giovedì 14 dicembre 2023
Lo scandalo già emerso nel 2015 si arricchisce delle testimonianze delle donne, raccolte in un podcast d'inchiesta. Le giovani incinte non sposate venivano accolte in case religiose
Lo scandalo dei bambini ceduti per le adozioni

Lo scandalo dei bambini ceduti per le adozioni - IMAGOECONOMICA

COMMENTA E CONDIVIDI

"Figlie della Chiesa" ("Kinderen van de Kerk" in fiammingo) è il podcast pubblicato dal sito Hln.be (Het Laatste Nieuws) che in queste ore sta facendo discutere il Belgio. Vi si rivelano, attraverso testimonianze dirette, i contorni di uno scandalo che era già esploso nel 2015, costringendo il Parlamento fiammingo a presentare le sue scuse "per la reazione tardiva delle autorità alla segnalazione delle adozioni forzate", e che riguarda 30mila neonati tolti alle madri e dati in adozione, con la complicità di religiosi e religiose. I fatti si sono svolti tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e - incredibilmente - gli anni Ottanta: giovani donne non sposate, incinte, venivano accolte in casa famiglie, dove svolgevano lavori e anche - è l'accusa - sottoposte talvolta ad abusi. Al momento del parto, venivano sottoposte ad anestesia generale e al risveglio non vedevano più i propri figli. È ciò che racconta all'emittente Rtl, ad esempio, una donna che nel 1982 aveva 23 anni, era stata mandata, incinta e non sposata, in una casa di accoglienza a Tamar, diretta da religiose. Trasferita in ospedale per il parto, le fu praticato un cesareo e non vide mai la sua bambina. La donna, Cyrilla, dice anche di essere stata sterilizzata durante l'intervento. La figlia di Cyrilla, scrive Rtl, è stata venduta per 100.000 franchi.

Le famiglie adottive, sostiene il podcast, pagavano il servizio una somma tra i 10mila e i 30mila franchi belgi. Il confine tra pagamento e donazione, in questo caso, potrebbe essere sottile, ma quel che è certo è che la Chiesa belga non intende sottrarsi alle sue responsabilità.

Il sito della Conferenza episcopale belga, cathobel.be, spiega che i vescovi hanno presentato le loro scuse alle vittime, riconoscendo "la sofferenza che un grande numero di madri biologiche e di bambini adottati hanno dovuto sopportare".

Il portavoce dei vescovi, padre Tommy Scholtes all'emittente Rtl ha aggiunto che si vuole "perseguire la verità in modo indipendente". Concretamente, scrive ancora il sito ufficiale cathobel.be, ciò significa "stabilire contatti per trovare gli archivi (...) Nella misura del possibile, la Conferenza dei vescovi desidera contribuire alla ricerca delle madri biologici e dei bambini adottati".


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: