Annamaria Furlan riconfermata segretario generale

La sindacalista rieletta con il 98% dei consensi. «Avremo una grande responsabilità, perché le cose da fare sono tante», le sue prime parole
June 30, 2017
Annamaria Furlan riconfermata segretario generale
Four more years, verrebbe da dire per citare Obama. Annamaria Furlan è stata infatti confermata a segretario generale della Cisl, per i prossimi quattro anni. Ad eleggerla è stato il consiglio generale, che si è riunito al termine dei lavori del XVIII congresso confederale in corso in questi giorni all'Eur (Roma). Furlan ha raccolto 194 voti pari al 98%, sul totale degli aventi diritto che erano 203. Hanno votato in 198 (1 scheda nulla e 3 bianche). «Sono molto contenta - ha detto Furlan - avremo una grande responsabilità. Le cose che abbiamo da fare sono tante e le faremo con grande senso di unità, come è stato il nostro congresso».

Il programma per i prossimi quattro anni

Inclusione e solidarietà: sono queste le due parole che Annamaria Furlan mette al centro del suo programma come segretaria generale della Cisl. Confermata all'unanimità alla guida del sindacato, ai cui vertici è salita nell'ottobre 2014 sostituendo
Raffaele Bonanni, Furlan ha voluto rilanciare nel XVIII congresso nazionale, tenuto al Palazzo dei congressi dell'Eur, la dimensione
cristiana e sociale del suo sindacato, trovando perfette corrispondenze con Papa Francesco. Il pontefice, nell'udienza ai delegati della Cisl, ha chiesto al sindacato di ripartire dagli ultimi e Furlan ha colto l'appello. Così dal palco ha invitato a parlare l'immigrato 18enne che con il suo dialetto napoletano ha reso evidente la necessità dello ius soli; la ricercatrice che ha lasciato l'Italia per emigrare all'estero; la giovane che vuole un lavoro dignitoso; le donne costrette alla prostituzione e che hanno trovato un riscatto. La Cisl vuole rappresentare, ha dichiarato Furlan, «chi ha perso il lavoro, chi non ce l'ha e chi ha paura di perderlo». E poi i pensionati che vivono nella solitudine e rischiano di cadere nella povertà.

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