sabato 17 dicembre 2022
Industria e costruzioni in crisi, tengono solo i servizi. L'extra risparmio accumulato dalle famiglie durante la pandemia sinora ha attutito l'inflazione ma è stato speso solo in minima parte
Confindustria: la stagnazione è vicina, consumi in calo

ANSA

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La stagnazione è sempre più vicina. L'economia italiana rallenta sino quasi a fermarsi: a fine anno l'industria è in calo, le costruzioni hanno smesso di trainare, tengono solo i servizi. E' un'analisi amara quella fatta dal Centro studi di Confindustria sulla base degli ultimi dati disponibili.

L'inflazione ai livelli massimi e persistente frenerà i consumi, che finora sono stati sostenuti dall'extra-risparmio accumulato durante i due anni di pandemia, mentre il rialzo dei tassi scoraggia gli investimenti e "zavorra" i bilanci delle imprese. Pesano anche l'incertezza sulle prospettive e il caro-energia, che potrebbe assorbire ulteriore extra-risparmio, riducendo l'impulso sui consumi e "accelerando" la stagnazione. L'industria accusa il colpo, sottolinea il Csc rimarcando che la produzione ha subito un secondo marcato calo in ottobre (-1,0%, dopo il -1,7% a settembre). Per le costruzioni la flessione nel terzo trimestre è stata forte: -1,3% gli investimenti, -2,2% la produzione. Tengono invece i servizi. Il recupero estivo del turismo e della spesa per servizi (+3,1%) è stato cruciale per il settore, unico in crescita nel terzo trimestre (+0,9%). Per il quarto i segnali sono di un miglioramento.

Per quanto riguarda il balzo dei tassi, il Csc rimarca che si è "impennato" in ottobre il costo del credito per le imprese italiane: 3,14% per le Pmi da 1,74% a inizio 2022, 2,19% per le grandi da 0,76%: "Questo aggravio di costi inciderà negativamente sugli investimenti". Il Btp, che era in flessione da metà ottobre (3,49% a dicembre, da un picco di 4,69%), è risalito a 4,06% a seguito del rialzo dei tassi deciso dalla Bce giovedì scorso (a 2,50%). Gli occupati crescono, mentre l'export è altalenante. I dati, prosegue il Centro studi di Confindustria, mostrano il proseguire dell'espansione dell'occupazione in Italia nel bimestre settembre-ottobre (+0,3% su luglio-agosto, +79 mila unità). L'export italiano apre male il quarto trimestre: -1,6% in ottobre (dopo +1,6% a settembre). Ma si osservano ampie differenze tra settori e paesi di destinazione: in robusta espansione il farmaceutico, in risalita i mezzi di trasporto, più deboli i macchinari; fanno da traino le vendite negli Usa e in Turchia, fiacche quelle in Cina e soprattutto in Giappone. Si consolidano i segnali negativi provenienti dagli ordini manifatturieri esteri in novembre, per la debolezza della domanda globale e l'incertezza geoeconomica. Anche negli Usa sono state tagliate le previsioni di crescita del 2023 (dal +1,2% al +0,5%).

Il Centro studi di Confindustria ha fatto i conti in tasca agli italiani e ha quantificato l'extra risparmio "senza precedenti" accantonato durante la pandemia. Tra il primo trimestre 2020 e il secondo trimestre 2022 si calcola un ammontare di extra-risparmio accumulato in Italia di circa 126 miliardi di euro (7% del Pil). Dato in linea con la media dell'Eurozona (7,3%, 900 miliardi), ma inferiore rispetto a quanto registrato negli Usa, dove ha raggiunto il 12% del Pil. Tuttavia le risorse che potranno alimentare i consumi sono, di fatto, molto minori addirittura limitate al 10% (vale a dire 13 miliardi) per tre motivi. Sono distribuite in maniera diseguale, accumulate maggiormente dalle famiglie ad alto reddito; sono state in parte investite e sono erose dall'inflazione (+11,8% a novembre). Complessivamente, si stima una perdita di potere d'acquisto di circa 13 miliardi di euro rispetto al totale dell'extra-risparmio.

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