Il prof di informatica incubatore di startup
Tra le imprese nate grazie a 'La scuola fuori' progetto ideato da Carlo Mazzone anche la piattaforma che vende animali di allevamento

Anche in un territorio dove sette under 35 su dieci non trovano lavoro e in più di tremila se ne sono andati, soltanto nell’ultimo anno, c’è chi resiste e non si vuole arrendere ad un destino che, per tanti, è già segnato. La dimostrazione che, invece, così non è arriva dagli studenti dell’Istituto tecnico industriale “G.B.B. Lucarelli” di Benevento, diventato un vero e proprio incubatore di start up e punto di riferimento per la ripresa del Mezzogiorno. L’istituto ha vinto l’ultima edizione del premio “Non sprecare” per la categoria “scuole”, promosso dall’Università Luiss “Guido Carli” da un’idea di Antonio Galdo, direttore di www.nonsprecare.it. Motore delle iniziative del “Lucarelli” è il docente di Informatica, Carlo Mazzone, primo italiano ad entrare nella top10 del Global Teacher Prize, il più importante riconoscimento mondiale per gli insegnanti, assegnato al termine di una fase di selezione che vede la partecipazione di oltre 12mila candidati di più di 140 Paesi del mondo. Mazzone è stato finalista dell’edizione 2020, vinta dall’indiano Ranjitsinh Disale, che ha deciso di dividere il premio con gli altri nove concorrenti. Al docente italiano sono così andati 55mila dollari, che Mazzone ha convertito in dieci borse di studio per i suoi alunni. «Cerco di generare una tensione, emotiva e fattiva, nell’ottica di una promozione culturale democratica che possa coinvolgere tutti in un unico anelito di forte attenzione al nostro futuro – ha spiegato, in quella circostanza, l’insegnante di Ceppaloni –. Esso potrà essere realmente positivo solo se incentrato su una riscoperta dell’importanza della cultura come unico strumento di umanesimo e progresso comune che non lasci indietro nessuno». Nel Mezzogiorno, questo obiettivo può essere raggiunto in un unico modo: creando lavoro per evitare che i giovani siano costretti ad emigrare. È quello che ha pensato anche Mazzone quando ha avviato il progetto “La scuola fuori” - in collaborazione con l’Università del Sannio - diventato in breve terreno fertile per start up fondate dagli studenti del “Lucarelli”. Una di queste, Farm Animal Trade, lo scorso aprile è diventata una srl. Primo marketplace in Italia per la compravendita di animali d’allevamento, Farm Animal Trade, spiegano gli studenti, «nasce per portare Agricoltura 4.0 anche nel settore dell’allevamento, digitalizzando alcuni aspetti fondamentali legati alla gestione di tali imprese».
Nel 2019 la start up ha vinto la finale nazionale del progetto di educazione imprenditoriale “Impresa in azione” di Junior Achievement Italia – organizzazione che prepara i giovani all’ingresso nel mondo del lavoro – prima scuola del Meridione in sedici anni. In Francia, alle finali europee, il progetto si è piazzato al terzo posto in una competizione tra 40 start up di 39 differenti Paesi europei. Attualmente, al “Lucarelli” sono in fase di incubazione altri tre progetti imprenditoriali, uno dei quali costituito da una piattaforma per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore agricolo, anche in chiave anti-caporalato. LandIn JA, questo il nome, è un’idea della 5IA e ha vinto l’edizione 2021 di Biz Factory di JA scelta dalla giuria perché «esempio di impresa moderna, potenzialmente in grado di generare un rilevante impatto sociale «. «LandIn JA – si legge nella presentazione scritta dagli studenti – è una piattaforma che connette braccianti agricoli e proprietari terrieri, tutelando i lavoratori, riducendo l’inquinamento e valorizzando il prodotto locale, favorendo così la biodiversità, ponendosi come obiettivo strategico l’incontro della domanda e dell’offerta. LandIn JA si presenta come una grande opportunità per ritornare a una coltivazione più in linea con la natura, favorendo e utilizzando il potenziale che offre il proprio territorio e coinvolgendo chi ci vive. Inoltre, presenta una sezione e-commerce per la vendita dei prodotti ricavati da questi terreni, agevolando la distribuzione e il consumo di cibi sani». In questa porzione del Sannio, la transizione ecologica e digitale è, insomma, già realtà avanzata e può davvero diventare una buona pratica da esportare in altri territori, non soltanto del Mezzogiorno. «Il nostro obiettivo è realizzare un modello replicabile», sottolinea il professor Mazzone, che, a tal proposito, sta scrivendo un libro insieme ai propri studenti, per raccontare il “segreto” di questo successo interamente “made in Sud”.
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