Rilancio La Perla: salve 210 operaie

L'annuncio del ministro Urso: il 10 giugno si conoscerà l'identità dell'acquirente
May 26, 2025
Rilancio La Perla: salve 210 operaie
Mimit | Il ministro Urso in visita allo stabilimento di La Perla
La Perla è salva. È un giorno di festa, a Bologna: la storica azienda locale, simbolo della qualità made in Italy della lingerie di lusso, dopo una lunga e complessa crisi ha finalmente un acquirente, un investitore disposto a garantire marchio, sito produttivo e occupazione. L’annuncio è arrivato ieri, da parte del ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, a margine del tavolo di trattativa che si è svolto in azienda. L’identità dell’acquirente sarà svelata il 10 giugno, ma è bastata questa notizia perché la politica, locale e nazionale, di ogni schieramento, gridasse al miracolo.
Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha elogiato la cooperazione tra Regione, città metropolitana e governo, ma soprattutto la tenacia delle lavoratrici. A rischio, infatti, c’erano circa 500 posti di lavoro, di cui 300 in Italia. Quasi tutte donne che, come ricorda la sindacalista della UILtec Mariangela Occhiali, hanno espresso una vera e propria prova di coraggio: «È stata una resistenza, perché è durata tanto, e una resilienza. Le lavoratrici ci hanno sempre sostenuto, anche nei momenti più complicati abbiamo tenuto insieme tante procedure. Siamo stati tenaci tutti e abbiamo costruito un’impresa. Ci sarà una nuova impresa, speriamo, un imprenditore con una visione industriale non speculativa. Questa nostra impresa ha fatto sì che il ministro annunciasse “la Perla è salva”. È una grandissima soddisfazione, un’emozione unica. Pensiamo a che facce avranno le lavoratrici oggi in assemblea, quelle che un anno e mezzo fa erano qui a piangere».
Le lavoratrici, in questi mesi, non sono state con le mani in mano: hanno ideato una vera e propria linea di moda, col brand “Le Perline”, per autofinanziare la propria battaglia ma, anche, per sopravvivere: non bisogna dimenticare che, tra gennaio e aprile 2025, è scaduta la cassa integrazione per le circa 50 lavoratrici della parte amministrativa e del retail. Ora, però, possono tirare un sospiro di sollievo: Urso ha spiegato che il piano industriale prevede non soltanto l’assunzione dei 210 dipendenti rimasti, ma anche un incremento della forza lavoro con 40 assunzioni. Il piano è quello di mantenere e rilanciare il sito produttivo di Bologna, investendo nella sua progressiva riattivazione come cuore manifatturiero del marchio. Sì, perché, a rendere ancora più intricata la vicenda, specie dopo la Brexit, è stata la suddivisione italo-britannica dell’azienda: nel 2014, La Perla aveva subìto uno spacchettamento, per motivi puramente fiscali, in La Perla Manufacturing, la parte di produzione, La Perla Management, con all’interno tutte le funzioni di staff, dall’amministrazione all’e-commerce - e La Perla Italia per la parte retail. Al di sopra di questa suddivisione societaria c’è La Perla Management UK, con sede a Londra, detentrice del marchio e, naturalmente, sottoposta a una differente legislazione.
La crisi era iniziata con la morte della storica titolare, la bustaia bolognese Ada Masotti, che l’aveva fondata nel 1954 e portata ad avere, negli anni Novanta, fino a 1.500 dipendenti. La gestione, passata dapprima alla famiglia, aveva poi visto susseguirsi diversi proprietari: il fondo JH Partners (USA), poi Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, tramite la holding Pacific Global Management, poi ancora il fondo Tennor di Lars Windhorst, senza mai tornare in utile. Fino a che, nel 2024, Il Tribunale di Bologna aveva dichiarato lo stato di insolvenza per La Perla Manufacturing. All’inizio del 2025, le prime vittorie: dopo 13 anni di vertenze, si è arrivati a un accordo storico con l’unificazione delle procedure. Ora, il salvataggio: una vittoria al femminile, di lavoratrici tenaci, che non si sono mai arrese.

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