Arte, formazione, salute: quelle Fondazioni che impattano sulla realtà

Ronald Cohen: «Per la prima volta gli investimenti sostenibili generano più profitto e vengono preferiti a quelli che puntano soltanto al guadagno»
October 30, 2022
Arte, formazione, salute: quelle Fondazioni che impattano sulla realtà
RoyBarPhotography | Sir Ronald Cohen, econimista padre della cosiddetta "rivoluzione dell'impatto"
C’è un ruolo sociale che sempre più le Fondazioni ricoprono e che può essere davvero motore di uno sviluppo diverso, più attento a elementi di sostenibilità, maggiormente capace di generare e moltiplicare rapporti di reale collaborazione e crescita. È un ruolo che secondo sir Ronald Cohen, padre della cosiddetta “rivoluzione dell’impatto”, può essere «fondamentale nel promuovere la misurabilità degli investimenti sociali, quelli al servizio dell’ambiente e della società civile». Per Cohen, autore del volume “Impact : trasformare il capitalismo per un vero cambiamento”, «oggi ci troviamo a vivere una vera rivoluzione. Per la prima volta gli investimenti sostenibili generano più profitto e vengono preferiti a quelli che puntano soltanto al guadagno. E sono stati proprio i giovani a rendere realtà questo cambiamento, rifiutandosi di investire in società che operavano soltanto secondo il modello “rischio, guadagno”, anziché secondo il modello “rischio, guadagno, impatto sull’ambiente e sulla società”». Per Cohen, finanziere e filantropo, è tempo dunque di un capitalismo che misura e si misura con le ricadute sociali e ambientali. Un capitalismo che abbia un impatto e che, nello spirito di papa Francesco, vuole imbrigliare il profitto e metterlo al servizio della protezione dell’ambiente e della costruzione di una società più forte.
Un obiettivo che, secondo lo stesso Cohen, necessita di grande trasparenza. «È importante – sottolinea – che le aziende rendano pubbliche le conseguenze dei loro investimenti e confermino se essi vanno nella direzione del profitto fine a se stesso o in quella di una maggiore sostenibilità». Fondamentale, per Cohen, il ruolo svolto dalle fondazioni, il loro essere al centro e la capacità di rafforzare le comunità alle quali appartengono. Ad ascoltare le sue parole, lo scorso 29 settembre a Pordenone, c’era una platea di studenti di economia e di giovani delle superiori, nell’ambito della rassegna “Ascoltare, leggere, crescere” organizzata dalla Libreria Editrice Vaticana collaborazione con il corso di laurea “Banca e finanza” dell’Università di Udine. Sul tema – “La missione delle fondazioni tra capitale umano e filantropia delle idee. Economia ed etica sociale” – sono quindi intervenuti esperti e docenti, ognuno dei quali ha offerto visioni ed esempi significativi. Come quelli ricordati da Giuseppe Guzzetti, già presidente Acri e presidente della Fondazione Cariplo dal 1997 al 2019. «Durante il mio mandato abbiamo promosso due programmi per l’housing sociale e per la povertà educativa infantile – ha evidenziato Guzzetti –. Siamo riusciti a garantire abitazioni, a un costo inferiore della metà rispetto a quelle offerte dal mercato, a categorie svantaggiate come migranti, anziani, giovani che hanno appena cominciato a lavorare e vogliono sposarsi. Inoltre abbiamo fornito un’istruzione a 525mila bambini, 140mila dei quali al Sud, che sarebbero altrimenti caduti nella categoria dei “neet”, giovani che non studiano e non lavorano. Un risultato che abbiamo ottenuto grazie a investimenti di 382 milioni di euro e a un progetto durato circa quattro anni e partito nel 2016».
Fondazioni come enti sempre più indispensabili anche per sopperire alle necessità nei servizi di base, per rispondere a bisogni immediati. Fondazioni che, per dirla con il professor Andrea Landi, già presidente della Fondazione di Modena, diventano però anche «laboratorio originalissimo, in grado di raccogliere idee nuove da enti locali, volontariato, associazioni, università, elaborarle e restituirle al territorio sotto forma di progetti». «Si tratta – ha aggiunto ancora Landi parlando delle fondazioni – di istituzioni che hanno un ruolo unico perché sono in grado di fare scelte autonome, sottraendosi alle logiche di mercato e collaborando con il settore pubblico, ma con un’azione sussidiaria, pur non avendo un ruolo subalterno». Ci sono fondazioni ormai fondamentali, per il loro lavoro, sul fronte della sanità, ha spiegato Tiziana Benussi, presidentessa della Fondazione CRTrieste. E mai come in questi due anni lo abbiamo potuto appurare, con il grande impegno nella sfida rappresentata dalla pandemia di Covid-19. Ma anche fondazioni che si prodigano nel recupero di luoghi e percorsi. È il caso, evidenziato da Alberto Bergamin, della Fondazione CaRiGo Gorizia, che ha investito nella riscoperta del Carso, con un approccio multimediale e promuovendo percorsi di visita del territorio. Ci sono poi enti, come la Fondazione Cassamarca di Treviso, che in una logica di sussidiarietà sono impegnate nella salvaguardia del patrimonio artistico; altri, come Fondazione Friuli, che destinano più di metà delle loro erogazioni ai giovani, non solo nel processo formativo ma anche promuovendo dottorati di ricerca su progetti insoliti, originali. Slanci che a qualcuno potrebbero sembrare folli, ma sui quali è importante rischiare. Perché anche sostenere un altro modo di pensare è parte di quella rivoluzione dell’impatto che può avere risultati concreti nella riduzione delle disuguaglianze e in uno sviluppo più sostenibile.

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