venerdì 7 ottobre 2016
Monastero di clarisse nel Madagascar «estremo»
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Si chiama Klera Kintana Manasava  che significa «Chiara, stella che dona luce». Sorge in una vasta area verde nella periferia sud di Ambanja, tra la città e i villaggi nel nord ovest dell’isola dalla terra rossa, il Madagascar. Il monastero verrà inaugurato  oggi, da Rosario Vella, vescovo appunto della diocesi di Ambanja, che l’ha fortemente voluto come faro spirituale al servizio principalmente dei sacerdoti e religiosi diocesani e dei missionari. Una casa di preghiera abitata da monache clarisse al centro di un territorio in cui solo il 10% della popolazione è cattolica, mentre la maggior parte segue le religioni tradizionali. «Un segno di contraddizione che ricorda a tutti che è la forza della preghiera a sostenere la Chiesa», spiega suor Chiara Daniela Marletta, abbadessa del monastero “Santa Chiara” di Alcamo, fondato alla fine del ’500, di cui quello malgascio è una gemmazione. «Nel 2008 il vescovo Vella in visita nella nostra comunità c’invitò in missione nella sua terra. In quel momento non ci sembrava possibile una simile impresa fin quando la voce del Signore non si è fatta più chiara. Dopo un periodo di preparazione in Francia per imparare la lingua, nel 2012 quattro delle nostre sorelle sono partite per il Madagascar ospiti della diocesi, in attesa della costruzione del nuovo monastero, realizzato grazie alle donazioni di amici e benefattori». Ambanja è uno dei territori più ricchi di vegetazione del Paese ma anche più povero, isolato durante la stagione delle piogge, battuto da alluvioni e cicloni che spesso distruggono le coltivazioni di riso e mais che servono alla sussistenza della popolazione. 

Le alte temperature del clima caldo- umido rendono dura la vita alle monache. Si cucina con il carbone che si acquista nella foresta, non c’è l’acqua potabile. La vita delle clarisse  è faticosa ma serena. «Vedendoci pregare il Rosario le figlie del nostro guardiano della casa ci hanno chiesto di pregare con noi la Renin’n Mpamonjy, la Madre del Salvatore», racconta madre Miriam, responsabile della Fondazione Klera Kintana, «qualche mese dopo hanno chiesto di essere battezzate. Tanti episodi ci confermano che la presenza del Signore evangelizza. Santa Teresina non ha mai messo piede fuori da un monastero eppure è la patrona delle missioni. Come ha detto Giovanni Paolo II, attraverso la preghiera delle claustrali molti figli sono condotti a Cristo, i malati confortati, i bisognosi assistiti, i cuori umani riconciliati. È la preghiera che muove i passi dei missionari».
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