Poste azionista di maggioranza di Tim: obiettivo risanamento

Via libera dell'Antitrust, senza istruttoria, all'operazione che rafforza il controllo pubblico sulla società di tlc e apre la strada a sinergie industriali
September 4, 2025
Poste azionista di maggioranza di Tim: obiettivo risanamento
L’operazione Poste-Tim è realtà. L’Antitrust ha dato ieri il via libera "senza condizioni" all’acquisizione del 15% di azioni. Un passaggio che porta la partecipazione complessiva del gruppo guidato da Matteo Del Fante al 24,81%. L’ok definitivo è arrivato con una formula piena: non è stata infatti giudicata necessaria un'istruttoria, in quanto l’operazione, come ha detto la stessa Agcom “non ostacola in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e non comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante”.
A marzo Poste aveva annunciato l'acquisizione delle azioni del socio francese Vivendi per 684 milioni di euro. Il mese prima aveva acquisito il 9,81% da Cassa Depositi e Prestiti. Con queste due mosse a stretto giro è diventata il socio di riferimento di Tim. Non si tratta di un socio qualunque ma di un vero e proprio gigante che negli ultimi anni ha saputo trasformarsi e ampliare la sua attività spostandola dalla corrispondenza, ormai business marginale, ad altri ambiti assai più redditizi e attuali: la logistica, i servizi digitali, il risparmio, la finanza.
Lo Stato, già presente in Tim con Cdp e con il Mef, rafforza quindi il proprio controllo (visto che Poste è partecipata da Mef e Cdp al 65%) su un’infrastruttura considerata strategica. In quest’ottica va letta anche l’uscita di scena di Iliad, l’operatore francese che aveva manifestato un interesse nei confronti di Tim salvo poi ritirarsi per cercare alleanze in casa. Lo scenario in cui si muove Tim è quello della separazione tra la rete e i servizi con l’obiettivo di risanare le proprie finanze e diventare sempre più competitivo in un mercato, quello delle tlc, considerato molto vitale in Italia ma poco redditizio.
Il ritorno sotto il controllo italiano della maggior compagnia di telecomunicazioni del Paese arriva in un momento di profonda crisi. Tra il 2010 e il 2023 il fatturato del comparto è crollato del 35% con 40mila posti di lavoro persi. La presenza di quattro operatori di rete propria – Tim, Iliad, Wind Tre e Fastweb-Vodafone – se favorisce la concorrenza e abbassa i prezzi per i clienti rappresenta una sfida per i conti delle aziende.
L’arrivo di Poste come socio di maggioranza apre una nuova stagione per il gruppo guidato da Pietro Labriola con lo sviluppo delle sinergie industriali, tra cui la migrazione della rete di Poste Mobile da quella di Vodafone a quella di Tim che dovrebbe avvenire ad inizio 2026. Tim sarebbe in trattativa per subentrare a Vodafone in questo accordo di fornitura, del valore di circa 80 milioni di euro. Il passaggio non comporterà modifiche per i 4,5 milioni di clienti. Ma anche l'espansione della fornitura di servizi congiunti nei settori delle telecomunicazioni, dei servizi digitali, finanza, assicurazioni ed energia. Tim potrebbe sfruttare la rete dei 13mila uffici postali mentre Poste potrebbe beneficiare dei servizi cloud di Tim.
Riflettori puntanti sul nuovo piano industriale, che verrà presentato all'inizio del 2026 in corrispondenza della presentazione dei conti annuali del 2025. Altro passaggio importante sarà l'apertura del “cantiere governance” con l'ingresso dell'amministratore delegato di Poste, o di un suo rappresentante, nel consiglio d'amministrazione di Tim. Dopo il fallimento dei progetti d'integrazione a livello europeo che si sono seguiti negli anni: il gruppo ha chiuso il primo semestre 2025 con una perdita netta di 132 milioni, sia pure in miglioramento dai 646 di un anno prima. Il via libera dell’Antitrust ha portato una boccata d’ossigeno anche sui mercati con un rialzo a piazza Affari del 4,89%, che ha coperto almeno in parte il tonfo dell'8,7% segnato a fine agosto quando Iliad aveva ufficializzato la fine dei colloqui con Tim. Già a metà luglio era trapelato che Poste avrebbe ricevuto il via libera dell'Antitrust all'aumento della sua partecipazione nel capitale di Tim.

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