Strage di Monte Sole, il Papa riconosce il martirio di altri due preti

Il Papa ha autorizzato sei Decreti del Dicastero delle Cause dei Santi, tra questi anche quelli sulle virtù eroiche di quattro Servi di Dio, tra cui l’arcivescovo Enrico Bartoletti
November 21, 2025
Strage di Monte Sole, il Papa riconosce il martirio di altri due preti
Sono sei i volti che si aggiungono alla rosa dei beati e venerabili della Chiesa universale, resi noti dopo l’udienza di ieri di Leone XIV al cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi. Due i martiri, che verranno beatificati, entrambi italiani. Sono don Ubaldo Marchioni, sacerdote diocesano, e il dehoniano padre Martino Capelli (al secolo Nicola). Entrambi uccisi mentre portavano avanti, a costo della vita, il loro ministero lungo la linea gotica dell’appennino tosco-emiliano, durante il feroce periodo delle uccisioni indiscriminate da parte delle SS. I due sacerdoti si aggiungono così ai testimoni, già proclamati beati dalla Chiesa, che non si tirarono indietro durante le tristi vicende di quel 1944. Tra quei “martiri di Monte Sole”, vittime dell’eccidio di Marzabotto, per essere rimasti a fianco delle loro comunità, anche il beato Giovanni Fornasini, nella “classe” di sacerdoti ordinati nel 1942 assieme ad Ubaldo Marchioni.
Nominato nel ’44 economo spirituale a San Martino di Caprara, don Marchioni si trovò in una zona di scontri tra la brigata partigiana “Stella Rossa” e i soldati tedeschi. Dopo aver colto di sorpresa la brigata, i soldati allargarono la strage ai civili, considerati complici dei partigiani. Don Ubaldo, nella chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia, diede riparo a donne e bambini, invitando gli uomini a rifugiarsi nei boschi. Le trattative con i nazisti, però, fallirono e i civili vennero portati in un cimitero e lì uccisi. Riportato nella chiesa, il sacerdote perse la vita davanti all’altare, martoriato con compi di pistola alla testa.
Martino Capelli, invece, noto per la sua obbedienza, disobbedì ai superiori solo quando si trattò di rimanere al fianco dei contadini e partigiani che andava a cercare nella zona di Sarzano per portare consolazione e sacramenti. Assieme ad un salesiano, fu ucciso con altri 44 prigionieri, per essersi recato nella zona del massacro di Creda in cerca dei superstiti. Pur potendo salvare la sua vita, la perse quindi il 1° ottobre del ’44 presso la Botte di Pioppe di Salvaro.
Tra i nuovi venerabili, poi, spiccano i due italiani Enrico Bartoletti, vescovo di Lucca e voluto da Paolo VI come segretario generale della Cei dal ’72 al ’76, e don Gaspare Goggi, diventato sacerdote professo della congregazione della Divina Provvidenza, dopo aver conosciuto don Orione a 15 anni. Confessore instancabile, Goggi, a cui era stata diagnosticata una depressione, perse la vita a 31 anni a causa di una malattia improvvisa, accompagnato da una certa fama di santità. Bartoletti, invece, da fiorentino, aveva frequentato in città i venerabili Elia Dalla Costa, don Giulio Facibeni e Giorgio La Pira. Come rettore dei seminari fiorentini, contribuì a nascondere e salvare ebrei durante la guerra, mentre da vescovo seppe essere «apostolo del rinnovamento conciliare, soprattutto attraverso la formazione del clero e dei laici», afferma Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, erede della cattedra sui cui sedette il nuovo venerabile. Lo stesso impegno lo contraddistinse come segretario della Cei, all’opera per tenere al centro, su richiesta di Paolo VI, l’evangelizzazione nella programmazione pastorale. Tra le altre cose, fu in prima linea per il referendum su divorzio e la legge sull’aborto e seguì la revisione del Concordato.
Insieme ai sacerdoti, poi, sono venerabili da oggi Maria Glowrey, medico in Australia di origini scozzesi, vissuta dal 1887 al 1957 tra Australia e India, e Maria de Lourdes Guarda, testimone di speranza nella malattia tra il 1926 e il 1996 in Brasile. Dopo la conversione, Maria Glowrey divenne missionaria in India, dove la sua opera di medico è stata preziosa per le donne, che non potevano farsi visitare dagli uomini. Lì con il nome di suor Maria del Sacro Cuore entrò a far parte della congregazione olandese “Società di Gesù Maria Giuseppe”. Maria de Lourdes Guarda, invece, dal suo letto, dove per quasi cinquant’anni è stata costretta da una lesione alla colonna vertebrale, ha mostrato come anche da lì fosse possibile una vita di apostolato. La sua stanza di ospedale divenne, infatti, un punto di ritrovo e un luogo di consolazione per chi andava a visitarla.

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