Scende dalla cattedra per pulire le spiagge
Carola Farci giovane insegnante di Cagliari si dedica da mesi a bonificare mari e fiumi dalle micro-plastiche

«Clean and go, Clean and go». Così Carola Farci, 32 anni, descrive quello che fa a chi glielo chiede – cioè, pulisci e spostati – in un ciclo infinito che è diventato il suo mondo da tre mesi. Sì, perché Carola è una professoressa di lettere in una scuola superiore di Cagliari che, a metà ottobre, ha preso una decisione che ha stravolto la sua vita e quella del suo cane, Polly, che l’ha seguita. Partire per pulire le spiagge e i fiumi d’Europa. E oltre. Tutto è nato da un’immersione subacquea fatta tra le coste della sua Sardegna, alla fine di questa estate, e dall’enorme frustrazione provata quando non è riuscita a recuperare tutta la spazzatura che aveva trovato sul fondo marino. Una sensazione simile a quando l’anno scorso, in una delle più belle spiagge del cagliaritano, il Poetto, aveva visto arenarsi centinaia di sacchi di sabbia. Così a un mese dall’inizio della scuola ha fatto le carte per chiedere un anno sabbatico ed è partita. Cagliari, Napoli, Bari. Poi la Grecia, con il Peloponneso, l’Attica e le Isole Cicladi, e poi ancora la Turchia. «Non ho un itinerario preciso, mi sposto a seconda delle disponibilità ad ospitarmi». Carola infatti utilizza il servizio di couchsurfing, una rete di scambio di ospitalità. Oppure il workaway, lavorando cioè per una struttura che le dà vitto e alloggio, per poi dedicare tutte le sue ore libere proprio allo scopo del suo viaggio.
Il tempo di ambientarsi però è poco: «Cerco di terminare la pulizia di una spiaggia in un giorno, per poi passare alla spiaggia successiva o a un nuovo paese». Il fiato della giovane insegnate è un po’ affannato, mentre ci racconta del suo progetto: nel frattempo sta raccogliendo plastica nell’isola greca in cui si trova. In appena tre mesi ha recuperato 1,3 tonnellate kg di rifiuti abbandonati: «Mediamente raccolgo 10 kg al giorno, ma ci sono state volte in cui sono arrivata a 50 in una sola mattina». È il caso di Arcudi, un paesino del Peloponneso, proprio davanti a Zante, che stando all’esperienza di Carola è invasa dai rifiuti. «In tre giorni sono arrivata a 150 kg. Sono tantissimi, ma sono ancora di più se si pensa che è raro che trovi oggetti ingombranti. Il più è dato da bottiglie, polistirolo o microplastiche, che sono quelle che poi si sfaldano ed entrano nella nostra catena alimentare». Quello che Carola dà è un servizio alle comunità che abitano i luoghi in cui passa, oltre che un aiuto all’ambiente stesso, ma non tutti lo comprendono. «Ad Amalfi la spiaggia era sporchissima, eppure le persone mi passavano accanto nella completa indifferenza. Non posso dire lo stesso di Matera, ad essere onesti. Stavo pulendo un fiume, e una mamma mi ha chiesto di spiegare ai suoi bambini cosa stessi facendo e perché fosse importante. Mi è sembrato di tornare di nuovo in classe con i miei alunni». Sono già sei anni infatti che la professoressa Farci affianca le spiegazioni di Dante a cosa sta accadendo al pianeta. Portando tra i banchi dati sull’inquinamento e documentari. «Uno dei miei obiettivi è sensibilizzare, che sia in classe o qui, lungo tutta l’Europa».
Per questo ha aperto il profilo ecoprof. travel, su Instagram. Non è uno spirito molto social, ci confessa, ma in questo modo può documentare costantemente le condizioni delle spiagge e la quantità di rifiuti che trova ogni giorno. Così che anche gli altri, chi la segue, veda come sono messe anche le spiagge considerate paradisiache. Capita poi che il disastro ce lo abbiamo davanti agli occhi ma non ce ne rendiamo conto. «Prima che arrivassi l’albergatore per cui ho lavorato per qualche giorno ad Arcudi serviva l’acqua in bottiglia. Quando ha visto quanta plastica raccoglievo dal mare, dal suo mare, è passato alle caraffe. Mi è sembrata una piccola cosa ma importante». Mancano ancora 9 mesi alla fine del viaggio di Carola, ma in tre mesi è già sicura che di questa esperienza le rimarrà l’amaro in bocca. «Quando sono partita credevo di essere preparata dal punto di vista delle condizioni ambientali, invece la quantità di plastiche che una mareggiata porta con sé è inenarrabile. Secondo me non si è capita l’urgenza del problema. Per dirla con una metafora, la mia impressione è che a livello politico ci si continui a preoccupare di che colore sono le fodere del divano, senza rendersi conto che la casa tra poco non ci sarà più».
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