Mancano personale e competenze digitali

Randstad Research ha analizzato le professioni sanitarie del futuro, individuandone ben 47, suddivise in raggruppamenti utili a metterle in relazione con le tendenze di cambiamento
August 20, 2025
«La transizione digitale in sanità, che dovrebbe essere il motore dell’innovazione, resta bloccata da carichi di lavoro insostenibili e dalla mancanza di un piano strutturale di aggiornamento». È quanto sottolinea Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up, che evidenzia come «la mancanza di formazione continuativa e di tempo dedicato ad aggiornamenti specifici, stia escludendo infermieri e professionisti dal progresso digitale, con ripercussioni sulla qualità delle cure». De Palma osserva come «formazione frammentata, corsi occasionali e aggiornamenti a singhiozzo non possano creare una cultura digitale solida. Gli infermieri non possono apprendere competenze avanzate nei ritagli di tempo o sacrificando riposo. Serve un piano nazionale di formazione integrato nelle attività, con ore tutelate in tutte le regioni e una piattaforma digitale unica per corsi certificati e aggiornamenti periodici». L’appello è chiaro: «La digitalizzazione non si realizza con proclami. Servono formazione costante, carichi sostenibili e accesso uniforme alle tecnologie. Solo così la transizione digitale potrà tradursi in benefici concreti per i cittadini».
Anche l'istituzione di un Osservatorio nazionale dedicato all’intelligenza artificiale in sanità, volto a monitorare e promuovere le esperienze concrete di digitalizzazione nei sistemi ospedalieri, conferma quanto il tema sia ormai centrale nelle politiche pubbliche. Ma per Aisi-Associazione imprese sanitarie indipendenti, servono scelte strutturali, non simboliche, e soprattutto una visione che tenga insieme innovazione e umanizzazione delle cure. La trasformazione digitale è in atto e coinvolge il futuro stesso della sanità pubblica e privata. L’Ia-Intelligenza artificiale, il machine learning, la medicina predittiva e la sanità connessa stanno già riscrivendo i paradigmi della diagnosi e dell’assistenza. Tuttavia, senza un investimento parallelo nella valorizzazione concreta dei professionisti sanitari, ogni algoritmo rischia di rimanere sterile o addirittura disumanizzante. Secondo le principali ricerche internazionali, l’Ia applicata alla sanità è in grado di produrre benefici concreti e quantificabili: +28% nello sviluppo di nuovi farmaci e dispositivi; +27% nell’efficienza delle strutture sanitarie e nella gestione delle risorse; +27% nella trasformazione operativa dei processi clinici; +19% nel miglioramento dei percorsi di presa in carico del paziente.
«La rivoluzione dell’intelligenza artificiale in sanità è già cominciata – spiega Karin Saccomanno, presidente di Aisi –. Ma perché generi vero valore, deve essere fondata su cultura, etica e partecipazione attiva dei professionisti. Non possiamo limitarci ad adottare tecnologie “chiavi in mano”: serve una strategia italiana, trasparente e condivisa, costruita intorno a standard interoperabili e alla co-progettazione con chi lavora sul campo». La sanità italiana dispone di talenti, centri di ricerca, start up e imprese pronte a contribuire allo sviluppo di soluzioni intelligenti. Ma oggi manca ancora una filiera strutturata dell’innovazione sanitaria, in grado di unire visione industriale, sostenibilità tecnologica e impatto clinico reale. «Il tempo della subalternità è finito – afferma Giovanni Onesti, direttore generale di Aisi –. Le imprese sanitarie indipendenti, ad esempio, devono essere riconosciute come partner attivi della trasformazione digitale, non solo utenti o appaltatori. Chiediamo di partecipare ai tavoli strategici del Pnrr, a partire da progetti come il Fascicolo Sanitario Elettronico e la telemedicina. L’innovazione non può essere imposta: va sviluppata a partire dai bisogni reali delle strutture e dei territori».
La carenza perenne di personale
Il numero di medici e infermieri oggi in Italia è insufficiente a soddisfare i fabbisogni della popolazione. Il settore si caratterizza per un invecchiamento della forza lavoro, una carenza di giovani lavoratori e un turnover generazionale rallentato. Ma, di fronte alla profonda trasformazione a cui è sottoposto, ci sono carenze qualitative importanti tanto quanto quelle quantitative: ai medici e infermieri italiani servono con urgenza nuove competenze digitali e manageriali per affrontare le sfide del futuro. Lo rileva la ricerca Il futuro delle professioni mediche e infermieristiche in Italia di Randstad Research, il centro di ricerca sul lavoro del futuro promosso da Randstad, che ha fotografato la situazione del settore sanitario in Italia, individuando nel dettaglio le competenze strategiche per gli anni a venire e le 47 professioni sanitarie del futuro. «Il futuro del Servizio sanitario nazionale italiano dipenderà dalla capacità di affrontare le sfide attuali con una visione strategica - dichiara Emilio Colombo, coordinatore del Comitato scientifico di Randstad Research -. Le tecnologie digitali stanno trasformando la stessa professione medica e gli investimenti devono viaggiare di pari passo con politiche attive per la valorizzazione del personale sanitario. Nel settore assistiamo all’ibridazione sempre più accentuata tra professioni mediche e tecnologiche, oltre all'affinamento delle professioni esistenti: per alcuni profili sono richieste competenze provenienti da fuori dell’ambito sanitario, per altri nuove competenze mediche. Per tutti i profili, è urgente un upskilling: i medici di domani dovranno avere competenze digitali, per esempio per utilizzare robot nelle operazioni, l’intelligenza artificiale nelle diagnosi, la telemedicina per curare i pazienti. Ma anche competenze trasversali e comunicative per lavorare in un contesto sempre più multiculturale».

L'occupazione nel settore sanitario italiano mostra una marcata prevalenza femminile: le donne sono il 66,8% della forza lavoro. La maggiore concentrazione di occupati è nelle fasce di età intermedie, con una presenza bassa di giovani lavoratori tra i 15 e i 24 anni (2,5%) e di over 65. La fascia 45-54 anni rappresenta il gruppo più numeroso, circa il 26% degli occupati, seguita dalla fascia 35-44 anni (23,5%). La scarsa presenza di lavoratori under 25 riflette la durata dei percorsi di studio necessari per accedere alle professioni sanitarie. E il 4,9% di occupati over 65 evidenzia il fenomeno di chi posticipa l’età pensionabile, per le carenze di personale e la necessità di garantire continuità nei servizi sanitari. Circa l’80% degli occupati lavora a tempo pieno, mentre il 20% è impiegato con contratti part-time, una quota significativa che riflette la flessibilità richiesta da alcune professioni sanitarie.

L’Italia ha una carenza di professioni sanitarie che si protrarrà almeno per i prossimi cinque anni. Gli accessi alla facoltà di Medicina e Chirurgia sono stati di anno in anno ridotti per poi essere aumentati gradualmente dal 2019. In questi anni si assiste al picco della curva dei pensionamenti, con un esodo previsto di 40mila medici dal Servizio sanitario entro tre anni e di quasi 109mila infermieri tra il 2023 al 2032. In aggiunta, la pandemia ha aumentato il carico di stress sulla professione medica inducendo molti ad anticipare il pensionamento. Ma, tra un decennio, quando arriveranno sul mercato i laureati delle annate del cambio di rotta negli accessi alla facoltà di Medicina, si prevede un surplus di medici laureati al netto dei pensionamenti previsti. Sorte opposta è prevista per gli infermieri, per cui la carenza non è stata bilanciata e si stima una carenza di 300mila unità al 2035. Attualmente, la carenza di personale ha costretto gli ospedali a ricorrere a misure di tamponamento.

Nelle professioni mediche le aree chirurgiche e dell’emergenza-urgenza sono sempre meno scelte, mentre quelle dei percorsi più stabili e meno stressanti attraggono più candidati. Analizzando la copertura dei posti nelle scuole di specializzazione nell'anno accademico 2022/2023, le specializzazioni più attrattive, cioè quelle con un tasso di copertura oltre il 90%, sono dermatologia, endocrinologia, pediatria, neurologia e malattie dell’apparato cardiovascolare e digerente: offrono sbocchi professionali sicuri, condizioni lavorative migliori e prospettive economiche vantaggiose. Seguono, con una copertura tra l’80% e l’89,9%, allergologia, malattie dell’apparato respiratorio, medicina dello sport, neuropsichiatria infantile, psichiatria e reumatologia. Poi, con una copertura tra il 70% e il 79,9%, oncologia medica, e ancora ematologia e scienze dell’alimentazione tra il 60% e il 69,9%, geriatria e medicina interna con scarsa attrattività (tra il 50% e il 59,9%). Le meno richieste sono malattie infettive, medicina d’emergenza e urgenza, medicina di comunità e delle cure primarie, medicina palliativa, medicina termale e nefrologia (tutte con meno del 50% di copertura). La sfida è riequilibrare l'attrattività con incentivi economici e contrattuali per quelle meno richieste. Serve investire nelle infrastrutture ospedaliere per rendere più stimolanti gli ambienti di lavoro, rafforzare l’orientamento e al tempo stessi riformare i percorsi formativi, con specializzazioni interdisciplinari e competenze innovative per aumentare l'interesse dei giovani medici.

Randstad Research ha individuato nel dettaglio le competenze emergenti necessarie per ogni comparto sanitario sulla base dell’evoluzione del settore. Per i medici le principali sono competenze amministrativo/gestionali per la corretta gestione dei dati e delle informazioni relative ai pazienti; competenze digitali di base necessarie per l’utilizzo dei dispositivi medici avanzati; competenze digitali avanzate, con particolare attenzione alla comprensione del funzionamento e dei limiti delle nuove tecnologie; pensiero critico, per interpretare correttamente le analisi dagli algoritmi ed esercitare un ruolo di sorveglianza su di essi; mediazione, per comunicare gli output generati dalle tecnologie e i pazienti; etica, per un utilizzo consapevole delle Ia; capacità di lavorare in contesti multidisciplinari.
Per gli infermieri ci sono le competenze specialistiche avanzate, in particolare quelle gestionali e cliniche per operare in un contesto demografico in età sempre più avanzata e con patologie sempre più complesse; la gestione globale dell’assistito, per passare da una logica prestazionale ad una collaborazione globale con altri professionisti; le competenze digitali, per l’utilizzo degli strumenti amministrativi e di telemedicina; la capacità di adattamento per operare in nuovi modelli organizzativi; la flessibilità.
Sia per medici che infermieri, poi, sono necessarie soft skill come apertura al cambiamento, gestione del cambiamento e capacità di leadership, capacità relazionali e comunicative in contesti multiculturali o da remoto, capacità di lavorare in team composti da professionisti di diversa formazione. La ricerca individua in particolare una carenza di competenze manageriali in pianificazione aziendale, business planning e principi di economia sanitaria. Tra quelle relazionali, le più carenti per il futuro, sono la capacità di presentare in pubblico, la leadership e il pensiero laterale. Il coordinamento delle professionalità è elemento comune critico, a causa della forte specializzazione delle competenze dei medici, che hanno invece una carenza di competenze trasversali.
Alla luce della profonda trasformazione del settore, stanno cambiando gli stessi profili sanitari: si ibridano sempre più professioni mediche e tecnologiche oppure le professioni attuali vengono integrate da altre competenze di ambito medico, di livello più alto o di altri profili medici.

Professioni sanitarie e infermieristiche avanzate: sono profili di infermieri sempre più specializzati come infermiere specialista in etica, infermiere di famiglia e di comunità, infermiere specialista in gestione del dolore, infermiere specialista in gestione device picc team, infermiere specialista in rischio infettivo, infermiere specialista in stomaterapia e wound care, advanced practice nurse (apn). E poi nuovi medici e specialisti clinici, come medico della telemedicina, cardiochirurgo specializzato in Ia, chirurgo da remoto, medical advisor, medico specializzato in Ia per la prevenzione della sla, direttore sanitario 4.0;

Tecnologia e innovazione applicate alla sanità: sono le professioni tecnologiche che trasformeranno il settore sanitario per migliorarne l'efficienza e aumentare le possibilità di personalizzazione di cura. Come i profili nello sviluppo dell’Ia: programmatore di Ia con sistemi di riconoscimento vocale per i medici, esperto di Ia per la diagnostica di tumori, programmatore di Ia per disegnare Dna per la sintesi delle proteine, programmatore di ai per la diagnosi dello stato di salute dalla scrittura, programmatore di Ia per la creazione di molecole non esistenti in natura, programmatore di Ia per la realtà aumentata nella riabilitazione, programmatore di stetoscopi con Ia per identificare scompensi cardiaci, sviluppatore di Ia per fisioterapie. E poi profili nell’Ingegneria e tecnologie sanitarie: robotic surgery engineer, progettista di ambulanze modulabili, programmatore di robot per preparazioni chemioterapiche, tecnico per le lastre in 3d. E ancora profili nella teleassistenza e app medicali; coordinatore della teleassistenza, sviluppatore di app di supporto alle disabilità, sviluppatore di app di supporto alle persone con disturbi della comunicazione;

Economia e gestione della sanità: in questo ambito ci sono ruoli strategici per il coordinamento, l’ottimizzazione e la sostenibilità delle risorse e dei servizi sanitari, come addetto al quality assurance, clinical project manager, health economics specialist, head of patient advocacy, patient journey manager, responsabile dell’innovazione;
Specialisti di ricerca: ci sono ruoli di ricerca scientifica e scoperta di nuove soluzioni in ambito medico e biotecnologico: biologo sintetico, computational chemist, crio-microscopista elettronico, esperto di nlp per il settore sanitario, esperto di recurrent neural networks per le diagnosi, responsabile ricerca e sviluppo nanotecnologie, tecnico di colture bio per la salute;
Altre professioni: designer di cassette di pronto soccorso ecosostenibili, displaced persons re-integrator, produttore di plastiche 100% naturali per il biomedicale, produttori di protesi mioelettriche, produttore di solette intelligenti, specialista della care economy.

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