La formazione nell'era dell'intelligenza artificiale

Dentro questa trasformazione, cambia radicalmente il mestiere di chi insegna. Il formatore non è più soltanto un esperto di contenuti, ma un architetto di esperienze di apprendimento
September 30, 2025
La formazione nell'era dell'intelligenza artificiale
Wyser | La formazione diventa sempre più digitale
«Viviamo in un’epoca in cui il confine tra vita reale e digitale si è dissolto. Questo nuovo spazio ibrido, l’infosfera, è il nuovo ambiente nel quale flussi continui di informazioni, immagini e dati ridisegnano le nostre modalità di lavoro, di relazione e, inevitabilmente, di apprendimento. In questo contesto, i sistemi formativi tradizionali non bastano più. La formazione deve trasformarsi, cogliendo le potenzialità delle tecnologie emergenti e rispondendo a sfide che sono insieme sociali e culturali». Lo afferma Franco Amicucci, presidente di Skilla.
Il primo grande cambiamento riguarda l’irruzione dell’intelligenza artificiale. Non si tratta soltanto di uno strumento in più, ma di un fattore che ridisegna l’intero processo educativo: dalla progettazione dei percorsi alla personalizzazione, dalla valutazione alle previsioni sui fabbisogni futuri. È la fine di un modello formativo centrato sulla trasmissione di contenuti standard, a favore di esperienze personalizzate, adattive, capaci di seguire i ritmi e i bisogni del singolo.
A ciò si affianca l’ibridazione strutturale tra aula e digitale: la formazione è blended by default. Il momento in presenza resta prezioso, ma non è più sufficiente: viene arricchito da metodologie attive, come laboratori di problem solving e la flipped classroom, e da strumenti online che garantiscono continuità e flessibilità. Sempre più diffuso è anche il microlearning, fatto di pillole brevi e multimediali che rendono l’apprendimento rapido, accessibile e modulare. Una rivoluzione che destruttura i tempi e gli spazi dell’apprendimento, che diventa continuo per tutta la vita e integrato con i flussi di lavoro e le esperienza di vita. Infine, nuove tecnologie come realtà virtuale e aumentata portano l’esperienza sul piano dell’immersione e della simulazione. Non è fantascienza, ma pratica concreta: nella sanità, nell’industria e nella sicurezza, i lavoratori si formano già con ambienti immersivi e scenari realistici.
«Se cambiano i sistemi di apprendimento, cambiano anche le competenze da sviluppare - spiega Amicucci -. La prima è la capacità di apprendere ad apprendere, la vera competenza madre in un contesto in cui nulla resta stabile. Accanto ad essa troviamo pensiero critico, problem solving collaborativo, creatività e flessibilità: tutte abilità trasversali indispensabili in un mondo che chiede rapidità di adattamento. Altrettanto decisiva è la cultura digitale: non basta usare gli strumenti, serve saper leggere, interpretare e valutare i flussi informativi, distinguere tra fonti affidabili e fake news, utilizzare piattaforme collaborative. A queste si aggiungono nuove alfabetizzazioni: AI literacy e data literacy, ossia la capacità di comprendere il funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale e di interpretare i dati che essi generano. Infine, la formazione aziendale integra in modo stabile due ambiti cruciali: la sicurezza digitale, con attenzione a privacy e cyber-rischi, e la sostenibilità, che da valore astratto diventa competenza concreta nelle scelte quotidiane di manager e organizzazioni».
Dentro questa trasformazione, cambia radicalmente il mestiere di chi insegna. Il formatore non è più soltanto un esperto di contenuti, ma un architetto di esperienze di apprendimento. Guida i processi, stimola la partecipazione, seleziona e orchestra risorse, costruisce percorsi personalizzati. Nelle aziende emergono figure nuove, come tutor, mentor e coach, che accompagnano lo sviluppo professionale direttamente nei contesti di lavoro. Anche la valutazione non è più un atto finale, episodico, ma un processo continuo che utilizza dati, evidenze e micro-credenziali aggiornabili. L’apprendimento diventa così documentato e riconosciuto in modo più dinamico e realistico rispetto al passato.
La rivoluzione che stiamo vivendo non è soltanto tecnologica: è culturale. Significa passare da un’idea di formazione come trasmissione di conoscenze a un’idea di apprendimento come costruzione di competenze vive, continuamente aggiornabili. È questo il filo conduttore del testo Tecnologie per la formazione aziendale, Mondadori Università, un manuale per studenti di Scienze della formazione e formatori aziendali (a cura di Amicucci, Ferri, Maimone, Scenini).
«Per imprese, scuole e Università la sfida è grande: non basta investire in piattaforme e tecnologie, occorre ripensare il senso stesso dell’educare e del formare. Chi saprà sviluppare ecosistemi di apprendimento flessibili, personalizzati, fondati sulla collaborazione e arricchiti dalle nuove tecnologie, avrà non solo lavoratori più competenti, ma cittadini più consapevoli e capaci di abitare con responsabilità il mondo in continua trasformazione», conclude il presidente di Skilla.

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