempestive, si è deciso di equipaggiare con materiali sanitari un centro per minori a gestione DPJS, di fornire tre ambulatori mobili e di formare il personale Desps al primo soccorso.
Il progetto è stato realizzato in più città del Senegal e in Italia, quali St. Louis, Louga, Mbour, Dakar, Torino, Padova, coinvolgendo attori quali giovani vulnerabili e minori in movimento, piccole e medie associazioni, i rappresentanti del sistema nazionale di protezione del ministero della Giustizia, i nuclei di famiglie affidatarie in Senegal.
Tra le diverse attività, il progetto ha promosso una campagna di sensibilizzazione secondo un percorso sperimentale di protagonismo e rafforzamento delle capacità dei minori. L’iniziativa ha infatti avuto la peculiarità d’essere co-progettata da rappresentanti di diverse generazioni (i giovani e gli adulti), di diversi enti (i movimenti giovanili e i servizi sociali), di diversi Paesi (Senegal-Italia).
Dalla creatività e dall’impegno di 20 giovani senegalesi e dieci minori non accompagnati originari del Senegal, ma oggi in Italia, sono quindi nati due cortometraggi originali, girati a Dakar e con qualche immagine dall’Italia (Torino). Un vero e proprio laboratorio cinematografico che ha dato spazio non solo a storie da raccontare, ma anche a sogni da coltivare.