Quella continua ha un ruolo sempre più strategico

Sono quattro i Fondi principali che assorbono quasi il 70% delle risorse: Fondimpresa, Fonarcom, For.Te e Fondo Banche Assicurazioni. Fnc-Fondo Nuove Competenze verso la IV edizione
August 22, 2025
Quella continua ha un ruolo sempre più strategico
Archivio | Egidio Sangue, direttore di FondItalia
In un contesto orientato alla transizione "verde" e digitale, la formazione continua assume un ruolo sempre più strategico e decisivo. Ma qual è il suo stato di salute e quale contributo stanno offrendo le parti sociali? A rispondere è l'esperta Benedetta Provini, Adapt junior fellow. «Il XXIV Rapporto sulla formazione continua (2023-2024) redatto da Inapp - spiega - fornisce alcune interessanti risposte a tali quesiti. Il rapporto evidenzia, per prima cosa, che l'apprendimento degli adulti in Italia mostra segnali di crescita. Infatti, nel 2023 è del 11,6% il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e formazione degli adulti con età compresa fra 25 e 64 anni. Tasso che ha ripreso a salire, dopo il crollo sperimentato nel primo anno di pandemia, segnando un incremento pari a due punti percentuali rispetto all'anno precedente. Rapportato, però, alla situazione nel resto dei Paesi europei, l'Italia si trova ancora in una posizione con un ampio margine di miglioramento».
In Italia, 25 anni fa il governo e le parti sociali hanno introdotto i Fondi paritetici interprofessionali. L'idea trova le sue radici nel "Protocollo Ciampi-Giugni" del 1993 e a seguire nel "Patto per il lavoro" del 1996. Da questi documenti si evince come nelle dinamiche dei Fondi Interprofessionali per la formazione continua le parti sociali giochino un ruolo determinante: poiché rappresentanti rispettivamente di domanda e offerta di lavoro, sono essenziali sia nella fase dell'analisi dei bisogni formativi che in quella di attestazione e validazione dell'apprendimento. Questa posizione strategica deriva dalla necessità di coerenza tra la struttura dei contratti collettivi, articolati per livelli e mansioni, e l'evoluzione delle competenze, che solo le parti sociali possono presidiare con efficacia.

«Un miliardo di euro - osserva Provini - sono state le risorse destinate ai Fondi interprofessionali nel 2023. È stata la prima volta che si è raggiunta questa soglia, a conferma di una crescita costante del sistema. Si tratta di un dato in crescita che, secondo quanto sostenuto dall'Inapp, è determinato dalla crescita occupazionale e dalla rivalutazione del monte salari a seguito di alcuni rinnovi contrattuali, ma il rapporto evidenzia, inoltre, una tendenza positiva del numero di adesioni ai fondi interprofessionali da parte delle aziende e, di conseguenza, un coinvolgimento di un maggior numero di lavoratori rispetto al passato. I fondi attivi al 2023 sono 18 e l'incremento complessivo di adesioni rispetto al 2022 è dell'1,2%. Nel 2024 sono 19 i Fondi attivi, a seguito dell'istituzione di Fondo Innova. Osservando la ripartizione percentuale delle risorse tra i Fondi operativi nel 2023, Fondimpresa si conferma come il Fondo che ha avuto modo di assorbire il numero maggiore di risorse, il 48,7% del totale dei trasferimenti dall'Inps ai Fondi, affermandosi come il soggetto principale del sistema».

Rispetto ai dati contenuti nel precedente XXIII Rapporto sulla formazione continua (2021-2022), Fondimpresa rimane un Fondo in costante crescita per numero di dipendenti aderenti (+1% rispetto al 2022, circa 53mila lavoratori) nonostante dal 2022 al 2023 abbia subito un calo di aziende aderenti (-1% rispetto al 2022, circa 1.800 matricole Inps).Tra i principali fondi, a seguire, troviamo Fonarcom con un numero crescente di imprese aderenti (+6%, circa 9mila matricole Inps in più rispetto al 2022), che gli permettono però di coinvolgere circa solo un quarto dei lavoratori di Fondimpresa nel 2023. Anche i fondi di recente costituzione - sono in crescita, tra cui Fondolavoro (+5% di matricole Inps aderenti rispetto al 2022, circa 8.900 lavoratori) e in modo particolare Fondo Conoscenza che registra nel 2023 un incremento di circa 37% delle aziende aderenti, (5.355 matricole Inps aderenti in più rispetto al 2022). Rimangono, comunque, quattro i Fondi principali che assorbono quasi il 70% delle risorse, di cui Fondimpresa, Fonarcom, For.Te e Fondo Banche Assicurazioni, che per dimensioni e andamento più o meno costante degli ultimi anni mantengono una posizione stabile nella classifica di risorse complessivamente ricevute.

Nel 2023 il totale dei finanziamenti dei piani approvati è stato di 923.106.268 euro contro i 695.205.722 euro del 2021. Il 57% delle risorse è stato allocato tramite avvisi, con il restante 43% tramite conti aziendali. Composizione diversa rispetto al 2021, quando circa il 66% delle risorse era stato destinato agli avvisi e il 34.25% ai conto aziendali. Nonostante, quindi, gli avvisi continuino ad essere centrali si è verificato un maggiore attivismo delle aziende nella gestione della formazione tramite conto aziendale, probabilmente con l'obiettivo di avere più autonomia e una formazione ancora più mirata. Le aziende coinvolte nei piani attivati nel 2023, in riferimento alle adesioni maturate, sono 12% circa, con un coinvolgimento di circa il 20% dei lavoratori delle imprese aderenti di cui 667.181 lavoratori coinvolti tramite avvisi e 1.316.889 lavoratori tramite conto aziendale. Oltre che una scarsa capacità di un ampio coinvolgimento dei lavoratori che potrebbero beneficiare di formazione, il numero maggiore di questi riceve formazione grazie ai conti aziendali, accessibili da un numero minore di aziende, spesso di grandi dimensioni. Infatti il rapporto Inapp riporta che i tassi di coinvolgimento delle microimprese variano da un minimo dell'1,5% rispetto alla platea potenziale, come nel caso di Fondo Conoscenza, a un massimo di 15,8% di Fondimpresa.
Nel periodo che va da novembre 2022 a dicembre 2023, i Fondi interprofessionali hanno emanato 83 avvisi, 12 di questi avvisi risultano collegati al Fnc-Fondo Nuove Competenze, mentre almeno 16 sono riconducibili a misure di politica attiva del lavoro e tra questi, 12 sono rivolti specificamente a lavoratori beneficiari di strumenti di tutela del reddito, secondo quanto previsto dalla legge 230/21 (comma 242), dimostrando un'attenzione crescente ai temi strategici per il Paese e per il rafforzamento dell'occupabilità. È anche vero che questo ultimo aspetto è incentivato dal legislatore: grazie, appunto, alla legge 230/21 (comma 242), i Fondi stanno recuperando gradualmente delle risorse attraverso la restituzione dei prelievi fatti con legge 23/12/2014 n. 190, il cosiddetto prelievo forzoso, che furono impiegati in altri interventi statali.
La formazione continua in Italia sta quindi dimostrando segnali di crescita incoraggianti. Persistono, tuttavia, ampi spazi di miglioramento e un doveroso intervento per raggiungere l'efficienza di utilizzo delle risorse a disposizione, limitando le disuguaglianze di accesso, anche per evitare la perdita dell'obiettivo iniziale attribuito al sistema dei fondi. Vi è una distorsione della visione dei fondi che vengono concepiti come strumenti a disposizione delle singole imprese, sfruttabili concretamente solo da quelle di grandi dimensioni, piuttosto che come leva strategica per la crescita e la sostenibilità nel lungo termine dei settori e dei territori, grazie alla capacità di risposta di questi strumenti rispetto a bisogni formativi differenti con la conseguente crescita del valore del capitale umano. Senza sottovalutare il rischio di concentrazione delle risorse a pochi Fondi.

Per Provini, «è sicuramente necessario diversificare gli strumenti e implementare una strategia più orientata alle peculiarità territoriali e settoriali, al fine di raggiungere le piccole imprese, che a oggi non riescono ancora a sfruttare in modo efficace queste risorse. Come suggerisce anche il Rapporto Inapp, è necessario uno spazio di riflessione comune in cui possano essere coinvolti tutti gli stakeholder territoriali come le associazioni di categoria e i sindacati, gli enti bilaterali, le imprese e gli enti formativi, con l'obiettivo di rendere più flessibile l'offerta di modo che possa rispondere a più bisogni possibili e di individuare meccanismi perequativi per distribuire meglio le risorse, come già alcuni fondi stanno facendo».
Fnc-Fondo Nuove Competenze verso la IV edizione
La formazione continua dei lavoratori italiani si trova a un bivio cruciale. Con oltre 23mila istanze presentate nella III edizione del Fnc-Fondo Nuove Competenze e un investimento senza precedenti di oltre un miliardo di euro, il programma ha dimostrato una capacità di coinvolgimento per oltre un milione di lavoratori. Di fronte a questi numeri, FondItalia getta lo sguardo verso l’edizione 2026 perché gli attori in gioco facciano fronte comune per la trasformazione del Fnc in una politica strutturale permanente. «Crediamo convintamente - dichiara Egidio Sangue, direttore di FondItalia - che la quarta edizione del Fondo Nuove Competenze, che vedrà la luce il prossimo anno, debba articolarsi su tre direttrici principali: il superamento dell’approccio emergenziale, l’integrazione nelle politiche attive del lavoro e la valorizzazione delle filiere formative attraverso le aggregazioni di imprese».
Stando all’esperienza fin qui maturata da FondItalia, il Fondo Nuove Competenze ha rappresentato una vera rivoluzione nel panorama della formazione continua, riuscendo ad avvicinare migliaia di piccole e microimprese a percorsi formativi strutturati. Dalla sua istituzione nel 2020, lo strumento ha dimostrato un’efficacia crescente nel sostenere la riqualificazione professionale attraverso la riduzione dell'orario di lavoro compensata da percorsi formativi mirati.
Tra le suggestioni avanzate da FondItalia, emerge l’idea di un approccio co-progettuale che preveda il coinvolgimento diretto delle imprese nella fase di definizione della misura: «Questa metodologia consentirebbe una più stretta integrazione tra le esigenze aziendali e l'offerta formativa, garantendo una risposta più tempestiva alle trasformazioni del mercato del lavoro», precisa Sangue.
Il Fondo Paritetico evidenzia, inoltre, l’opportunità di perfezionare i meccanismi di individuazione, validazione e certificazione delle competenze, con l’obiettivo di progettare una formazione di maggiore qualità e aderenza alle esigenze del mercato del lavoro. Le proposte includono un focus particolare sulle competenze per il futuro e sui cluster di imprese, elementi che potrebbero trasformare radicalmente l’approccio alla formazione continua.
L'integrazione del Fondo Nuove Competenze nella programmazione delle politiche attive del lavoro rappresenta un altro elemento centrale delle idee elaborate in questi anni da FondItalia: «Il passaggio a una misura strutturale risponde alla necessità di fornire alle imprese strumenti permanenti per affrontare le sfide della trasformazione digitale e della transizione ecologica, rendendo la formazione continua un elemento centrale della strategia competitiva aziendale», prosegue Sangue.
Tra i suggerimenti di FondItalia per l’edizione 2026 di Fnc anche un miglioramento della gestione delle risorse e delle tempistiche, aspetti che potrebbero ottimizzare l’efficacia complessiva del programma. Il maggiore coinvolgimento delle filiere formative che nascono dalle aggregazioni di imprese rappresenta una delle suggestioni più significative del modello proposto.
«Il sistema della formazione continua in Italia funziona proprio perché è realmente a contatto con le esigenze delle imprese -conclude Sangue-. I Fondi Interprofessionali hanno dimostrato di sapere fornire l’ecosistema e l’infrastruttura tecnica necessari per garantire l’efficacia dei percorsi formativi, un elemento che andrebbe valorizzato nella progettazione della quarta edizione del Fnc».

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