È allarme gas in Europa: il freddo drena le scorte
Il livello di riempimento è dieci punti percentuali più basso rispetto alla media: possibile il rialzo dei prezzi. L'Italia tra le eccezioni positive

Nel cuore dell’autunno europeo, quando le temperature avrebbero dovuto ancora mantenersi miti, un’ondata di freddo precoce ha messo sotto pressione la sicurezza energetica del continente. In pochi giorni, la domanda di gas è aumentata drasticamente, erodendo rapidamente le scorte accumulate durante l’estate. Le riserve europee sono scese sotto l’80%, un livello che, sebbene non critico dal punto di vista tecnico, ha acceso l’allarme a Bruxelles. I dati di Gas Infrastructure Europe mostrano un sistema in tensione, con prelievi giornalieri che sfiorano record storici per il mese di novembre, ridisegnando il bilancio di un inverno iniziato troppo presto.
Il confronto con gli anni precedenti evidenzia la gravità della situazione. Alla stessa data, negli ultimi cinque anni, le scorte europee erano quasi dieci punti percentuali più alte. Dodici mesi fa, il livello di riempimento era dell’88,3%. Oggi si ferma al 79,1%, con circa 87 miliardi di metri cubi ancora disponibili, ma con un ritmo di consumo che preoccupa gli operatori. Dal 13 ottobre, inizio convenzionale della stagione di riscaldamento, i Paesi dell’Unione hanno prelevato 7,5 miliardi di metri cubi, con un prelievo netto di 4,4 miliardi. Questi valori sono inferiori all’obiettivo fissato dalla Commissione Europea, che richiede scorte al 90% tra il primo ottobre e il primo dicembre, anche considerando la flessibilità del 10% concessa agli Stati membri. La stagione di iniezione autunnale ha quindi evidenziato un gap: ai 61 miliardi di metri cubi necessari per rispettare gli standard comunitari, l’Europa ha risposto con soli 54,7 miliardi.
In questo contesto, l’Italia si distingue come un caso positivo. A metà novembre, il riempimento dei depositi nazionali superava il 91%, scendendo di poco sotto il 90% nei giorni successivi, molto al di sopra della media europea. Germania e Regno Unito, rispettivamente al 71% e sotto il 60%, mostrano invece una situazione più critica. La resilienza italiana è frutto di una strategia pianificata: partendo dal 42% a fine marzo, in cinque mesi sono stati iniettati 9,4 miliardi di metri cubi, raggiungendo il target comunitario con due mesi di anticipo. Questo risultato è stato favorito da meccanismi di incentivazione messi in campo dal governo e da Arera, che hanno garantito agli operatori la copertura del differenziale tra il prezzo estivo di acquisto e quello invernale.
Nonostante la solidità interna, l’Europa resta in tensione. La domanda cresce più rapidamente dell’offerta e le prossime settimane saranno decisive. Un lieve rialzo termico potrebbe offrire un sollievo temporaneo, ma i modelli meteorologici prevedono un nuovo calo delle temperature entro fine mese, con ulteriori pressioni sugli stoccaggi.
Sul fronte dei prezzi, il 2025 ha finora mostrato un andamento favorevole. Il gas naturale sul mercato italiano, come evidenziato da un’analisi di papernest.it, è passato da 0,534 euro per Smc a gennaio a 0,343 euro a novembre, con un calo del 35% rispetto ai primi mesi dell’anno. La discesa è stata sostenuta da tre fattori principali: stoccaggi pieni a inizio stagione, domanda contenuta e un contributo crescente delle fonti rinnovabili alla generazione elettrica. A questo si è aggiunto l’aumento delle importazioni di Gnl, con volumi record durante l’estate e l’autunno, e terminali di rigassificazione ancora lontani dalla saturazione. Anche a livello europeo, nella stagione di riempimento (aprile-ottobre) si è registrato il record di import di Gnl, con un livello pari a 82,5 miliardi di metri cubi.
Tuttavia, la tendenza al ribasso del prezzo del gas potrebbe invertirsi rapidamente. Il freddo precoce di novembre ha già accelerato i prelievi, e la riduzione delle scorte potrebbe spingere i prezzi verso l’alto nelle prossime settimane, proprio quando il mercato avrebbe bisogno di stabilità. Gli operatori temono che l’aumento dei consumi combinato con scorte in calo possa far risalire i prezzi, interrompendo la fase di normalizzazione osservata finora nel 2025. Per ora, l’Italia resta l’eccezione positiva nel panorama europeo. Ma l’inverno è appena iniziato, e il futuro dei prezzi e della sicurezza energetica dipenderà dalla severità della stagione, che ha già dimostrato quanto rapidamente possa mettere alla prova le riserve del continente.
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