Come i giovani partecipano alla vita sociale e politica, oggi

Sei under 40 raccontano l'impegno delle proprie associazioni sui territori. «La nostra inquietudine è una spinta per partecipare alla vita sociale e politica del nostro Paese», dicono.
October 1, 2025
Come i giovani partecipano alla vita sociale e politica, oggi
Avvenire | I giovani che hanno partecipato al dialogo durante il primo giorno del Festival Nazionale di Economia Civile
Quando nel dibattito pubblico si parla di giovani generazioni, spesso ci si concentra su generalizzazioni in bianco e nero: i ragazzi e le ragazze under 30 sono o tutti attivi oppure tutti indifferenti; non si impegnano abbastanza oppure lo fanno troppo, ma sui social; non si interessano di politica perché sono svogliati - oppure perchégli adulti non lasciano loro uno spazio?
Sono nodi cruciali, soprattutto in tempi di riflessione sullo stato delle nostre democrazie, tra astensionismo e nuovi stili di partecipazione. Alcune risposte sono arrivate ieri dal Festival Nazionale dell’Economia Civile di Firenze e mostrano una realtà ben più complessa. Sei relatori, tutti under 40 e rappresentanti di associazioni (Acli, Arci, Azione Cattolica, Giovani Soci Bcc, Giovani Confcooperative, Vicinato), hanno raccontato come i movimenti dal basso riescono ancora a coinvolgere ragazzi e ragazze dai 18 ai 30 anni. Spesso, lo fanno a partire dall’ascolto delle loro domande, come racconta Alice Manoni dei Giovani delle Acli: «In questi giorni siamo molto inquieti di fronte a ciò che sta accadendo nel mondo. Ragionando però ci siamo resi conto che la nostra inquietudine non è iniziata oggi, né ieri, né due anni fa. Forse c’è da sempre. La situazione mondiale che ci troviamo tra le mani non è facile». Quindi, che cosa si può fare? «Rispondo basandomi sull’esperienza in Acli – dice Manoni –. Per noi è vitale condividere spazi dove ciascuno possa trovare il proprio modo di agire. Spesso ci radunano sotto un’unica etichetta ma noi siamo tutti diversi: qualcuno ha bisogno di scendere in piazza e manifestare, altri vogliono contesti più silenziosi, altri ancora si impegnano in progetti sociali».
Tra i contesti di impegno giovanile, ce ne sono anche alcuni che spontaneamente non si collegherebbero all’attivismo, come quello bancario. Lo spiega Elisa Bernardini, vice presidente della Rete Nazionale Giovani Soci e Socie Banca Credito Cooperativo: «So che può sembrare strano pensare ad under 30 soci di una banca, eppure la nostra realtà è nata anni fa anche come palestra di democrazia. Funziona così: i consigli di amministrazione delle banche di cui siamo soci ci danno fiducia e noi possiamo portare avanti iniziative sui nostri territori, da quelle di supporto sociale a quelle di formazione finanziaria». Trovare risorse per avviare nuove attività imprenditoriali è un’altra strada per rendere i giovani protagonisti, come spiega Andrea Sangiorgi, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcooperative. Rappresenta una rete di 8mila under40 che hanno ruoli amministrativi nelle imprese cooperative. «Noi siamo molto eterogenei dal punto di vista della rappresentanza e tra di noi lavoriamo in commissioni che hanno proprio il compito di rendere la partecipazione più diffusa possibile». Una grande attenzione viene data alle alleanze con altre realtà: «Per avviare un’attività imprenditoriale ci vogliono le risorse: è importante coltivare i legami con chi ha la possibilità di fare credito e accompagnare poi i nuovi imprenditori. Anche questa è partecipazione».
C’è un’altra questione che ritorna nelle parole degli intervistati. È la presenza di under 35 nei livelli più alti delle gerarchie, laddove si prendono le decisioni. Le associazioni, da questo punto di vista, portano alcune buone pratiche. Benedetta La Penna racconta che per Arci, realtà che conta 5mila circoli in tutta Italia, le nuove generazioni «non sono semplici beneficiari di progetti, ma persone che prendono parte ai processi decisionali in modo attivo. La loro presenza nelle direzioni territoriali ci aiuta a capire dove la nostra realtà deve andare». Che cosa osserva nei più giovani? «Sono molto intraprendenti e allo stesso tempo a volte faticano ad essere costanti con i percorsi che decidono di portare avanti. Forse proprio su questo gli adulti possono accompagnarli». Lorenzo Zardi, vicepresidente Giovani Azione Cattolica, si concentra proprio sull’importanza di camminare fianco a fianco, giovani e adulti. «In Ac, le diverse generazioni hanno lo stesso spazio di parola e questo ci educa alla democrazia. Sappiamo che andare in profondità nelle relazioni inter-generazionali è l’unico modo per arrivare a verità condivise».
Alle esperienze di associazioni più strutturate si affianca anche il vissuto di realtà nuove. Il microfono passa a Eustachio Santochirico che racconta l’esperienza di Vicinati - Laboratori di cittadinanza, un’esperienza radicata nel Sud Italia. «Siamo nati un anno e mezzo fa per abitare i nostri territori in modo generativo. Abbiamo deciso di aprire i luoghi dove lavoriamo come uffici, officine, laboratori di artigianato, per un’ora e mezza alla sera e di organizzare lì incontri culturali. Abbiamo lanciato l’iniziativa con una pagina social e ha avuto successo, le persone si sono attivate».
Un ultimo appello arriva dai giovani seduti al tavolo. Proprio in occasione del Festival, hanno scritto un documento che vuole radunare attorno a obiettivi comuni più realtà associative possibili. Un manifesto per una nuova economia, «dei giovani e per i giovani». Sul sito del Festival, si può consultare e firmare.
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