La stangata di Trump all'Europa: «Dazi al 30%». Cosa succede adesso

Il presidente americano ha stroncato le speranze di un accordo sul 10% diffondendo la missiva indirizzata a Von der Leyen che introduce nuovi balzelli. Le reazioni
July 11, 2025
La stangata di Trump all'Europa: «Dazi al 30%». Cosa succede adesso
Ansa | La lettera di Trump a Von der Leyen con l'annuncio sui dazi
Dazi al 30% su tutti le merci Ue dal primo agosto. Donald Trump colpisce ancora, minacciando di far saltare il tavolo del negoziato con Bruxelles proprio mentre un accordo quadro sembrava in dirittura di arrivo. La famosa “lettera all’Ue”, da lui preannunciata pochi giorni fa, è arrivata, con buona pace della Commissione Europea che da giorni insisteva di non attenderla. Trump ha diffuso la missiva, indirizzata alla presidente Ursula von der Leyen, ieri nel primo pomeriggio (ora italiana) sul Social network Truth, ma in realtà è datata 11 luglio. Bruxelles fa sapere che l’esecutivo Ue era stato avvertito in anticipo. Secondo vari commentatori americani, a spingere Trump a questa nuova escalation anzitutto l’andamento dei mercati finanziari, negli ultimi tempi positivi a differenza di aprile (ma in realtà soprattutto perché contano sull’effetto “Taco”, Trump fa sempre un passo indietro, dopo le varie giravolte del presidente).
«Abbiamo avuto anni per discutere delle nostre relazioni commerciali con l’Unione Europea – scrive The Donald – e abbiamo concluso che dobbiamo abbandonare questi deficit commerciali a lungo termine, ampi e persistenti, generati dalle vostre politiche tariffarie e non tariffarie e dalle vostre barriere commerciali». Per questo «a partire dal primo agosto 2025, applicheremo all’Unione Europea un dazio di solo il 30% sui prodotti Ue spediti negli Stati Uniti, distinto da tutti i dazi settoriali» (cioè non si sommano a quelli, già in vigore, del 50% su acciaio e alluminio e del 25% sulle auto). Guai se Bruxelles risponderà. «L’Unione Europea – intima Trump – consentirà agli Stati Uniti un accesso di mercato completo e aperto, senza che ci vengano addebitate tariffe doganali». Ed ecco la minaccia: «se per qualsiasi motivo decidete di aumentare i vostri dazi e di reagire, qualunque sia l’aumento scelto l’importo verrà aggiunto al 30% che applichiamo». La porta al dialogo però non è chiusa: «Se desiderate – conclude Trump – aprire i vostri mercati finora chiusi agli Stati Uniti (una sciocchezza, visti gli strettissimi rapporti commerciali tra Europa e America, ndr) ed eliminare le vostre politiche tariffarie e non tariffarie e le barriere commerciali, potremmo valutare una modifica a questa lettera».
Bruxelles ormai lavorava sull’assunto di un’intesa con un dazio base Usa del 10% (quello rimasto in vigore per tutti i Paesi dopo la “pausa” decretata da Trump ai suoi dazi di aprile). Il 30% è devastante, ed è superiore al 20% inizialmente annunciato da Trump per l’Ue il 2 aprile (il “Liberation Day”), anche se, almeno, inferiore al 50% minacciato successivamente. Senza contare, oltretutto, i dazi su acciaio, alluminio e auto sui quali l’Ue insiste per una riduzione. «Imporre dazi del 30% – avverte Von der Leyen – sull’export Ue sconvolgerebbe le catene transatlantiche di approvvigionamento, a danno di imprese, consumatori e pazienti su entrambi i lati dell’Atlantico». E insiste sul negoziato. «Restiamo pronti – sottolinea – a continuare a lavorare a un accordo entro il primo agosto». Tuttavia, avverte, «allo stesso tempo prenderemo tutti i passi necessari per salvaguardare gli interessi Ue, incluso l’adozione di contromisure proporzionate se necessario».
Della questione parleranno gli ambasciatori dei Ventisette questo pomeriggio con la Commissione in una riunione d’emergenza, domani c’è il Consiglio dei ministri Ue responsabili per il Commercio. E sempre domani, in teoria, dovrebbe scattare, alla mezzanotte, il primo pacchetto di dazi, per un valore di circa 21 miliardi di euro, in risposta a quelli Usa su acciaio e alluminio (un secondo ora da 72 miliardi di euro in risposta agli altri dazi è quasi pronto e potrebbe a questo punto essere ultimato per il caso peggiore). In realtà appare probabile che le contromisure saranno nuovamente rinviate per dare spazio al negoziato. Perché, a parlare con vari diplomatici, l’impressione a Bruxelles è che la lettera di Trump sia soprattutto uno strumento negoziale per fare pressioni sugli europei in una trattativa considerata in realtà molto avanzata. Che però ora potrebbe complicarsi.

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