mercoledì 19 dicembre 2018
A conti fatti, il 95% delle auto non è coinvolto dall'emendamento del governo. E molti dei modelli “popolari” erroneamente indicati dalle associazioni di categoria non pagheranno alcuna imposta
Ecotassa, tanto rumore per nulla
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Tanto rumore per nulla? L’impressione è esattamente questa. Basta scorrere i dati tecnici delle autovetture in commercio in Italia per accorgersi alla fine che il 95% delle vetture attualmente a listino non è coinvolto nell’emendamento faticosamente varato dal governo. La “scoperta” assume però contorni grotteschi, sia perchè ridimensiona in maniera sostanziale l’intero provvedimento del bonus/malus (e di conseguenza anche l’impatto sull’auspicato rinnovo del parco circolante italiano per una mobilità più “pulita”), sia perchè sono state le stesse associazioni di categoria del mondo dell’auto a segnalare dati inesatti e fuorvianti per comprendere quale impatto avrà la manovra bonus/malus sul mercato, sulle tasche degli italiani e sulle casse del governo.

Riassumendo, la versione definitiva dell’ecotassa prevede dal 1 marzo prossimo un contributo pieno (6.000 euro) per chi rottama la sua vecchia auto e ne acquista una nuova elettrica nella fascia di emissioni 0-20 grammi/km di Co2. Per la fascia di 21-70 grammi/km (auto ibride) il contributo scende a 2.500 euro. Senza rottamazione, si avranno fino a 4.000 euro nella prima fascia e 1.500 nella seconda. La copertura economica dell’ecotassa è però solo di 60 milioni per il 2019 e di 70 milioni per 2020 e 2021. Ciò significa che il numero dei veicoli incentivati non saranno comunque più di 40 mila (ma saranno molti meno) su un mercato potenziale di più di 1,9 milioni di vetture.

Ma il ridimensionamento più forte in termini di conseguenze si può ipotizzare sul fronte più contestato dalle associazioni di categoria e dall’opposizione politica che hanno pesantemente criticato il provvedimento del governo. L’emendamento infatti prevede una tassa variabile da 1.100 a 2.500 euro per chi (sempre dal 1 marzo prossimo) acquista veicoli che emettono più di 161 g/km di CO2, con quattro fasce che rendono il conto sempre più salato a seconda della consistenza delle emissioni.
Ma anche qui la fotografia del mercato dell’auto in Italia di quest’anno aiuta a fare proiezioni abbastanza attendibili, e induce a pensare che l’impatto della tassa non sarà drammatico come invece sostengono gran parte degli addetti ai lavori. Anfia, Federauto e Unrae in un comunicato congiunto hanno sottolineato con toni molto duri come a essere colpite dal malus «non saranno solo le autovetture di lusso o di grossa cilindrata, peraltro già assoggettate ad una gravosa imposta quale il superbollo, ma anche moltissimi modelli ampiamente diffusi sul mercato, molti con una fascia media di costo sul quale l’aggravio di una tassa di 1.100 euro appare veramente irragionevole...». E hanno definito la misura «socialmente iniqua», poiché richiede a un’ampia fascia di cittadini «un importante sforzo economico» per finanziare l’acquisto di pochi veicoli elettrificati.

In realtà i modelli di fascia media che sforano i 160 g/km e pagheranno dunque l’ecotassa sono pochi, e di certo meno di quelli indicati dal comunicato delle associazioni. Alcuni in maniera errata (Alfa Romeo Giulietta, Volkswagen Golf, Toyota Yaris, Ford C-Max e Ford Focus, Mini Countryman, Nissan Juke e Nissan X-Trail non superano affatto la soglia del “malus” come invece denunciato) e altri vi rientrano quasi sempre solo con alcune versioni più care e potenti.

È pur vero che un incentivo o una tassa in più possono cambiare (e in parte cambieranno) i numeri, ma “Quattroruote” in base ai dati di quest’anno, ha calcolato che se l’ecotassa fosse stata applicata con questi parametri avrebbe toccato per quanto riguarda il “malus” solo 82.045 vetture, pari al 4,5% del totale immatricolato. Avrebbero beneficiato dell’incentivo invece 8.937 auto, lo 0,5% del mercato. E la gran parte di quelle acquistate (circa 1,73 milioni di vetture) non sarebbero state coinvolte dalla misura che sta per approvare il Parlamento.

In base alle dinamiche del mercato, è ipotizzabile che i bonus disponibili consentiranno di raddoppiare le vendite di auto incentivate, che dunque potrebbero sfiorare, a fine 2019, le 18 mila unità. Di queste, si legge nella relazione tecnica del governo, è prevedibile che il 30% dovrebbe essere accompagnato dalla rottamazione di un’auto fino a Euro 4. Per quanto riguarda, invece, la parte “malus”, si stima un impatto negativo sulle vendite di auto soggette all’ecotassa in una misura compresa tra il 3 e il 5%. Sulla base di quest’ipotesi, il governo si attende un saldo positivo di quasi 14 milioni di euro, parte dei quali (fino a 5 milioni) serviranno a coprire le detrazioni per l’installazione di colonnine elettriche e wall box in aree private. Quanto al reale svecchiamento del parco circolante e la diminuzione dell’inquinamento da traffico (visto che la discriminante presa in considerazione è stata la CO2 che è solo un clima-alterante) è invece lecito rimanere molto scettici.

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