lunedì 8 maggio 2023
Su 65mila fisioterapisti presenti in Italia solo circa 600 hanno conseguito un master specialistico in ambito cardio-respiratorio. L'alleanza tra cooperative per rimediare alla carenza di personale
La scorsa edizione del congresso Arir

La scorsa edizione del congresso Arir - Archivio

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La pandemia ha messo in luce la continua carenza di personale sanitario specializzato. Non solo medici e infermieri. Per esempio la figura del fisioterapista cardio-respiratorio per gestire il paziente e la sua ripresa nel post malattia. Per questo, Arir-Associazione dei riabilitatori dell’insufficienza respiratoria, con oltre 30 anni di esperienza sul campo, in collaborazione con Aifi-Associazione italiana di fisioterapia, Aipo-Associazione italiana pneumologi ospedalieri e Sip-Società italiana di pneumologia, ha prodotto e reso fruibili una serie di dati con l’obiettivo di fornire aiuto e indirizzo nella gestione del paziente affetto da Covid-19 in fase acuta, subacuta e post-acuta. L’emergenza ha messo in luce l’importanza di poter disporre di fisioterapisti respiratori che hanno dato un grande contributo lavorando a fianco degli altri operatori sanitari nell’assistenza ai pazienti, nell’istruzione e “formazione lampo sul campo” di personale sanitario non specializzato in area respiratoria e anche nel reperimento e valutazione della strumentazione necessaria (ventilatori, interfacce, sistemi per la somministrazione di ossigeno eccetera) per assistere adeguatamente i pazienti con insufficienza respiratoria. Sono risultate particolarmente preziose le competenze e l’esperienza maturate precedentemente nel trattamento di condizioni di insufficienza respiratoria acuta e/o cronica. Fondamentale il ruolo dell’esperienza del fisioterapista respiratorio anche nella lotta alle notizie false che sono comparse nella prima fase della pandemia soprattutto sui social network, che proponevano “nuove” terapie e interventi privi di fondamento scientifico, o rispolveravano procedure obsolete di “ginnastica respiratoria” e “esercizi per imparare a respirare” ampiamente smentiti dalla letteratura scientifica che, oltretutto, se applicati in soggetti affetti da insufficienza respiratoria acuta possono rivelarsi rischiosi oltre che inutili. Tuttavia, i risultati di uno studio che ha preso in esame gli ospedali lombardi hanno mostrato come solo il 5% dei fisioterapisti che ha trattato pazienti durante la prima ondata della pandemia aveva un’esperienza pregressa avanzata nel trattamento di patologie respiratorie, mentre il 68% aveva un’esperienza base e addirittura il 27% non aveva alcuna esperienza in ambito respiratorio. Questi dati rendono chiara la necessità di formazione specializzata in questo campo per andare incontro alle esigenze di pazienti con difficoltà respiratorie non solo legata al Covid, ma a tutte le malattie respiratorie acute e croniche. A oggi, infatti, si stima che su 65mila fisioterapisti presenti nel nostro Paese solo circa 600 abbiano conseguito un master specialistico in ambito cardio-respiratorio. «La pandemia - spiega Andrea Lanza, presidente di Arir - ha acceso i riflettori sulle problematiche respiratorie e sull’importante contributo che il fisioterapista respiratorio può dare nella gestione del paziente con patologia respiratoria sia nella fase acuta che in quella cronica. Ha allo stesso tempo reso evidente il problema dell’offerta ancora troppo bassa di fisioterapisti respiratori in Italia e questo è indubbiamente legato anche ad una formazione di base in fisioterapia in cui lo spazio per la fisioterapia respiratoria resta limitato. Questo fa si che siano ancora troppo pochi i pazienti con problematiche respiratorie che possono accedere ad un intervento specialistico di fisioterapia respiratoria. I fisioterapisti italiani specializzati posseggono competenze di livello elevato, in linea con gli standard europei, ma rappresentano una realtà ancora non sufficientemente diffusa e non adeguatamente distribuita geograficamente a livello nazionale. Noi di Arir da oltre 30 anni lavoriamo per informare l’opinione pubblica, le istituzioni e le associazioni di categoria sull’importanza della formazione e della preparazione dei fisioterapisti respiratori, un fermo e deciso impegno per dare il nostro contributo affinché si ottenga il riconoscimento della specificità del nostro ruolo e si giunga ad una programmazione responsabile e capace di soddisfare il reale fabbisogno di cura dei pazienti affetti da malattie respiratorie». Di questo e molto altro si parlerà durante la V edizione del congresso sulla fisioterapia cardio-respiratoria in Italia organizzato da Arir dal titolo Valorizzare l’alleanza tra professionisti sanitari nel rispondere ai nuovi bisogni della comunità, in programma l’11-12-13 maggio 2023 a Roma: due aree espositive, oltre 30 sessioni, 400 posti e oltre 50 relatori tra ospiti italiani e internazionali faranno il punto sulle grandi tematiche della fisioterapia cardio respiratoria e porteranno nuovi spunti di riflessione e di condivisione.

Alleanza tra cooperative sanitarie

La carenza di medici e infermieri rischia di far saltare la riforma della sanità territoriale messa in campo con il Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza e il decreto 77/2022 e crea seri problemi anche all’assistenza ospedaliera, soprattutto per quanto riguarda l’emergenza-urgenza, ma non solo. Per questo le Federazioni dei medici (Fnomceo), degli infermieri (Fnopi) e delle cooperative sanitarie e sociosanitarie rappresentate da Confcooperative Sanità hanno costituto un gruppo di lavoro congiunto per affrontare il tema della carenza, con lo sviluppo delle professioni mediche e infermieristiche anche attraverso lo strumento cooperativo. L’accordo, formalizzato ufficialmente Roma, prende da subito le distanze dalle modalità di ingaggio del personale medico e infermieristico con metodi che favoriscono pratiche speculative ai danni del Ssn-Servizio sanitario nazionale, senza programmazione, con impatti negativi sugli assistiti, sui professionisti, sugli operatori privati e sul sistema nel complesso e si pone anche l’obiettivo di sorvegliare sulle norme che distinguono l’appalto di servizi dalla somministrazione di personale per evitare il ricorso a procedure di gara al massimo ribasso, applicando i minimi contrattuali previsti dai contratti sottoscritti dalle parti sociali più rappresentative a livello nazionale. Questo a tutela dei professionisti, della cooperazione tra di essi, ma soprattutto degli assistiti, per preservare qualità, disponibilità, metodi di ingaggio degli operatorie tempestività dei servizi. Per farlo, Confcooperative Sanità, Fnomceo e Fnopi metteranno a punto proposte condivise, anche normative, per contribuire alla soluzione della carenza di professionalità sanitarie, soprattutto sul territorio (domicilio, centri diurni, residenze eccetera) seguendo quattro direttrici: la valorizzazione dell’attività libero professionale; la revisione degli attuali vincoli di esclusività con il Ssn; lo sviluppo di aggregazioni e organizzazioni degli operatori in cooperativa; la definizione di nuove professionalità sanitarie di aiuto e supporto, in particolare al personale infermieristico. Non dimenticando, però, la necessità di sostenere, riconoscere e implementare i percorsi formativi per valorizzare le professioni impegnate nell’assistenza sul territorio, comprese le collaborazioni con il mondo imprenditoriale e con le relative associazioni di rappresentanza. Confcooperative Sanità, già dal 2010, ha realizzato un modello integrato “multi professionale” per mettere in rete i saperi e le professionalità coinvolte nell’assistenza (in tutto oltre un milione di professionisti).

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