All'origine del disallineamento domanda-offerta
Secondo la Fondazione studi consulenti del lavoro, ogni anno mancano oltre 22mila laureati in ingegneria, 14mila in ambito economico e 7mila nel comparto medico-sanitario
Ogni anno mancano oltre 22mila laureati in ingegneria, 14mila in ambito economico e 7mila in quello medico-sanitario. Un divario che rischia di ampliarsi, mettendo in difficoltà le imprese nella ricerca di competenze adeguate. Il cosiddetto mismatch è destinato a crescere, anche a causa di un orientamento inadeguato.
Le immatricolazioni universitarie per l’anno accademico 2024/2025 confermano purtroppo una tendenza consolidata: crescono le iscrizioni nei corsi con minori sbocchi occupazionali – come psicologia (+94% negli ultimi dieci anni), lettere e filosofia (+46%), scienze della formazione (+46%) e arte e design (+40%) – mentre restano insufficienti quelle in settori chiave come ingegneria, informatica ed economia. È quanto emerge dalla nota della Fondazione studi consulenti del lavoro: Formazione e lavoro: un gap destinato a crescere, che analizza i dati occupazionali e scolastici tra il 2019 e il 2024 e ne proietta le criticità fino al 2029. A un anno dalla laurea (dati AlmaLaurea), il tasso di occupazione varia sensibilmente a seconda del percorso scelto: si passa dal 93,4% per ingegneria industriale e 92,6% per informatica, al 79,8% per giurisprudenza, 71,6% per lingue, 68,7% per arte e design, 61,5% per l’area umanistica e 60% per psicologia. Un dato che sorprende, soprattutto considerando che nello stesso periodo l’occupazione giovanile è aumentata. Tra il 2019 e il 2024 il tasso per i 18-29enni è salito dal 39,1% al 42,7%, con un incremento ancora più marcato tra i laureati (dal 48,7% al 55,3%).
Un progresso ancora insufficiente a colmare il divario tra competenze disponibili e richieste. Ma non solo. Permane uno squilibrio di genere: nei corsi di educazione e formazione le donne sono il 93,8% degli immatricolati, mentre restano poco presenti nei percorsi tecnico-scientifici, quelli con le maggiori opportunità di impiego. Lo stesso disallineamento si osserva nella scuola secondaria: nell’anno scolastico 2024/2025 oltre il 51% degli studenti ha scelto un liceo, mentre gli istituti professionali – più aderenti ai fabbisogni occupazionali – si fermano al 15,4%, in calo del 19,3% rispetto al 2018/2019. Nel quinquennio 2025-2029, secondo Unioncamere, le imprese avranno bisogno ogni anno di oltre 135mila diplomati da percorsi professionali, ma il sistema ne fornirà solo 70mila. Si prevede così una carenza strutturale di circa 65mila unità l’anno, soprattutto nei settori dell’edilizia, meccanica, elettrico, agroalimentare e amministrazione. Gli interventi su orientamento e offerta formativa, seppur significativi, non si sono ancora tradotti in un impatto concreto sull’allineamento tra formazione e occupazione.
«Va costruito un ponte solido tra scuola e lavoro, affinché ogni giovane possa accedere a percorsi di studi realmente in linea con le esigenze del mercato del lavoro. In molte aree del Paese, infatti, l’offerta formativa resta carente, soprattutto nei settori tecnico-scientifici, e non tutte le famiglie hanno la possibilità di sostenere costi importanti legati agli studi universitari fuori sede. È importante investire in un sistema formativo di prossimità e coerente con i fabbisogni occupazionali, in grado di valorizzare i talenti e accompagnarli verso opportunità concrete», conclude Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






