martedì 7 luglio 2020
Lo “spettro” del coronavirus aleggia soprattutto sulle donne, sugli under 35 e su medici e infermieri. Oltre a baristi, cuochi e commessi
Il personale sanitario resta ad alto rischio contagio

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Lo “spettro” del coronavirus, a fronte di 6,5 milioni di lavoratori ad "elevato rischio contagio", in Italia, aleggia (soprattutto) sulle donne, sugli under 35 e su coloro che esercitano professioni per le quali occorre una laurea, tra cui (innanzitutto) medici e infermieri, ma altrettanto “in pericolo” son quelli che svolgono le proprie mansioni in prossimità del cliente, come baristi, cuochi e commessi.

Le indicazioni provengono da una ricerca realizzata dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro che, elaborando cinque fattori di rischio, cui sono esposti gli addetti (frequenza dei contatti con altre persone, interazione col pubblico, lavoro al chiuso, vicinanza fisica ad altre persone e frequenza esposizione a malattie e infezioni), hanno messo nero su bianco la graduatoria di coloro che, portando avanti i propri incarichi, hanno più ragioni per temere di ammalarsi di patologie respiratorie, come il Covid-19. Per il personale femminile, si legge, il pericolo è più ampio, poiché «le donne che potrebbero esser contagiate sono quattro milioni 345mila», pari al 44% delle occupate: di questa percentuale, il 21,6% esercita un'attività considerata «ad alto rischio», e il 22,4% «a rischio elevato», mentre la quota della componente maschile è ben più bassa (il 16,4% degli addetti). A non dover sottovalutare il virus, poi, sono i più giovani, coloro che, puntualizza lo studio, son più frequentemente impegnati in lavori a stretto contatto con il pubblico (tanto nell'ambito del commercio, quanto nel quadro della ristorazione): tra gli under 35, infatti, «il 35,1% svolge una professione ad alto rischio, mentre nelle altre fasce d'età la percentuale si riduce attorno al 27%». Il livello di istruzione è un altro elemento distintivo correlato alla chance di ammalarsi, considerato che riguarda «il 40,9% dei laureati (di questi, il 22,9% con rischio molto elevato) contro il 27% dei diplomati ed il 20,9% di quanti sono in possesso del diploma di scuola media». Ma quali sono, del dettaglio, le categorie autorizzate a nutrire consistenti timori, mentre lavorano? In vetta alla classifica stilata dai consulenti, vi sono, com'è facile intuire, gli esponenti delle professioni legate alla salute e alla cura della persona, a partire da «medici (308mila), infermieri, radiologi, esperti di diagnostica (nel complesso 736mila soggetti)», e andando verso gli impiegati nei servizi sanitari e sociali, quali «i massaggiatori sportivi, gli operatori sociosanitari, e gli assistenti di studi medici (258mila)».

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