
Al lavoro in un'azienda tessile - Imagoeconomica
I distretti industriali italiani per ora tengono botta e mettono in campo tutte le risorse possibili per affrontare una situazione che si fa sempre più difficile. Lo indica il “Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali” di Intesa Sanpaolo che disegna una situazione tutto sommato positiva ma non esente da diversi punti critici.
Nel biennio 2023-2024 – è la sintesi della ricerca – i distretti industriali italiani hanno raggiunto un nuovo record delle esportazioni e del saldo commerciale, nonostante un rallentamento della crescita del fatturato. Detto in sintesi, la competitività è rimasta più che buona ed ha consentito, sempre stando all’indagine condotta dal Research Department di Intesa Sanpaolo, un rafforzamento patrimoniale importante e una abbondante disponibilità liquida che «rappresentano le precondizioni per una ripresa degli investimenti e per migliori risultati di crescita nell’arco dei prossimi anni».
I ricercatori ammettono: «Si tratta di obiettivi non semplici, anche alla luce dei dazi da poco annunciati sulle merci importate negli Stati Uniti». Più in generale, la ricerca indica come per le imprese italiane diventi più difficile esportare «in un mercato dinamico, ricco e vasto che nel 2024 ha assorbito l’11% dell’export dei distretti».
Il Rapporto indica almeno due strade per rispondere adeguatamente alle difficoltà oltre Atlantico. Oltre alla ovvia qualità delle produzioni, viene spiegato, è importante cogliere opportunità di crescita in nuovi mercati. Che d’altra parte già sono presenti nel portafoglio delle imprese italiane ma che potrebbe crescere di importanza. Già nel 2024, tra i primi mercati per crescita in valore dell’export dei distretti vi erano Turchia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Vietnam, Messico, Brasile, India. Poi c’è l’opzione del rilancio degli investimenti europei in infrastrutture, innovazione e autonomia strategica che potrebbero aprire «nuovi spazi di crescita anche in Europa, che resta la principale destinazione commerciale delle esportazioni distrettuali».
Ma quanto valgono i distretti industriali italiani? Secondo il Research Department di Intesa Sanpaolo (che ha analizzato 22.700 imprese), dopo il balzo del biennio 2021-22, nel 2023 il fatturato si è stabilizzato su circa 344 miliardi di euro (-0,5%), mentre sono migliorati redditività e patrimonio. Per il 2024 viene invece stimata una frenata del giro d’affari (-3,5%), con un’evoluzione del 2025 condizionata dalle tensioni commerciali che “rischiano di annullare gli effetti positivi del rientro dell’inflazione e dei tassi di interesse europei”. Imprese quindi sull’orlo dell’inversione di tendenza che potrebbe vale anche per le esportazioni che, nonostante tutto, nel 2024 sono arrivate a 163,4 miliardi (+0,9%), generando un avanzo commerciale oltre i 100 miliardi. Sugli scudi, da questo punto di vista le filiere agroalimentare, della meccanica, dei metalli, dei beni di consumo della moda e dei prodotti e materiali da costruzione. E, proprio in tema di export, la ricerca mette in rilievo un fenomeno che potrebbe tornare utile per rispondere adeguatamente a Donald Trump: la diversificazione dei mercati esteri. «Si esporta più lontano e si diversificano di più gli sbocchi commerciali», dice Intesa Sp. Per capire, basta sapere che la distanza media percorsa dalle merci italiane nel mondo è passata da 3.150 chilometri nel 2005 a 3.434 nel 2023. In crescita anche la diversificazione degli sbocchi commerciali.
Tenendo conto dei numeri, l’indagine sottolinea quindi il «virtuoso percorso di riposizionamento competitivo realizzato nel tempo dalle imprese distrettuali, ma anche le priorità da affrontare: su tutte la difesa del mercato americano e la ricerca di opportunità in nuovi mercati, l’innovazione e la tecnologia, la sostenibilità ambientale, sociale e della governance». Un cammino complesso e articolato, per nulla facile da compiere, ma certamente l’unico possibile.
Così, se l’innovazione tecnologica e capitale umano rimangono i due strumenti più di rilievo per accrescere la competitività delle imprese, il Rapporto sull’economia e la finanza dei distretti industriali italiani conferma la bontà di una delle strategie più consolidate ed efficaci degli industriali italiani: andare per il mondo in cerca di mercati e clienti nuovi, forti della capacità produttiva e della sapienza industriale che contraddistingue le nostre imprese.