Un incentivo per il recupero idrico: premiato il riutilizzo
Il Water Credit Token della piattaforma Hypercube è diventato il sottostante di un prodotto finanziario strutturato, sviluppato da Dvb Asset Management. «L’obiettivo è sensibilizzare le aziende»

Il futuro dell’acqua è in una blockchain? Già oggi le grandi aziende possono investire su crediti idrici per mitigare la propria “water footprint”, l’impronta idrica relativa al consumo di acqua causato delle proprie attività, rendendo più virtuoso il loro impatto sul pianeta. Il Water Credit Token (Wtr) della piattaforma Hypercube è diventato ad aprile il sottostante di un prodotto finanziario strutturato, il Water Credit Index – con ticker Wci – sviluppato dal gruppo svizzero Dvb Asset Management, diventando quindi una vera e propria forma di investimento con uno sguardo attento alla sostenibilità. «Siamo convinti che il profitto sia importante, ma se si tratta di un profitto giusto, che guarda alla preservazione dell’ambiente e dei diritti fondamentali dell’uomo, tenendo in conto non solo i dati finanziari ma un’altra serie di principi – sottolinea a L’Economia Civile Eva Baldassin, ceo di Dvb Asset Management -. Come diceva il premio Nobel James Tobin, il compito principale di un amministratore di patrimoni è difendere il diritto delle generazioni future nelle esigenze del presente».

Baldassin spiega che l’idea di un “water credit” nasce da un’analisi relativa alla crisi idrica, secondo cui solo una minima parte dell’acqua dolce disponibile sul pianeta è accessibile al genere umano e non è rinnovabile. «Un anno fa il nostro partner Hypercube ha creato un mercato volontario, dando per la prima volta un prezzo all’acqua rigenerata e risparmiata ». Com’è stato possibile? «Sono partiti dall’infrastruttura della blockchain, e poi tramite il sistema token hanno sviluppato il tutto in finanza tradizionale. Il water credit è un credito dell’acqua che viene registrato in una blockchain che traccia ogni metro cubo d’acqua recuperato, ovvero non prelevato da falda o acquedotto. In questo modo siamo riusciti a incentivare il recupero dell’acqua e il suo riutilizzo». Dal 2027 ci sarà l’obbligo per le aziende di rendicontare nel loro bilancio Esg il consumo di ogni metro cubo d’acqua utilizzato per le loro produzioni.
«Noi di Dvb siamo partiti prima, per sensibilizzare tutte le grandi aziende verso un uso più consapevole delle risorse idriche. Le imprese dovranno recuperare più acqua di quanta ne consumano, noi diamo loro un sistema già pronto con un monitoraggio e una rendicontazione. Hypercube ha già fatto degli impianti in alcune acciaierie e concerie». La tecnologia dietro i Wtr consente di fissare in tempo reale su un registro blockchain, pubblico e immutabile, i singoli metri cubi trattati e recuperati da processi virtuosi, misurati attraverso flussometri installati negli impianti. Per ogni metro cubo registrato, che corrisponde ad un metro cubo nonprelevato, viene emesso un Wtr che rappresenta un water credit equivalente acquistabile da aziende e organizzazioni che intendono ritirarlo (eliminarlo irreversibilmente da mercato) per mitigare la propria impronta idrica residua. La liquidità generata dal collocamento di ogni Wtr viene ridistribuita per premiare l’originatore del risparmio idrico, sviluppare progetti e iniziative allineate agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e coprire i costi dell’infrastruttura. In questo processo, spiega ancora Baldassin, viene “creato il prezzo” che premia il recupero e il risparmio di acqua. Dopo una prima quotazione su una piattaforma di criptovalute, Dvb ha generato un prodotto finanziario per i mercati regolamentati che si può acquistare anche in banca come titolo di investimento, in modo da incentivare ancora di più l’utilizzo dei water credit.
«Con il Water Credit Index, vogliamo non solo fornire rendimenti interessanti agli investitori, ma anche contribuire a un obiettivo sociale e ambientale di grande rilevanza », evidenzia ancora Baldassin, facendo espresso riferimento ai principi espressi nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. A questo proposito, di recente Dvb Asset management ha aperto una nuova divisione dedicata alle gestioni patrimoniali e ai servizi finanziari su misura per Enti Religiosi ed Ecclesiastici, nell’ottica di una finanza sempre più sostenibile, tenendo anche conto che questi enti «richiedono una gestione patrimoniale tanto rigorosa quanto etica».
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