sabato 10 giugno 2023
Parla il rettore che dal 2014 guida l’ateneo cattolico, che ha sedi a Roma e a Palermo. Offerta formativa che «si impernia sulle scienze umane e quelle sociali, consapevoli del valore della persona»
Francesco Bonini, rettore dell'Università Lumsa

Francesco Bonini, rettore dell'Università Lumsa - IMAGOECONOMICA

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Un ateneo collocato in un contesto unico come è Roma, nel quale si respira universalità. «E l’universalità, la cattolicità, sono nel nostro Dna» sottolinea Francesco Bonini, rettore della Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta), ateneo cattolico nato nel 1939, che lo fa essere il secondo ateneo più antico di Roma. Bonini guida questa università – che dal 1999 ha una propria sede anche a Palermo – dal 2014, terzo rettore della sua storia, cioè dal 1989 quando l’ateneo è stato riconosciuto ufficialmente proseguendo l’attività dell’Istituto superiore di magistero fondato mezzo secolo prima da Luigia Tincani.

Professore cosa significa essere una università cattolica in questo contesto che vede la presenza di moltissime università pontificie?

Anche la Lumsa nasce nel 1939 come risposta a una richiesta della Santa Sede per la creazione di un corso di laurea in magistero. E non bisogna dimenticare che siamo in un contesto unico nel quale vi sono studenti romani, italiani e provenienti da tutto il mondo. Una utenza diversificata e mondiale, che porta i diversi atenei a collaborare tra loro. Assieme all’Angelicum e al centro romano dell'University of Notre Dame (il Rome Global Gateway dell'University of Notre Dame), proprio quest’anno abbiamo attivato un corso in lingua inglese dedicato a Roma e alla sua natura universale, per fare un esempio.

La Lumsa, però, è pienamente parte del sistema accademico italiano.

Certamente. Io stesso sono stato eletto vicepresidente della Conferenza dei rettori (Crui) a nome degli atenei non statali. Per fortuna in Italia esiste un sistema accademico plurale, in cui coesistono atenei statali e non statali, spesso cooperando tra loro. Collaborazione che si può migliorare e intensificare. Come atenei non statali offriamo un servizio importante, spesso accompagnato da una flessibilità d’azione.

La vostra offerta formativa comprende otto corsi di laurea triennale, due di laurea magistrale a ciclo unico e dieci magistrali. Un’offerta che proprio oggi presenterete alle aspiranti matricole. Quali sono, secondo lei, i punti forti, di questo pacchetto formativo?

In primo luogo vorrei sottolineare che l’offerta formativa si impernia principalmente sulle scienze umane e su quelle sociali, consapevoli dell’importanza del valore della persona. In questi anni abbiamo cercato di porre attenzione alle richieste che ci venivano presentate. È nata così la nostra attenzione alle scienze della comunicazione, che ci ha visto tra i primi atenei a proporle, offrendo un percorso di contaminazione tra umanesimo e tecnologia. Penso, anche, al campo delle scienze psicologiche, che soprattutto in questo tempo appare in sviluppo. Del resto la Lumsa nasce per rispondere a una emergenza educativa degli anni trenta del secolo scorso. L’idea generativa che ha guidato Luigia Tincani rispondeva al bisogno educativo guardando alle nuove richieste.

Dunque il patto educativo globale lanciato da papa Francesco vi ha trovati pronti.

Direi proprio di sì. Del resto abbiamo un dottorato in “umanesimo contemporaneo”. Inoltre la sfida lanciata da Patto educativo globale lo vede come un’occasione di lavoro comune tra le diverse università cattoliche sparse nel mondo. Siamo una risorsa che in questo campo va valorizzata,

Anche la Lumsa ha vissuto i giorni terribili della pandemia. Come vi siete organizzati in quel periodo? E quale eredità lascia?

In primo luogo vorrei ricordare il rettore emerito Giuseppe Dalla Torre e la direttrice generale Giannina Di Marco che abbiamo perso proprio a causa del Covid. Certo l’impatto sulle nostre attività c’è stato, anche se da un punto di vista tecnologico eravamo più preparati. Ciò che ha richiesto un adeguamento sono stati i metodi didattici. Questo è un aspetto che dobbiamo conservare come eredità di quel periodo. Ma ai nostri studenti abbiamo cercato di dare sia una risposta didattica, sia umana . Il corso di psicologia si è mobilitato per un ascolto e un sostegno agli studenti in difficoltà. E l’importanza di creare relazioni ci ha portato a dare vita al progetto “Living in Lumsa”, che intende offrire spunti creativi e ricreativi, di riflessione, di formazione, che abbiamo raggruppato in tre aree: formativa e solidale, spirituale, psicologica. Abbiamo visto che tra i giovani c’è richiesta di relazionarsi con gli altri, ma sono anche venuti meno alcuni ambiti – come quello associativo - in cui sviluppare relazioni. Il tutto senza dimenticare il fronte dell’orientamento nelle scelte accademiche, che passa anche attraverso l’attività di presentazione dell’offerta formativa.

Se in modo sintetico dovesse indicare i punti di forza della Lumsa, cosa direbbe?

Assicuriamo una formazione di base solida, sui cui innestare tutti gli aggiornamenti possibili. Lo possiamo fare grazie anche al fatto di essere una realtà non grande. Siamo di dimensioni tali da risultare flessibili, agili e, perché no, sorprendenti in alcune nostre scelte.

Un’immagine di studenti universitari nel cortile d’ingresso della sede romana della Lumsa

Un’immagine di studenti universitari nel cortile d’ingresso della sede romana della Lumsa - Lumsa


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