Kodak rischia (di nuovo) il K.O.: l’icona delle foto ha troppi debiti
Il titolo è crollato del 25% dopo l’annuncio sulla difficoltà a ripianare passivi pari a 500 milioni nel breve termine

Simbolo di un mondo che ha fortemente patito il passaggio dall’analogico al digitale e marchio iconico dell’intero comparto fotografico, Kodak è (di nuovo) a rischio chiusura. Dopo aver segnato non solo la fotografia mondiale – con prodotti passati alla storia –, ma anche il racconto per immagini di generazioni di famiglie, Eastman Kodak, fondata 133 anni fa, ha infatti avvertito gli investitori che potrebbe presto chiudere i battenti. Un colpo al cuore per chi ha amato la pellicola con la K e le prime fotocamere istantanee, icone culturali oltre che intuizioni tecniche che contribuivano a rendere attuale per tutti la massima del fondatore George Eastman: «Tu premi il pulsante, noi facciamo il resto».
Nella sua relazione sugli utili, la società americana ha riferito di non avere «finanziamenti impegnati o liquidità disponibile» per pagare i suoi circa 500 milioni di dollari di debiti in scadenza entro 12 mesi e altri 200 milioni di passività legate al suo piano pensionistico. Condizioni che sollevano «seri dubbi» sulla capacità dell'azienda di continuare a operare. Kodak punta ora a fare cassa interrompendo i pagamenti per il suo piano pensionistico e puntando a rimborsare parte significativa del prestito a termine prima della scadenza, cercando contestualmente di rinegoziare o rifinanziare il debito residuo. Lo spettro di una bancarotta, come quella già affrontata nel 2012, è però dietro l’angolo. «Nel secondo trimestre Kodak ha continuato a fare progressi rispetto al piano a lungo termine, nonostante le sfide di un contesto incerto», ha affermato il ceo, Jim Continenza. Potrebbe, però, non bastare, tanto che in Borsa il titolo ha già perso oltre il 25% dall'annuncio dei resoconti.
È Kodak a mettere la prima macchina fotografica semplice nelle mani del grande pubblico, trasformando un processo tecnico e ingombrante in un gesto alla portata di tutti. La pellicola in rullo e la macchina fotografica Brownie, venduta a 1 dollaro nel 1900, segnano l’inizio di una rivoluzione: la fotografia diventava «comoda come la matita», come sognava il fondatore. Negli anni, Kodak è protagonista di innovazioni decisive: la pellicola trasparente commerciale (1889), il Kodachrome a colori (1935), il Kodacolor (1942). Negli anni ’60, i proiettori Carousel e le fotocamere Instamatic portano la fotografia amatoriale a nuove vette di popolarità.
Ma il merito più ironico e tragico nella storia dell’azienda arriva nel 1975, quando un giovane ingegnere Kodak inventa la prima fotocamera digitale al mondo. L’azienda, però, teme che questa novità possa erodere il redditizio business della pellicola e relega l’idea in secondo piano. Nei decenni successivi, Kodak sviluppa anche il primo sensore megapixel (1986) e lancia prodotti come la DC40 (1995) e il sistema EasyShare (2001). Ma l’avanzata di concorrenti più agili, unita alla lentezza nel puntare con decisione sul digitale, erode progressivamente il dominio costruito in un secolo. Il punto di rottura arriva nel gennaio 2012: schiacciata dai debiti e da un mercato ormai spostato sugli smartphone e la fotografia digitale, Kodak presenta istanza di bancarotta negli Stati Uniti. L’uscita dal Chapter 11 avviene nel 2013, con un ridimensionamento drastico: la storica divisione fotocamere viene abbandonata e l’azienda si concentra su stampa commerciale, imaging per il settore professionale e licensing del marchio.
Oggi Kodak sopravvive come un marchio ibrido, producendo pellicole fotografiche e cinematografiche per professionisti e cineasti e fornendo chimici e soluzioni per l’industria grafica. Negli ultimi anni ha anche avviato progetti per la produzione di ingredienti farmaceutici, puntando sulla riconversione di parte delle proprie strutture industriali. La sfida, per Kodak, è stata sempre più quella trovare un equilibrio tra la forza nostalgica del proprio brand e la capacità di generare profitti in mercati diversi da quelli che l’hanno resa celebre. La storia dell’azienda è ormai un caso di studio: un colosso che ha inventato il futuro ma non ha saputo adattarsi al suo arrivo, costretto a reinventarsi dopo aver toccato il fondo. Il nome Kodak resta legato all’idea di fotografia, ma il significato di quell’immagine oggi è cambiato. Se un tempo era un rullino da sviluppare, oggi può essere un file, un marchio su un gadget, o un fotogramma di pellicola d’autore. Resta da capire se, ormai sull’orlo di una nuova bancarotta, l’azienda avrà ancora la possibilità e il tempo di riuscire a trasformare questo capitale simbolico in una nuova e più solida identità industriale.
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