Bartolo Longo e gli altri nuovi santi. Il Papa: non eroi, ma amici di Cristo

di Giacomo Gambassi (Città del Vaticano)
Oltre 70mila fedeli per le canonizzazioni in piazza San Pietro. Tre i santi italiani. L’appello di Leone XIV: gli strumenti della guerra cedano il passo a quelli della pace attraverso il dialogo inclusivo e costruttivo. «Dio è lì dove l’innocente soffre. Non c’è lacrima che sia lontana dal suo cuore»
October 20, 2025
Bartolo Longo e gli altri nuovi santi. Il Papa: non eroi, ma amici di Cristo
Papa Leone XIV fra i 70mila pellegrini al termine della Messa in piazza San Pietro in cui ha proclamato sette nuovi santi / VATICAN MEDIA
«Una grande festa della santità», la definisce Leone XIV. Piazza San Pietro non riesce a contenere gli oltre 70mila fedeli che superano il colonnato di Bernini e si allungano fino a via della Conciliazione. Un “popolo” arrivato da tutto il mondo per i sette nuovi santi di quattro continenti proclamati dal Papa domenica mattina. «Non eroi o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici», li chiama il Pontefice. Secondo rito di canonizzazione del pontificato di Leone XIV; e secondo rito di canonizzazione del Giubileo dopo quello per Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis a settembre: stavolta nella domenica in cui la Chiesa celebra la Giornata missionaria mondiale.
Papa Leone XIV all'inizio della Messa in piazza San Pietro in cui ha proclamato sette nuovi santi / VATICAN MEDIA
Papa Leone XIV all'inizio della Messa in piazza San Pietro in cui ha proclamato sette nuovi santi / VATICAN MEDIA
Tre donne e quattro uomini – di cui tre italiani – che il Papa indica come «fedeli amici di Cristo» che «sono diventati loro stessi lampade capaci di diffondere la luce» del Risorto : «martiri per la loro fede», come l’arcivescovo armeno Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista Pietro To Rot, primo santo della Papua Nuova Guinea; «evangelizzatori e missionarie», come la bresciana suor Maria Troncatti; «carismatiche fondatrici», come la veronese suor Vincenza Maria Poloni e la religiosa venezuelana suor Carmen Rendiles Martínez; «col loro cuore ardente di devozione, benefattori dell’umanità», come il salentino Bartolo Longo, che lega il suo nome al santuario di Pompei e al culto della Madonna del Rosario, e il “medico del popolo” venezuelano José Gregorio Hernández Cisneros. Sono proprio questi ultimi a raccogliere i più calorosi applausi dalla folla riunita davanti alla Basilica di San Pietro sulla cui facciata scendono gli arazzi con i volti dei nuovi santi. In prima fila due capi dello Stato: il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che in una settimana vede Leone XIV tre volte (al Quirinale, alla Fao e in piazza San Pietro) e che rende omaggio ai tre santi della Penisola; e il presidente del Libano, Joseph Khalil Aoun, giunto per l’arcivescovo Choukrallah Maloyan ucciso durante le persecuzioni dell’Impero ottomano al popolo armeno.
Il ritratto di san Bartolo Longo tenuto da due pellegrini in piazza San Pietro durante la Messa di canonizzazione presieduta da Leone XIV / ANSA
Il ritratto di san Bartolo Longo tenuto da due pellegrini in piazza San Pietro durante la Messa di canonizzazione presieduta da Leone XIV / ANSA
A “presentarli” all’inizio della celebrazione è il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi. «La loro intercessione ci assista nelle prove e il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità», dice il Papa nell’omelia. Una riflessione in cui parla dello «scandalo del male». «Dio è lì dove l’innocente soffre – afferma Leone XIV –. La croce di Cristo rivela la giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è il perdono: Egli vede il male e lo redime, prendendolo su di sé. Quando siamo crocifissi dal dolore e dalla violenza, dall’odio e dalla guerra, Cristo è già lì, in croce per noi e con noi. Non c’è pianto che Dio non consoli; non c’è lacrima che sia lontana dal suo cuore. Il Signore ci ascolta, ci abbraccia come siamo». Poi il monito: «Chi invece rifiuta la misericordia di Dio, resta incapace di misericordia verso il prossimo. Chi non accoglie la pace come un dono, non saprà donare la pace».
L'immagine del “medico del popolo” venezuelano José Gregorio Hernández Cisneros appena canonizzato da Leone XIV che passa fra la folla in piazza San Pietro / VATICAN MEDIA
L'immagine del “medico del popolo” venezuelano José Gregorio Hernández Cisneros appena canonizzato da Leone XIV che passa fra la folla in piazza San Pietro / VATICAN MEDIA
L’urgenza della pace torna nell’Angelus al termine della Messa. «Che gli strumenti della guerra cedano il passo a quelli della pace attraverso il dialogo inclusivo e costruttivo», esorta il Papa. E affida all’intercessione della Vergine e dei sette santi «la nostra continua preghiera per la pace in Terra Santa, in Ucraina e negli altri luoghi di guerra», come il Myanmar che cita per le «notizie dolorose» di scontri e bombardamenti. Quindi l’invocazione: «Dio conceda a tutti i responsabili saggezza e perseveranza per avanzare nella ricerca di una pace giusta e duratura».
Il ritratto del catechista Pietro To Rot, primo santo della Papua Nuova Guinea, tenuto da due pellegrini in piazza San Pietro durante la Messa di canonizzazione presieduta da Leone XIV / ANSA
Il ritratto del catechista Pietro To Rot, primo santo della Papua Nuova Guinea, tenuto da due pellegrini in piazza San Pietro durante la Messa di canonizzazione presieduta da Leone XIV / ANSA
Nell’omelia papa Leone ricorda la «necessità di pregare sempre senza stancarsi mai». «Come non ci stanchiamo di respirare – sottolinea –, così non stanchiamoci di pregare! Come il respiro sostiene la vita del corpo, così la preghiera sostiene la vita dell’anima: la fede, infatti, si esprime nella preghiera e la preghiera autentica vive di fede». Poi ricorda «due tentazioni che mettono alla prova la nostra fede»: la prima è quella che porta «a pensare che Dio non ascolti il pianto degli oppressi e non abbia pietà del dolore innocente; la seconda è «la pretesa che Dio debba agire come vogliamo noi: la preghiera cede allora il posto a un comando su Dio, per insegnargli come fare a essere giusto ed efficace. Da entrambe le tentazioni ci libera Gesù, testimone perfetto di confidenza filiale».
Il Papa invita anche a tradurre la preghiera in carità, come insegnano i nuovi santi. «Quando sentiamo l’appello di chi è in difficoltà, siamo testimoni dell’amore del Padre, come Cristo lo è stato verso tutti?», domanda il Pontefice. E nell’Angelus ricorda la Giornata missionaria mondiale. «La Chiesa è tutta missionaria, ma oggi preghiamo specialmente per quegli uomini e quelle donne che hanno lasciato tutto per andare a portare il Vangelo a chi non lo conosce. Sono missionari di speranza tra le genti. Il Signore li benedica».

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